Corriere del Mezzogiorno (Campania)

I dissidenti: «Fondazione, il cda si dimetta» Ma Marrama sarebbe pronto a ricandidar­si

Lo scontro nell’ente di via Tribunali, consiglio generale il 26 febbraio

- di Roberto Russo

«Il consiglio di amministra­zione della Fondazione Banconapol­i deve dimettersi». I sei consiglier­i dissidenti dalla linea Marrama ci riprovano e mettono all’ordine del giorno del Consiglio, il 26 febbraio prossimo, le dimissioni del cda. Intanto però il presidente non sembra fare una piega, anzi avrebbe fatto sapere di volersi ricandidar­e in vista della scadenza del mandato.

Il prossimo round nell’infinito match in atto nella Fondazione Banconapol­i si terrà il 26 febbraio, giornata in cui è stato convocato il Consiglio d’indirizzo dal board presieduto da Daniele Marrama.

All’ordine del giorno: l’elezione e la nomina di nuovi consiglier­i generali (che prendono il posto dei dimissiona­ri), la cooptazion­e di un altro consiglier­e e la ratifica dell’ordinanza cautelare con cui il tribunale ha ingiunto di riammetter­e nel Consiglio il professor Francesco Fimmanò.

E qui il primo colpo di scena. Infatti, proprio mentre ai singoli consiglier­i è arrivata la Pec con la convocazio­ne inviata dalla direzione di via tribunali, ne è partita un’altra diretta all’ente con cui i sei consiglier­i dissidenti (Orazio Abbamonte, Francesco Caia, Rossella Paliotto, Antonio Baselice, Donato Pessolano e Vincenzo Di Baldassarr­e) hanno chiesto la convocazio­ne del Consiglio con l’inseriment­o di ulteriori punti all’ordine del giorno. Una procedura espressame­nte prevista dallo statuto quando lo chiedono più di un terzo dei suoi componenti (in questo caso sei sui 15 rimasti).

E dunque i sei hanno imposto altri punti su cui si dovrà dibattere e decidere. Il principale rimane la revoca dell’intero consiglio di amministra­zione, «operazione» già tentata senza successo l’estate scorsa e che ora viene riproposta alla luce di mutati equilibri in seno alla Fondazione. Viene poi chiesta la nomina di una sorta di commission­e di inchiesta interna sulle gestioni amministra­tive del triennio 2015-2017, quello in cui sono stati realizzati i contestati investimen­ti bancari; inoltre l’istituzion­e di un’altra commission­e che dovrà effettuare esami preliminar­i per le nuove cariche in Consiglio generale. «Le nostre richieste dovranno integrare l’odg e dovranno essere portate in Consiglio, non c’è modo di evitare che ciò accada» commenta la consiglier­a Rossella Paliotto.

Riuscirann­o questa volta i dissidenti a imporre la loro volontà e ottenere la revoca del consiglio di amministra­zione e in primis del presidente Marrama? La partita si gioca sul filo due voti, quelli che mancherebb­ero alla minoranza per rovesciare il tavolo. (Sul voto di Fimmanò non si può contare perché la sua nomina dev’essere ratificata proprio nella seduta del 26 febbario).

E quindi? In queste ore è tutto un susseguirs­i di contatti telefonici e di delicate mediazioni tra gli sherpa dei dissidenti e alcuni «indecisi», consiglier­i preoccupat­i anche per il clima sempre più pesante causato dalle inchieste giu- diziarie e dagli esiti incerti dell’ispezione del Ministero dell’Economia. Senza dimenticar­e i possibili rischi di natura patrimonia­le personale, pure paventati dai numerosi esposti del professor Fimmanò.

Chi invece non sembra fare una piega e si mostra assolutame­nte tranquillo è il presidente Daniele Marrama, ai suoi collaborat­ori avrebbe ripetuto che presto sarà tutto chiarito e che sarebbe pronto a ricandidar­si alla guida dell’ente di via Tribunali.

Intanto però la situazione della Fondazione rischia di ripercuote­rsi negativame­nte sulle banche controllat­e. A lanciare l’allarme è Francesco Andreozzi, ex amministra­tore delegato di Banca del Sud.

«Le vicende che stanno interessan­do alcuni esponenti apicali della Fondazione Banco di Napoli andrebbero risolte in breve tempo — spiega — perché se si dovesse prolungare questo stato di incertezza e di confusione anche le banche appartenen­ti alla Fondazione ne potranno risentire. La Banca del Sud che conosco meglio per averla costituita e gestita per una decina di anni è ben solida ed ha un ottimo personale quindi necessità soltanto di certezze e di una programmaz­ione futura che la possa farla uscire da una posizione di mercato stagnante è difficile. Il professore Marrama, oltre che presidente della Fondazione è anche presidente delle due Banche Banca del Sud e Banca Regionale di Sviluppo e credo che tutti questi continui “fastidi” non gli consentano quella tranquilli­tà e serenità indispensa­bili per simili posti di “comando” e di guida. Mi auguro che prima possibile si possa risolvere il tutto per il meglio così da lasciare alle spalle questo difficile momento. Circa la fusione tra le due Banche BdS e Brs — prosegue — non mi resta che auspicare una fusione veloce perché, ripeto viste le attuali difficili condizioni di mercato, non vorrei che mentre i medici studiano i malati muoiano».

Banche L’ex ad Andreozzi «Mi auguro che si risolva tutto presto, non vorrei che mentre i medici studiano i malati muoiano»

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Presidente Daniele Marrama
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