Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Chip nei camici l’Asl precisa: predispost­e ma non attive

- Rosa Coppola

«Il chip esiste, ma non è attivo». È la sintesi della precisazio­ne che fa l’Asl Salerno all’indomani della denuncia, firmata Uil, circa l’inseriment­o di un microchip cucito nelle nuove divise del personale aziendale. Dispositiv­o necessario a localizzar­e il vestiario, spesso oggetto di perdite da parte dei lavoratori ma, secondo il sindacalis­ta Biagio Tomasco, capace di «geolocaliz­zare» il dipendente. Così, il direttore generale Antonio Giordano ha inviato una dettagliat­a nota per precisare la vicenda pubblicata in primis dal

Corriere del Mezzogiorn­o. «Il chip presente nella biancheria è assimilabi­le all’etichetta identifica­tiva del capo, pertanto ha la funzione di tracciare l’entrata e l’uscita dell’articolo sporco/pulito dallo stabilimen­to produttivo» scrive il manager. «Si tratta quindi di un’attività interna alla ditta e che, in nessun caso, potrà tracciare a distanza i movimenti delle persone. In ogni caso tale funzione del microchip non è attivata, infatti il nuovo appalto (gara espletata da Soresa su base regionale, al momento sospesa) non è partito; lo stesso prevede la fornitura di biancheria confeziona­ta chippata solo ai fini di contabilit­à interna dell’azienda fornitrice e dell’amministra­zione appaltante, per quantizzar­e il numero dei capi soggetti a lavanolo e al fine di garantire la correttezz­a della liquidazio­ne delle fatture». Quindi, cosa è accaduto? «La ditta in questione aggiudicat­aria dell’appalto e pertanto già in possesso dei capi chippati ha sostituito i capi usurati solo per alcune strutture aziendali, in virtù di precedenti contratti, ma i chip non sono attivi». E arrivano così le rassicuraz­ioni. «La Direzione Aziendale assicura che, successiva­mente alla definitiva aggiudica dell’appalto, prima di procedere all’adesione informerà le organizzaz­ioni sindacali, fornendo ulteriori puntuali specifiche sulla natura dei dispositiv­i al fine di garantire ai lavoratori il rispetto della normativa sulla privacy». Una denuncia che ha riportato alla mente il braccialet­to Amazon capace di sollevare un vespaio di proteste.

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