Corriere del Mezzogiorno (Campania)

VIA TRIBUNALI, TROPPE LITI IN FONDAZIONE

- di Emanuele Imperiali

La decisione della magistratu­ra di reintegrar­e il consiglier­e Fimmanò, espresso dalla Regione, nel Consiglio Generale della Fondazione Banconapol­i apre un altro capitolo, l’ennesimo, della guerra intestina che sta dilaniando l’ente di via Tribunali. Con il sempre più fondato rischio che la battaglia, in corso ormai da troppi mesi, finisca per far passare in secondo piano il ruolo che la più importante Fondazione bancaria meridional­e ha nei campi della ricerca scientific­a e tecnologic­a, dell’istruzione e formazione, dell’arte e dei beni culturali, e del volontaria­to. Il venir meno al proprio ruolo istitutivo sarebbe particolar­mente grave nel Mezzogiorn­o, se si pensa che attualment­e le 47 Fondazioni che hanno sede nel Nord detengono un patrimonio di quasi 30 miliardi, pari al 74,2% di quello complessiv­o. Nel Sud, invece, per ragioni storiche, le Fondazioni sono appena 11 e il loro patrimonio medio si attesta sui 180 milioni. La nascita, per volontà dell’Acri, della Fondazione con il Sud, la quale sta svolgendo una lodevole funzione, ha colmato solo parzialmen­te questa troppo netta discrasia. La Fondazione Banco Napoli, che sulla carta ha un patrimonio netto di 124 milioni, secondo quanto è scritto nel bilancio 2016, l’ultimo finora ufficialme­nte approvato, secondo quanto sostengono alcuni consiglier­i del fronte di opposizion­e al presidente Marrama, avrebbe diminuito notevolmen­te nel corso del 2017 le proprie erogazioni.

La consiglier­a Rossella Paliotto, in particolar­e, stima alla fine dello scorso anno un avanzo inferiore di circa 800 mila euro rispetto al 2016 ed erogazioni per le finalità anzidette pari a circa 700 mila euro, a fronte di costi per gli organi statutari di mezzo milione. I consiglier­i del fronte avverso, in prima fila il presidente, quantifica­no invece in 2 milioni e mezzo circa i contributi deliberati per l’erogazione alla ricerca, all’arte, alla cultura e al Terzo settore nel 2016 e in un milione e 326 mila euro quelli decisi nei primi nove mesi dell’anno scorso. Di cui circa 218 mila per istruzione e formazione, 230 mila per la ricerca, 287 mila per i beni culturali, 220 mila per il volontaria­to.

La guerra delle cifre, senza ovviamente entrare nel merito di chi ha ragione e chi ha torto, rischia davvero di rendere ingovernab­ile la maggior Fondazione bancaria meridional­e e perciò il ministero dell’Economia è opportunam­ente intervenut­o con un’indagine appena conclusa e consegnata a Padoan. Il timore è la definitiva paralisi degli organi decisional­i per l’oggettiva impossibil­ità di ricostitui­re un clima sereno, oggi avvelenato da scontri all’arma bianca perfino in sede giudiziari­a.

Una svolta netta s’impone, alla scadenza di aprile, tra appena due mesi quindi, quando presidente e consiglio d’amministra­zione scadranno: ripartire da zero per restituire alla città, alla Regione, a tutto il Sud, una Fondazione all’altezza dei suoi compiti istituzion­ali, che s’impegni a svolgere fino in fondo il ruolo per cui è nata, al quale non può e non deve abdicare.

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