Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Il giudice dei Cesaro lascia

Giuseppe Cioffi chiede e ottiene di astenersi nel processo ai fratelli del deputato

- Beneduce

«Non voglio fare alcun braccio di ferro, la mia vita e la mia carriera sono case di vetro». Così Giuseppe Cioffi, il giudice del processo ai Cesaro ha motivato ieri la sua decisione di rinunciare al dibattimen­to. Cioffi era finito al centro delle polemiche dopo la pubblicazi­one di foto che lo ritraevano nella sede di una convention di FI.

Il giudice Cioffi ha ceduto: ieri mattina ha depositato nella cancelleri­a del presidente del Tribunale di Napoli Nord l’istanza di astensione dal processo in cui sono imputati Aniello e Raffaele Cesaro, fratelli di Luigi. Il presidente, Elisabetta Garzo, ha provveduto in tempi rapidissim­i, comunicand­o già in giornata la sua decisione favorevole, oltre che all’interessat­o, al presidente coordinato­re del settore penale.

Il processo, dunque, sarà celebrato da un altro collegio, determinat­o in modo automatico in base alle tabelle. La prossima udienza, fissata per il 27 marzo, si svolgerà regolarmen­te davanti ai tre nuovi giudici; come prevede il codice, si farà la rinnovazio­ne del dibattimen­to: bisognerà cioè ripetere gli atti già svolti. In questo caso, poiché c’è stata una sola udienza lo scorso 22 dicembre, il nuovo collegio si limiterà a ripetere l’acquisizio­ne delle fonti di prova e a conferire un incarico peritale.

La decisione, auspicata da molti dopo il clamore suscitato dalla fotografia alla convention di Forza Italia, è infine arrivata, anche se fino all’ultimo Giuseppe Cioffi aveva smentito. «Non voglio fare nessun braccio di ferro, la mia vita e la mia carriera — commenta — sono case di vetro. Non ho fatto nulla per cui dovessi astenermi, ma a questo punto il clamore sollevato dalla vicenda mi fa preferire un passo indietro. La campagna mediatica nazionale su questo caso può creare turbamento nei giovani colleghi che sono con me nel collegio. E lo faccio anche per lo scompiglio che si è venuto a creare nella mia famiglia».

Si avvia finalmente ad entrare nel vivo, dunque, un processo importante quanto delicato, che farà luce sull’odiosa speculazio­ne compiuta a Marano col pretesto di realizzare il Pip (Piano di insediamen­to produttivo): contadini costretti a svendere i terreni con le minacce del clan Polverino, carte false per coprire gli imbrogli, impianti scadenti e dunque inutilizza­bili. Ad Aniello e Raffaele Cesaro i pm Mariella Di Mauro della Dda e Giuseppe Visone contestano, tra gli altri reati, il concorso esterno in associazio­ne camorristi­ca. Di recente la Cassazione ha stabilito che devono rimanere in carcere: si attendono le motivazion­i, mentre tra una ventina di giorni si discuterà l’appello della difesa al Riesame. Il fratello Luigi, deputato uscente ora candidato al Senato nel collegio Campania 2, è indagato per minacce aggravate dalle finalità mafiose. Aniello, Raffaele e Luigi Cesaro sono poi indagati assieme al figlio di quest’ultimo, Armando, dal pm Simone De Roxas di Napoli Nord per voto di scambio: in occasione delle regionali del 2015, infatti, avrebbero promesso posti di lavoro, trasferime­nti e altre utilità in cambio di appoggio elettorale per Armando. Nelle sorse settimane sono stati notificati 29 avvisi di chiusura delle indagini preliminar­i, dunque si avvicina la richiesta di rinvio a giudizio. Tra i destinatar­i degli avvisi anche Flora Beneduce, candidata al Senato nel collegio Campania 4: avrebbe pagato per ottenere un pacchetto di 300 voti a Marano dopo i deludenti risultati della tornata precedente. Come si evince da un’intercetta­zione, tramite il nipote avrebbe versato 2.000 euro impegnando­si a sborsarne altri 10.000 a elezione avvenuta.

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La foto L’immagine che ritrae il giudice Cioffi alla convention di Forza Italia a Ischia

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