Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Rinviato il confronto fra Arturo e l’aggressore Non si trovano 2 sosia

Nessuno ha la statura di ’o nano, in carcere ad Airola

- Fabio Postiglion­e

Nessuno possedeva le sue stesse fattezze fisiche: uno era alto un metro e settanta centimetri, un altro era un bambino di dieci anni. Nessuno che potesse assomiglia­re a Francesco ’o nano, il ragazzo di 15 anni del rione Sanità, tutt’ora in carcere e accusato di essere uno dei componenti del «branco» che ha aggredito il 18 dicembre dello scorso anno in via Foria, il 17enne Arturo, tagliandog­li la gola e sferrandog­li poi altre due coltellate al fianco e al polmone che per poco non lo uccidevano.

Ieri doveva essere il giorno del riconoscim­ento, ma si è innestato un giallo. Al momento non si trova nessun ragazzino che possa avere la stessa marcata fisicità dell’indagato, in cella nel supercarce­re minorile di Airola (quello dove sono rinchiusi boss e killer della cosiddetta “paranza dei bambini”) dalla vigilia di Natale, con l’accusa di tentato omicidio aggravato e rapina in concorso con altri tre che — al momento — sembrano essere «fantasmi». Così ieri mattina al Tribunale per i minorenni dei Colli Aminei, l’avvocato di Francesco, Emireno Valteroni, ha chiesto e ottenuto il rinvio di una settimana affinché si possano trovare due sosia dell’indagato “numero uno”, così da non condiziona­re Arturo, chiamato ad individuar­e uno dei presunti componenti del «branco». Già di prima mattina si era capito che il riconoscim­ento non sarebbe potuto avvenire. Uno dei figuranti reperito era di almeno venti centimetri più alto dell’indagato e aveva una forma delle orecchie molto pronunciat­a. Un tratto somatico sicurament­e molto riconoscib­ile, non «neutro» che automatica­mente lo avrebbe potuto escludere dall’eventuale scelta di Arturo. L’altro, invece, era molto più piccolo: un bambino di 10 anni, troppo differente da Francesco. Così non si è potuto continuare e Arturo, accompagna­to dalla mamma Maria Luisa Iavarone e da tre agenti della Squadra mobile di Napoli, ha lasciato il Tribunale.

L’appuntamen­to è tra sette giorni, sperando che qualcuno possa riuscire a trovare due «sosia» di Francesco, che si professa innocente e tale è da considerar­si fino a prova contraria. Inoltre, i due figu- rati bisognerà dotarli anche dell’abbigliame­nto che indossava ’o nano all’eopca dell’aggression­e: un giubbotto color oro e un paio di jeans stracciati. Il riconoscim­ento è stato chiesto dalla Procura dei minori grazie all’incidente probatorio; non una semplice ricognizio­ne, ma una vera e propria anticipazi­one di prova. In poche parole, se Arturo dovesse riconoscer­e il giovane, quel riconoscim­ento avrà valore probatorio come se fosse stato riconosciu­to in aula nel corso di un processo. Ecco il motivo per il quale all’incidente partecipan­o tutte le parti in causa.

Ma l’ondata di violenza sui minorenni da parte di altri minori sembra, purtroppo, non avere fine. In un fine settimana «blindato» che ha portato al sequestro di quattro coltelli, alla perquisizi­one di oltre 100 ragazzini e a 7 denunce, domenica sera c’è stata un’altra vile aggression­e.

Ad avere la peggio un ragazzo di 15 anni, affrontato da una banda di coetanei in una strada di Marianella. È stato accerchiat­o e gli hanno chiesto da dove venisse. Lui era di Scampia e per la legge di quel «branco» doveva essere picchiato: «Nessuno può venire qui senza il nostro permesso», gli hanno detto. E via con pugni e calci. Sul posto è arrivata la polizia a presidio della zona di Chiaiano, dove tre settimane fa un «branco», poi fermato, ha spappolato la milza a Gaetano, sempre per lo stesso motivo.

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Il luogo dell’aggression e ad Arturo, così come si è presentato agli investigat­ori
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Arturo, il giovane aggredito da una baby gang

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