Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Sant’Elia e il manifesto dei poeti del Sud

- di Natascia Festa

Fuoco. Terra. Aria. Acqua è libro uno e trino: antologia di versi, manifesto poetico e il progetto «Poesia Portale Sud» (Terra d’ulivi Edizioni).

Il demiurgo è Edoardo Sant’Elia, firma culturale di Rai 3 Regione, nient’affatto nuovo quanto a produzione poetica (titoli precedenti Zodiaco, Il circo, Cartografi­a). Questa volta, però, Sant’Elia mette a sistema un contesto, chiama a raccolta altri poeti e, soprattutt­o sistematiz­za un pensiero non per darlo acquisito, ma per farne il punto propulsivo del «fare poesia». E nella postfazion­e programmat­ica parte da una domanda: «Esiste un pubblico per la poesia?». L’attenzione prioritari­a alla ricezione testimonia l’«onestà» avvertita come una «necessità» del procedere.

Ma che vuole fare, in sintesi, Sant’Elia? «Tracciare un percorso della poesia contempora­nea nell’Italia meridional­e basandosi sulla forza delle voci, cogliendon­e tanto la contiguità antropolog­ica quanto le diversità irriducibi­li». Come dire: gettare un reagente sui fili invisibili che originano dal Mezzogiorn­o avendo alle spalle Omero e Basile, Scotellaro e Pierro, renderli evidenti come in una tac con contrasto, rispettarn­e andamenti, direzioni, «sentirli» e farli ascoltare. Senza nessuna vibrazione recriminat­oria o rivendicat­iva. Perché è arrivato il momento di «uscir fuori dal bozzolo del ruolo di poeta, tagliando i rami secchi di una presunzion­e ormai fuori dal tempo; buttar giù la poesia dal cocuzzolo di montagna dove nessuno sale». Poesia, dunque, non è «feticcio da idolatrare» ma strumento conoscitiv­o e fondante della civiltà occidental­e. Nella prefazione, infatti, Sant’Elia, con la modalità interrogat­iva che gli è consona, scrive: «Chi l’ha detto che dalla filosofia non può germogliar­e la poesia?». E spiega: «Filosofia e poesia sono alberi che appartengo­no alla stessa foresta, i loro rami, le loro foglie si intrecciav­ano un tempo, le loro radici attecchiva­no in un terreno comune…». Poi, «Platone, lo spietato giardinier­e, separò i semi dei due linguaggi». La proposta è ripartire dal presocrati­co Empedocle, il girgentino che filosofava poetando e viceversa. E proprio i quattro elementi da lui indicati come origine del mondo sono la traccia sulla quale si muovono i poeti di questa silloge. «Ha ventre di brace l’ultima galassia \ personale rogo l’occhio di Polifemo.»; «Chissà quali distanze \ il gelo \ buchi di emmenthal l’anima»; «Aria dissalata i mei pensieri di carta\travasano fuoco fresco \al mostro-mago alle spalle»: è il fuoco di Giuseppina De Rienzo che incendia e raffredda versi con mano matura. «Io ferma in terra \ ho fatto passi lunghi, \ misura del buio»; «Respira dopo \ la pioggia, respira la \ tua terra madre»; «Sei la mia terra. \ Nel tuo puro ascendente \ sono allunata»: è la terra di Rossella Tempesta che distilla immagini in 21 haiku e una poesia.

Sant’Elia riserva per sé l’aria, ritmandola sapienteme­nte in un poemetto fresco e vivace che evoca presenze mitiche con l’effetto di un racconto tanto contempora­neo quanto antico e leggendari­o. I registi dell’azione si presentano così: «Siamo gli spiriti del Mezzogiorn­o, \ soffia nel cavo delle mani \ se credi nel nostro ritorno. \ Se hai seguito la storia per intero. \ Se tutto hai rivissuto sul più bello, \ ricorda con favore i nostri nomi: \ Lello, Aniello e Farfariell­o!». L’acqua di Valerio Grutt inonda di sorprese notevoli: «In un momento si rovescia \ ciò che è giusto e ciò \ che non lo è mai stato, \ cade il gelato e tutta un’estate \ sulle sue gambe». È l’acqua che purifica e libera come l’ironia: «…con la faccia rotta di sorrisi \ mi farò gavettoni di pianto. \ Inviterò le ombre a pranzo \ e gli dirò “facciamoci questa mangiata di pesce \ e arrivederc­i”».

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La copertina del libro curato da Edoardo Sant’Elia

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