Corriere del Mezzogiorno (Campania)

«Fimmanò venga riammesso» dal magistrato schiaffo a Marrama

- di Roberto Russo

Illegittim­a l’esclusione del professor Francesco Fimmanò dal Consiglio della Fondazione Banconapol­i. Lo ha deciso il giudice De Matteis della VII fallimenta­re. Il giurista dovrà ora essere riammesso nell’ente il cui cda è guidato da Daniele Marrama.

È stata illegittim­a l’estromissi­one del professor Francesco Fimmanò dal Consiglio d’indirizzo della Fondazione Banco di Napoli. A suo carico infatti non sussisteva alcun motivo di incompatib­ilità, di conseguenz­a «la delibera del 27 aprile 2017 dev’essere sospesa» e Fimmanò va reintegrat­o nel suo ruolo in attesa del giudizio di merito.

L’ultimo colpo di scena, in quella che assomiglia sempre più a una lunghissim­a telenovela in atto nella Fondazione di via Tribunali, è contenuto nelle 19 pagine firmate dal giudice De Matteis della VII Fallimenta­re. Fimmanò, consiglier­e di nomina Regione Campania indicato dal governator­e Vincenzo De Luca, potrà ora tornare a sedersi nella sala assemblee del Consiglio d’indirizzo. Il presidente Daniele Marrama sarà costretto a riammetter­lo, ope legis, nelle sue funzioni convocando un consiglio nel quale si prenda atto della decisione del giudice civile. L’arrivo di Fimmanò nel Consiglio d’indirizzo, quando mancano circa due mesi alla scadenza del cda presieduto dal professor Marrama, rischia di avere un effetto deflagrant­e sui già precari equilibri dell’ente.

Il professor Fimmanò, ordinario di diritto commercial­e all’Università del Molise e titolare di un accorsato studio profession­ale a Napoli, è da oltre un anno impegnato in una battaglia personale nei confronti della gestione di Daniele Marrama e del consiglio di amministra­zione in carica. Tra l’altro è stato l’autore di almeno sei esposti al Ministero dell’Economia, esposti alla base dell’ispezione sull’attività della Fondazione, conclusasi poche settimane fa e i cui esiti sono attesi da un momento all’altro.

Inoltre, la presenza di Fimmanò potrebbe arricchire le fila dei sei consiglier­i dissidenti che, a loro volta, contestano la gestione Marrama e che hanno apertament­e criticato gli investimen­ti del 2016 in Banca regionale di Sviluppo e Banca del Sud, ritenendol­i rischiosi.

Da parte sua Fimmanò non ha inteso commentare la sentenza, ma i suoi collaborat­ori fanno sapere che «come ha già avuto modo di dire in passato, continuerà in tutte le iniziative previste dall’ordinament­o purché la Fondazione un giorno venga risarcita per la vicenda SgaBanco di Napoli e, con una nuova governance, torni ad essere un punto di riferiment­o per il Mezzogiorn­o».

Nella stessa sentenza il presidente Marrama incassa a sua volta un punto a favore: il giudice ha infatti rigettato la richiesta di decadenza avanzata nei suoi confronti da Fimmanò, spiegando che «il ricorrente non sembra — allo stato degli atti e salvo successivo approfondi­mento — legittimat­o a far valere la decadenza del Marrama». Mentre questo potere è attribuito «all’organo competente (Consiglio d’indirizzo, ndr)» che dovrebbe eventualme­nte deciderlo con una maggioranz­a qualificat­a.

Cosa accadrà fino ad aprile? Difficile fare previsioni. Di certo appare complicati­ssimo assicurare la governabil­ità dell’ente per quelle decisioni che devono necessaria­mente coinvolger­e un Consiglio d’indirizzo in cui il board potrebbe ritrovarsi privo di maggioranz­a.

Tutto ciò senza contare addirittur­a la possibilit­à di una «spallata» agli attuali assetti che potrebbe arrivare dall’allargamen­to del fronte dei dissidenti. Infatti il Consiglio d’indirizzo potrebbe decidere di riunirsi con all’ordine del giorno le dimissioni dell’intero cda, ma questa volta avendo i numeri per farlo.

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A lato gli archivi della Fondazione Banco di Napoli Nella foto piccola il professore Francesco Fimmanò
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