Corriere del Mezzogiorno (Campania)
«Fimmanò venga riammesso» dal magistrato schiaffo a Marrama
Illegittima l’esclusione del professor Francesco Fimmanò dal Consiglio della Fondazione Banconapoli. Lo ha deciso il giudice De Matteis della VII fallimentare. Il giurista dovrà ora essere riammesso nell’ente il cui cda è guidato da Daniele Marrama.
È stata illegittima l’estromissione del professor Francesco Fimmanò dal Consiglio d’indirizzo della Fondazione Banco di Napoli. A suo carico infatti non sussisteva alcun motivo di incompatibilità, di conseguenza «la delibera del 27 aprile 2017 dev’essere sospesa» e Fimmanò va reintegrato nel suo ruolo in attesa del giudizio di merito.
L’ultimo colpo di scena, in quella che assomiglia sempre più a una lunghissima telenovela in atto nella Fondazione di via Tribunali, è contenuto nelle 19 pagine firmate dal giudice De Matteis della VII Fallimentare. Fimmanò, consigliere di nomina Regione Campania indicato dal governatore Vincenzo De Luca, potrà ora tornare a sedersi nella sala assemblee del Consiglio d’indirizzo. Il presidente Daniele Marrama sarà costretto a riammetterlo, ope legis, nelle sue funzioni convocando un consiglio nel quale si prenda atto della decisione del giudice civile. L’arrivo di Fimmanò nel Consiglio d’indirizzo, quando mancano circa due mesi alla scadenza del cda presieduto dal professor Marrama, rischia di avere un effetto deflagrante sui già precari equilibri dell’ente.
Il professor Fimmanò, ordinario di diritto commerciale all’Università del Molise e titolare di un accorsato studio professionale a Napoli, è da oltre un anno impegnato in una battaglia personale nei confronti della gestione di Daniele Marrama e del consiglio di amministrazione in carica. Tra l’altro è stato l’autore di almeno sei esposti al Ministero dell’Economia, esposti alla base dell’ispezione sull’attività della Fondazione, conclusasi poche settimane fa e i cui esiti sono attesi da un momento all’altro.
Inoltre, la presenza di Fimmanò potrebbe arricchire le fila dei sei consiglieri dissidenti che, a loro volta, contestano la gestione Marrama e che hanno apertamente criticato gli investimenti del 2016 in Banca regionale di Sviluppo e Banca del Sud, ritenendoli rischiosi.
Da parte sua Fimmanò non ha inteso commentare la sentenza, ma i suoi collaboratori fanno sapere che «come ha già avuto modo di dire in passato, continuerà in tutte le iniziative previste dall’ordinamento purché la Fondazione un giorno venga risarcita per la vicenda SgaBanco di Napoli e, con una nuova governance, torni ad essere un punto di riferimento per il Mezzogiorno».
Nella stessa sentenza il presidente Marrama incassa a sua volta un punto a favore: il giudice ha infatti rigettato la richiesta di decadenza avanzata nei suoi confronti da Fimmanò, spiegando che «il ricorrente non sembra — allo stato degli atti e salvo successivo approfondimento — legittimato a far valere la decadenza del Marrama». Mentre questo potere è attribuito «all’organo competente (Consiglio d’indirizzo, ndr)» che dovrebbe eventualmente deciderlo con una maggioranza qualificata.
Cosa accadrà fino ad aprile? Difficile fare previsioni. Di certo appare complicatissimo assicurare la governabilità dell’ente per quelle decisioni che devono necessariamente coinvolgere un Consiglio d’indirizzo in cui il board potrebbe ritrovarsi privo di maggioranza.
Tutto ciò senza contare addirittura la possibilità di una «spallata» agli attuali assetti che potrebbe arrivare dall’allargamento del fronte dei dissidenti. Infatti il Consiglio d’indirizzo potrebbe decidere di riunirsi con all’ordine del giorno le dimissioni dell’intero cda, ma questa volta avendo i numeri per farlo.