Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Influenza suina, boom di ricoveri a Napoli Tascini (Cotugno): situazione monitorata
A gennaio il picco. Siamo tornati ai contagi di 10 anni fa, quando comparve il virus
Un boom di ricoveri a Napoli per l’influenza suina. Il picco a gennaio, ma i numeri sono comunque alti e per trovarne di simili occorre andare indietro con la memoria, e precisamente a 10 anni fa, quando il virus AH1N1 fece la sua comparsa per la prima volta. I medici del Cotugno stanno monitorando la situazione, ma spiegano anche «che l’unica profilassi à la vaccinazione».
NAPOLI Il numero di contagi da influenza suina è tonato ai livelli di 10 anni fa, quando le unità di terapia intensiva di tutt’Italia si riempirono di pazienti con gravi complicanze cardiache e respiratorie. In quell’occasione si rischiò una pandemia, perché si trattava di un ceppo mutato che colse impreparate le autorità sanitarie. Oggi la questione è certamente ridimensionata, ma non per questo la si può sottovalutare.
Il fatto è che da gennaio (mese del picco) ad oggi, il numero dei casi diagnosticati ha raggiunto livelli ben al di sopra degli anni passati, e in Campania un problema in più è dato dalla grande promiscuità che spesso si genera in pronto soccorso eccessivamente affollati. Non bisogna dimenticare che, stando alle linee guida del ministero della Salute, la distanza di “sicurezza” è di almeno 50 centimetri. Che diventano anche 2 metri se la persona infetta tossisce o starnutisce. Quanto ai rischi, l’influenza A ha dimostrato di essere più aggressiva di altre per le donne in gravidanza, i neonati sotto i 6 mesi o gravemente prematuri. Ed è certo più rischiosa per i bambini o adulti affetti da patologie croniche. Molti i casi individuati al Cotugno, unico ospedale che in città dispone del test necessario alla diagnosi dell’A H1N1.
«Non siamo di fronte ad un allarme — spiega Carlo Tascini, direttore della prima divisione di Malattie infettive — ma di certo abbiamo registrato un numero importante di contagi. Ecco perché, ancora una volta, è bene ricordare l’importanza dei vaccini antinfluenzale. Fortunatamente, in Campania il virus A H1N1 non ha prodotto per ora decessi, ma è fondamentale monitorare costantemente la situazione». Anche per evitare un aumento dei contagi. Al di là dei rischi concreti, sembra incredibile ma c’è poi un mito da sfatare. A spiegarlo è la professoressa Maria Triassi, direttore del dipartimento di sanità pubblica e presidente della commissione regionale vaccini. «C’è la credenza — dice — che l’influenza suina possa essere contratta mangiando della carne di maiale. In molti lo credono tanto è vero che in diverse Regioni è drammaticamente crollata la vendita di queste carni, per una psicosi del tutto ingiustificata». Altra precisazione che arriva da Triassi è quella che riguarda l’altro ceppo influenzale che si sta diffondendo molto, anche perché non contenuto in alcuni vaccini. «Si tratta – spiega - del ceppo B
Yamagata assente nella stragrande maggioranza dei vaccini trivalenti somministrati e presente, invece, nel quadrivalente che incide per il 40% del totale delle dosi conse- gnate all’Asl e poi distribuite a medici e pediatri. Tuttavia il quadrivalente non può esser somministrato ai bimbi sotto i 3 anni. Monitoriamo con attenzione anche la diffusione del virus A H3N2 che, se dovesse aumentare, potrebbe causare una coda più lunga per l’attuale stagione influenzale. Quest’ultimo virus è molto contagioso e per questo anche molto insidioso».
Vale la pena ricordare che per incentivare il ricorso ai vaccini la Fimmg Napoli quest’anno ha lanciato una campagna di affissioni in tutta la città di Napoli. L’iniziativa ha spinto i medici di famiglia a metterci la faccia, con lo slogan «io mi vaccino, e tu?». Non una banalità, visto che ancora oggi sono molti i partenopei convinti che il vaccino sia inutile o addirittura rischioso.