Corriere del Mezzogiorno (Campania)
La professoressa ferita in classe «Sono preoccupata per Rosario»
Chiede di continuo informazioni sul suo aggressore l’insegnante di Italiano accoltellata in classe giovedì mattina in un istituto tecnico del Casertano. «Come sta Rosario? Che cosa gli staranno facendo?». Il ragazzo è ora ospite di un Centro per minori. La prof Di Blasio resta in ospedale.
SANTA MARIA A VICO «Che dice Rosario? Cosa gli staranno facendo? Sono molto preoccupata per il futuro di questo ragazzo». In una stanza del reparto di Chirurgia dell’ospedale di Maddaloni la professoressa Franca Di Blasio non fa che chiedere notizie sul suo alunno-aggressore. «È la cosa che più ci colpisce. Le sue condizioni sono sostanzialmente buone, la paziente fisicamente sta bene - conferma Felice Iovino, dirigente medico e viceprimario della Chirurgia - ma il suo unico pensiero sembra essere rivolto a quel giovane».
Non sono in molti a varcare la soglia della sua camera nel reparto diretto dal primario Antonio Pontillo, dal momento che la direzione ospedaliera ha deciso di disporre un massiccio cordone «anti-intrusione»: l’ingresso, così come il corridoio, sono presidiati dai vigilantes che solitamente s’incontrano nella guardiola di via Libertà. Ieri mattina, quando a Santa Maria a Vico in entrambi i plessi dell’istituto Majorana-Bachelet si tenevano due affollate assemblee studentesche per riflettere sulla brutale aggressione con un coltello ai danni della loro insegnante ad opera di un compagno di quarta dell’indirizzo Meccanica, dribblando giornalisti e telecamere un’ambulanza ha condotto la professoressa d’Italiano presso l’Azienda ospedaliera di Caserta per un consulto specialistico. A visitare Di Blasio è stato il direttore dell’Uoc Maxillo-facciale e Odontostomatologia, Franco Peluso. Il taglio provocato con un coltello a serramanico dallo studente sulla guancia sinistra dell’insegnante è lungo (circa 14 centimetri) e profondo (da 0,5 a 1,5 centimetri) ma per fortuna non ha intaccato né l’occhio né la zona mascellare.
Ci vorranno dai tre ai quattro mesi perché si rimargini completamente. Ma la ferita che preoccupa anche di più, attualmente, è quella interiore. L’insegnante 58enne, residente a Montesarchio (Benevento) e da quasi 20 anni nel corpo docente dell’istituto sammaritano, non si capacita di come il suo rapporto con Rosario S. sia potuto sfociare in una incomprensione di tali proporzioni. «Non aveva mai dato segni di instabilità. Nell’ultimo periodo si giustificava spesso per le sue impreparazioni - ha confidato a colleghe e forze dell’ordine - ma non potevo immaginare che avesse quella reazione davanti ad una nota».
All’accoltellamento in classe di giovedì mattina, che ha scosso la comunità studentesca del Majorana-Bachelet, ieri sono state dedicate due distinte assemblee. La preside Pina Sgambato si è rivolta prima agli studenti della sede centrale di via Caudio, poi a quelli della succursale di via Frugerio (teatro dell’aggressione). «Stiamo parlando di un ragazzo come voi - ha detto ai giovani che affollavano l’ampia e moderna sala teatro della sede centrale -. Un ragazzo che non aveva nemmeno una media cattiva: tutti 6, un 7 in matematica, un 5 ed un solo 4.
La sua professoressa voleva interrogarlo solo per confermargli la sufficienza, poi è successo quel che sappiamo tutti». Per quell’istituto, raccontavano ieri tra i corridoi, erano passati già due fratelli più grandi del 17enne in stato di fermo: Vincenzo e Giuseppe. Come lui viaggiavano ogni giorno da Acerra, un’altra comunità sotto choc per l’accaduto. «Siamo sconcertati - ha detto ieri il sindaco Raffaele Lettieri -. Ragazzi come questi si rovinano la vita». E chissà quante volte avrà riflettuto sul suo gesto Rosario, rinchiuso dall’altro ieri sera nel centro di recupero per minori dei Colli Aminei.
Il mio pensiero va di continuo a quel ragazzo Cosa gli staranno facendo adesso?