Corriere del Mezzogiorno (Campania)
De Laurentiis: «Vorrei cancellare la clausola di Sarri Verdi mi ha deluso, con Politano avrei gettato soldi»
Il presidente: mercato da 10, vorrei togliere la clausola a Maurizio Sarri
«Concierge? Dodici caffè, però buoni, mi raccomando, grazie». Centro di Milano, hotel Principe di Savoia, piano ottavo, suite Imperial. Fuori, un cielo grigio grigio, molto milanese. Strette di mano, presentazioni, poi i caffè arrivano, la «pasticceria varia» pure e si parte.
«Il mercato del Napoli? Da dieci, anzi da dieci e lode». Comincia così la lunga chiacchierata col presidente Aurelio De Laurentiis, alla fine tra tutto saranno due ore abbondanti, durante le quali il patron toccherà svariati argomenti, anche non strettamente sportivi, dallo stadio al cinema («che dovrebbero somigliarsi di più, vi immaginate che bellezza il San Paolo con tutte poltroncine da multisala?»), dall’etica alla morale («mai stato moralista, io sono per l’etica, che paga sempre»), da Sarri («lo amo») alla dalla finestra di gennaio. «Che si chiama riparazione perché serve per riparare qualcosa che non va. E siccome noi non abbiamo niente da riparare, stiamo bene così». Eppure il dieci e lode sa tanto di strategia comunicativa. Perché i tifosi non la pensano così («i tifosi sono preziosissimi, ma non devono fare il mercato») e poi, soprattutto, perché è un dato di fatto che il Napoli ha provato a prendere due giocatori e non ci è riuscito. Qualcosa, insomma, è andato storto per forza. «Sono rimasto deluso da Verdi perché mi aveva detto di sì. Eravamo d’accordo, avevamo già preparato i contratti sia con il Bologna sia con il giocatore, ma quando è arrivato il momento di chiudere è arrivata una telefonata del suo agente Branchini, che mi disse che non sapeva cosa fare e che aveva già chiamato Giuntoli, dicendogli che il ragazzo non voleva più venire». Più complicata la ricostruzione dell’affaire Politano. «È stato come quando ti siedi al tavolo di poker e dopo aver passato tante mani ti senti in dovere di puntare qualche cosa. Io, però, alla fine mi ero stancato e, per non dare alibi a nessuno, ho deciso di buttare questi soldi: secondo me erano soldi buttati dalla finestra, perché il giocatore non ha la qualità di Verdi e non può ricoprire i tre ruoli. Ad ogni modo ricevo un messaggio da Carnevali che mi dice che erano d’accordo per un prestito biennale a 8 milioni, con gli altri 20 milioni da pagare nei tre anni successivi. Ma non mi scrive nulla di Ounas e allora io lo devo chiamare: discutiamo per dieci minuti e alle 22.15 creiamo una quarantina di pagine di contratto. Alle 22.51 lo inviamo a Carnevali che mi dice che ha le linee occupate e che non gli arriva nulla, ma poi mi arriva un contratto di Ounas senza timbro e senza firma. Quindi non capisco: dite che è misteriosa questa cosa? Non mi interessa: io sono un fatalista e voglio pensare che evidentemente Politano non doveva venire a Napoli». Nessun riferimento esplicito alla Juve, ma l’allusione c’è ed è chiara. Come nella vicenda Younes: «Arriverà a giugno. L’irruzione del Bayern? Lì c’è stata una triangolazione con… gli amici degli amici». Durante le due ore la Vecchia Signora è un tema che viene evocato spesso, in maniera talvolta allusiva, ma c’è. «La differenza fra noi e loro? Loro hanno tre volte i nostri investimenti, però in testa per ora ci siamo noi. Lo scontro diretto? Non sarà decisivo». Significativo anche il tema Sarri: «Il suo modello di gioco è unico, è considerato tale in tutta Europa. La clausola da otto milioni? Mi dispiacerebbe moltissimo se qualcuno ce lo portasse via, però non posso costringerlo a restare: se c’è una clausola rescissoria ne dovremo prendere atto. La cancellerei volentieri». La chiusura è per l’attualità stretta, il derby di Benevento di domani sera: «Non fidiamoci, stiamo attenti. Chi vuole un altro caffè?». Fuori, Milano osserva.