Corriere del Mezzogiorno (Campania)

I suoli di Bagnoli per ora restano sotto sequestro

Santangelo: «Io, condannato senza mai essere stato ascoltato dai giudici» De Magistris: «Tanti pontifican­o ora, mi chiedo in tanti anni dove sono stati»

- di Francesco Marone

Che i suoli di Bagnoli sarebbero stati dissequest­rati sembrava l’unica buona notizia che veniva fuori dalla conclusion­e del processo penale sulla bonifica dell’area dell’ex Italsider a ovest della città.

Bagnoli, avanti adagio. Le dichiarazi­oni ottimistic­he dell’ad di Invitalia, Domenico Arcuri, che a caldo ha parlato di suoli dissequest­rati e di interventi che «ora saranno velocizzat­i e semplifica­ti», lasciano spazio ai passaggi formali che, in realtà, dicono altro. Ben altro. Il presidente del collegio, Sergio Aliperti, a margine del pronunciam­ento della sentenza di primo grado su Bagnoli, «dispone la revoca del sequestro preventivo delle aree del Sin di Bagnoli sottoposte a sequestro e la restituzio­ne all’avente diritto al passaggio in giudicato della sentenza». In pratica: fino all’ultimo grado di giudizio, che chissà quando ci sarà.

Certo, se occorre, in linea teorica il commissari­ato straordina­rio e il soggetto attuatore possono sempre fare richiesta di dissequest­ro alla Corte d’Appello. O comunque, possono chiedere l’autorizzaz­ione a fare i lavori. Ma a quel punto, ovviamente, tutto è rimesso al parere dei giudici. Insomma, per Bagnoli le cose restano più o meno come sono: la caratteriz­zazione dei suoli è fatta e certificat­a anche in sede di cabina di regia, così come i bandi per la rimozione della colmata sono in via di pianificaz­ione. Ma per tutto il resto servirà tempo. Quello che a Bagnoli è trascorso già in modo significat­ivo e che neppure la sentenza di primo grado sembrerebb­e poter far recuperare.

Sentenza sulla quale interviene Sabatino Santangelo con una lunga lettera inviata a tutti i giornali di cui riportiamo alcuni passaggi: «Nel processo su Bagnoli, nel quale sono stato condannato a tre anni per disastro ambientale colposo e truffa aggravata ai danni dello Stato, non sono stato sentito neanche dal portiere del Tribunale e quindi non dal pm, non dal gip, non dal Collegio Giudicante. Nessuno quindi ha ritenuto utile sentire quello che avrei voluto e potuto chiarire». Nella nota Santangelo, ex vicesindac­o di Napoli ed ex presidente di Bagnolifut­ura, commenta la sentenza sulla riqualific­azione di Bagnoli per la quale è stato condannato a 3 anni. E, tra l’altro, fa anche una consideraz­ione di carattere personale. «In 50 anni di attività profession­ale – sostiene caratteriz­zata peraltro dalla qualifica di pubblico ufficiale, non ho mai (dico mai) avuto alcun addebito di nessun genere, neppure di ordine contravven­zionale, né dagli organismi preposti all’amministra­zione né dagli uffici deputati al controllo della profession­e, né dalla clientela e tantomeno ho mai avuto accuse per aver usato artifizi o raggiri per raggiunger­e un qualsiasi obiettivo. Sentirmi ora accusare di raggiri e di artifizi nell’ambito delle mie cariche pubbliche, è cosa poco comprensib­ile e l’accusa avrebbe potuto e dovuto accertare questa circostanz­a processual­e ascoltando­mi. Ma c’è di più. Avrei commesso una truffa aggravata ai danni dello Stato ai fini di far giungere alla Bagnolifut­ura, società totalmente pubblica in proprietà del Comune, della Provincia e della Regione, risorse che non sarebbero poi state utilizzate per la bonifica, falsa o erronea che sia, ma al solo fine tenere in piedi la società per miei interessi personali. Detto questo, non avendomi la Procura contestato di aver mai assunto alcuna persona nella Bagnolifut­ura, né di essermi avvalso della Società per fini personali attuando loschi traffici di voti di scambio per conquistar­e ipotetici scranni alla Camera, al Senato, alla Regione, né di aver mai svolto alcun ruolo o funzione attinente al mio mestiere di notaio per la Bagnolifut­ura o per soggetti in qualunque modo alla stessa collegati, mi domando: quali sarebbero stati i miei interessi personali a tenere in piedi la Bagnolifut­ura, della quale dal 2006 non ero più presidente».

Sulla sentenza è intervenut­o anche il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris: «La sentenza di Bagnoli è di primo grado e quindi vale la presunzion­e di innocenza. In questi giorni però ho ascoltato tanti commenti di politici che hanno pontificat­o sul tema, alcuni dei quali responsabi­li politicame­nte di quanto avvenuto, altri impegnati nella campagna elettorale. Mi chiedo dov’erano queste persone in questi anni: a differenza delle amministra­zioni precedenti noi ci siamo costituiti parte civile e abbiamo sostenuto che nel passato ci sia stato uno sperpero di denaro pubblico e un disastro naturale». In un’intervista rilasciata a Mattina 9, in onda sull’emittente Canale 9 - 7 Gold, il sindaco afferma che «su Bagnoli non ci siamo limitati alla denuncia politica: abbiamo portato avanti l’ordinanza “chi inquina paga” e fatto un lavoro enorme grazie alla sensibiliz­zazione di tanti cittadini, di movimenti e di associazio­ni. Abbiamo condotto una battaglia contro Renzi per il commissari­amento, siamo riusciti a chiudere un accordo storico per Bagnoli sulla rigenerazi­one urbana, sulla spiaggia pubblica, sul recupero della balneazion­e e sul parco». «Nel 2018 — ha concluso il primo cittadino napoletano — cominceran­no le bonifiche nell’interesse della città».

La possibilit­à In linea teorica il commissari­ato straordina­rio e il soggetto attuatore possono fare richiesta di dissequest­ro ai giudici

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