Corriere del Mezzogiorno (Campania)
I suoli di Bagnoli per ora restano sotto sequestro
Santangelo: «Io, condannato senza mai essere stato ascoltato dai giudici» De Magistris: «Tanti pontificano ora, mi chiedo in tanti anni dove sono stati»
Che i suoli di Bagnoli sarebbero stati dissequestrati sembrava l’unica buona notizia che veniva fuori dalla conclusione del processo penale sulla bonifica dell’area dell’ex Italsider a ovest della città.
Bagnoli, avanti adagio. Le dichiarazioni ottimistiche dell’ad di Invitalia, Domenico Arcuri, che a caldo ha parlato di suoli dissequestrati e di interventi che «ora saranno velocizzati e semplificati», lasciano spazio ai passaggi formali che, in realtà, dicono altro. Ben altro. Il presidente del collegio, Sergio Aliperti, a margine del pronunciamento della sentenza di primo grado su Bagnoli, «dispone la revoca del sequestro preventivo delle aree del Sin di Bagnoli sottoposte a sequestro e la restituzione all’avente diritto al passaggio in giudicato della sentenza». In pratica: fino all’ultimo grado di giudizio, che chissà quando ci sarà.
Certo, se occorre, in linea teorica il commissariato straordinario e il soggetto attuatore possono sempre fare richiesta di dissequestro alla Corte d’Appello. O comunque, possono chiedere l’autorizzazione a fare i lavori. Ma a quel punto, ovviamente, tutto è rimesso al parere dei giudici. Insomma, per Bagnoli le cose restano più o meno come sono: la caratterizzazione dei suoli è fatta e certificata anche in sede di cabina di regia, così come i bandi per la rimozione della colmata sono in via di pianificazione. Ma per tutto il resto servirà tempo. Quello che a Bagnoli è trascorso già in modo significativo e che neppure la sentenza di primo grado sembrerebbe poter far recuperare.
Sentenza sulla quale interviene Sabatino Santangelo con una lunga lettera inviata a tutti i giornali di cui riportiamo alcuni passaggi: «Nel processo su Bagnoli, nel quale sono stato condannato a tre anni per disastro ambientale colposo e truffa aggravata ai danni dello Stato, non sono stato sentito neanche dal portiere del Tribunale e quindi non dal pm, non dal gip, non dal Collegio Giudicante. Nessuno quindi ha ritenuto utile sentire quello che avrei voluto e potuto chiarire». Nella nota Santangelo, ex vicesindaco di Napoli ed ex presidente di Bagnolifutura, commenta la sentenza sulla riqualificazione di Bagnoli per la quale è stato condannato a 3 anni. E, tra l’altro, fa anche una considerazione di carattere personale. «In 50 anni di attività professionale – sostiene caratterizzata peraltro dalla qualifica di pubblico ufficiale, non ho mai (dico mai) avuto alcun addebito di nessun genere, neppure di ordine contravvenzionale, né dagli organismi preposti all’amministrazione né dagli uffici deputati al controllo della professione, né dalla clientela e tantomeno ho mai avuto accuse per aver usato artifizi o raggiri per raggiungere un qualsiasi obiettivo. Sentirmi ora accusare di raggiri e di artifizi nell’ambito delle mie cariche pubbliche, è cosa poco comprensibile e l’accusa avrebbe potuto e dovuto accertare questa circostanza processuale ascoltandomi. Ma c’è di più. Avrei commesso una truffa aggravata ai danni dello Stato ai fini di far giungere alla Bagnolifutura, società totalmente pubblica in proprietà del Comune, della Provincia e della Regione, risorse che non sarebbero poi state utilizzate per la bonifica, falsa o erronea che sia, ma al solo fine tenere in piedi la società per miei interessi personali. Detto questo, non avendomi la Procura contestato di aver mai assunto alcuna persona nella Bagnolifutura, né di essermi avvalso della Società per fini personali attuando loschi traffici di voti di scambio per conquistare ipotetici scranni alla Camera, al Senato, alla Regione, né di aver mai svolto alcun ruolo o funzione attinente al mio mestiere di notaio per la Bagnolifutura o per soggetti in qualunque modo alla stessa collegati, mi domando: quali sarebbero stati i miei interessi personali a tenere in piedi la Bagnolifutura, della quale dal 2006 non ero più presidente».
Sulla sentenza è intervenuto anche il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris: «La sentenza di Bagnoli è di primo grado e quindi vale la presunzione di innocenza. In questi giorni però ho ascoltato tanti commenti di politici che hanno pontificato sul tema, alcuni dei quali responsabili politicamente di quanto avvenuto, altri impegnati nella campagna elettorale. Mi chiedo dov’erano queste persone in questi anni: a differenza delle amministrazioni precedenti noi ci siamo costituiti parte civile e abbiamo sostenuto che nel passato ci sia stato uno sperpero di denaro pubblico e un disastro naturale». In un’intervista rilasciata a Mattina 9, in onda sull’emittente Canale 9 - 7 Gold, il sindaco afferma che «su Bagnoli non ci siamo limitati alla denuncia politica: abbiamo portato avanti l’ordinanza “chi inquina paga” e fatto un lavoro enorme grazie alla sensibilizzazione di tanti cittadini, di movimenti e di associazioni. Abbiamo condotto una battaglia contro Renzi per il commissariamento, siamo riusciti a chiudere un accordo storico per Bagnoli sulla rigenerazione urbana, sulla spiaggia pubblica, sul recupero della balneazione e sul parco». «Nel 2018 — ha concluso il primo cittadino napoletano — cominceranno le bonifiche nell’interesse della città».
La possibilità In linea teorica il commissariato straordinario e il soggetto attuatore possono fare richiesta di dissequestro ai giudici