Corriere del Mezzogiorno (Campania)
I bimbi 2.0 sono ancora più vulnerabili che in passato
Pensiamo che i nostri figli siano meno fragili ed inermi di quanto non lo fossimo noi alla stessa età. O forse, inconsciamente, lo diciamo per deresponsabilizzarci: «Guarda come smanetta col pc, impara tutto in un attimo, io invece...» scherzano i papà. Niente di più sbagliato: i «bimbi 2.0» di oggi sono ancora più vulnerabili di quelli di una volta. Soprattutto in grandi città come Napoli, dove nella ricerca della propria identità possono interferire modelli molto spregiudicati. I giovani sono spaesati: il fatto che vadano in fretta, non significa in nessun modo che sappiano anche dove stanno andando. È stato un piccolo shock per me il rendermi conto che mio figlio, a soli undici anni, stava provando dei sentimenti che mai dovrebbero appartenere a un bambino: inquietudine, tensione, ansia. E non scaturite da cose come la sana paura del buio che si provava un tempo, bensì per la sensazione di essere spiato. La colpa è di un social, dove alcuni account adunano e schedano i ragazzi, dando vita a un tetro gioco di minuscole,
Il pericolo L’account dà vita a un tetro gioco di minuscole, sadiche, allusive persecuzioni
sadiche, allusive persecuzioni. Il mantra di questi stalker virtuali è: io-ticonosco. Conosco il tuo nome, so a che scuola vai, che ragazza/o ti piace... Se per un adulto è irritante il fatto che un motore di ricerca memorizzi i suoi gusti e le sue abitudini, e sappia tutto di lui, cercando di prevenire e magari gestire il suo comportamento, per il bambino una cosa simile è fonte d’angoscia. Quello nel proprio Io, alla scoperta di sé, è il vero, grande viaggio della vita: rubarlo a qualcuno è grave. E la colpa, ancora una volta, è della tecnologia precoce. La tv aveva il difetto di rendere passivo lo spettatore: ora quel difetto appare un pregio. L’interattività del web è più insidiosa. Chi c’è dietro i messaggi anonimi che ioticonosco invia ai propri adepti? Un altro ragazzino? Un pedofilo? Chi? Se la scuola deve garantire la cultura, la famiglia deve garantire fiducia in se stessi ed equilibrio. Senza essere passatisti, accettiamo che l’equazione nuovo=bello è un’idiozia. E non cerchiamo scuse: va bene il cellulare, ma prima di tutto i bambini hanno bisogno di genitori che sappiano essere presenti, e guidarli con amore ma anche con fermezza.