Corriere del Mezzogiorno (Campania)
VIA TRIBUNALI, TROPPE LITI IN FONDAZIONE
La decisione della magistratura di reintegrare il consigliere Fimmanò, espresso dalla Regione, nel Consiglio Generale della Fondazione Banconapoli apre un altro capitolo, l’ennesimo, della guerra intestina che sta dilaniando l’ente di via Tribunali. Con il sempre più fondato rischio che la battaglia, in corso ormai da troppi mesi, finisca per far passare in secondo piano il ruolo che la più importante Fondazione bancaria meridionale ha nei campi della ricerca scientifica e tecnologica, dell’istruzione e formazione, dell’arte e dei beni culturali, e del volontariato. Il venir meno al proprio ruolo istitutivo sarebbe particolarmente grave nel Mezzogiorno, se si pensa che attualmente le 47 Fondazioni che hanno sede nel Nord detengono un patrimonio di quasi 30 miliardi, pari al 74,2% di quello complessivo. Nel Sud, invece, per ragioni storiche, le Fondazioni sono appena 11 e il loro patrimonio medio si attesta sui 180 milioni. La nascita, per volontà dell’Acri, della Fondazione con il Sud, la quale sta svolgendo una lodevole funzione, ha colmato solo parzialmente questa troppo netta discrasia. La Fondazione Banco Napoli, che sulla carta ha un patrimonio netto di 124 milioni, secondo quanto è scritto nel bilancio 2016, l’ultimo finora ufficialmente approvato, secondo quanto sostengono alcuni consiglieri del fronte di opposizione al presidente Marrama, avrebbe diminuito notevolmente nel corso del 2017 le proprie erogazioni.
La consigliera Rossella Paliotto, in particolare, stima alla fine dello scorso anno un avanzo inferiore di circa 800 mila euro rispetto al 2016 ed erogazioni per le finalità anzidette pari a circa 700 mila euro, a fronte di costi per gli organi statutari di mezzo milione. I consiglieri del fronte avverso, in prima fila il presidente, quantificano invece in 2 milioni e mezzo circa i contributi deliberati per l’erogazione alla ricerca, all’arte, alla cultura e al Terzo settore nel 2016 e in un milione e 326 mila euro quelli decisi nei primi nove mesi dell’anno scorso. Di cui circa 218 mila per istruzione e formazione, 230 mila per la ricerca, 287 mila per i beni culturali, 220 mila per il volontariato.
La guerra delle cifre, senza ovviamente entrare nel merito di chi ha ragione e chi ha torto, rischia davvero di rendere ingovernabile la maggior Fondazione bancaria meridionale e perciò il ministero dell’Economia è opportunamente intervenuto con un’indagine appena conclusa e consegnata a Padoan. Il timore è la definitiva paralisi degli organi decisionali per l’oggettiva impossibilità di ricostituire un clima sereno, oggi avvelenato da scontri all’arma bianca perfino in sede giudiziaria.
Una svolta netta s’impone, alla scadenza di aprile, tra appena due mesi quindi, quando presidente e consiglio d’amministrazione scadranno: ripartire da zero per restituire alla città, alla Regione, a tutto il Sud, una Fondazione all’altezza dei suoi compiti istituzionali, che s’impegni a svolgere fino in fondo il ruolo per cui è nata, al quale non può e non deve abdicare.