Corriere del Mezzogiorno (Campania)

UN BUCO NERO NELL’ISOLA FELICE DI POSILLIPO

- di Mirella Armiero

Se ne sentiva la mancanza. È in libreria il romanzo di una giovane scrittrice napoletana che percorre vie diverse da quelle lacere e straccione del «ventre» della città, raccontate da molti autori con troppe cadute nell’oleografia. Diverse anche da quelle stranianti e desolate della periferia.

Il panorama alle spalle (edizioni Scatole parlanti) di Fuani Marino tiene saldamente al centro del suo discorso narrativo una parte di Napoli considerat­a un’isola edenica e quindi poco rappresent­ata in letteratur­a nell’ultimo decennio: siamo nei «quartieri alti», in via Petrarca e dintorni. Il panorama da cartolina lo puoi vedere disteso davanti a te, seducente e sinuoso, ma puoi anche tenertelo dietro le spalle, appunto. È questione di prospettiv­a. Perché perfino nella dorata Posillipo niente è come sembra. Lo scopre a proprie spese la famiglia Schisa, forte di un solido patrimonio, nonché di buone relazioni sociali, e ancorata a tradizioni immutabili. Il romanzo si apre con il faraonico (ma naturalmen­te molto chic) matrimonio di Leonardo e Sara. Quest’ultima, ragazza intraprend­ente della piccola borghesia, con le nozze viene introdotta nella «Napoli bene», dove l’apparenza vince sulla sostanza e i rapporti tra persone sono blindati dietro mura corazzate di indifferen­za e freddezza. Una saga familiare, dunque. Una Dinasty all’ombra del Vesuvio. Ma in realtà il romanzo di Fuani Marino è anche molto altro. Lo dimostra il linguaggio affilato e icastico. Per esempio quando racconta delle signore di Posillipo che si scambiano notizie sulle cameriere: «Quindi la tua è un po’ stupida?» «Mah, non è che è stupida, è solo filippina». Sono assai efficaci questi squarci di vita quotidiana colti con sarcasmo e ironia pungente, che innervano l’intera tessitura della trama in cui si accumulano i colpi di scena. Per la verità anche troppi. Il romanzo contiene in sé almeno quattro o cinque nuclei che potevano sviluppars­i autonomame­nte. Forse la storia di Sara e della sua amica Diletta avrà una seconda parte.

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