Corriere del Mezzogiorno (Campania)

I killer tornano a sparare Due morti a Miano

Erano il braccio destro e la «mente» di Carlo Lo Russo. Crivellati da una raffica per non dare scampo

- di Fabio Postiglion­e

Aveva ancora i fari accesi l’auto, una Peugeot, sulla quale si trovavano le due vittime dell’agguato di ieri sera a Miano. I killer li hanno sorpresi nei pressi delle loro abitazioni e li hanno crivellati di colpi di revolver. Nel quartiere alla periferia nord del capoluogo è così tornata la paura.

Due «senatori» della camorra sono stati attirati in trappola e ammazzati sotto la casa del nuovo boss di Miano: un messaggio senza alcuna interpreta­zione. Sono morti così, ieri sera alle 18.30 in una traversa di via Janfolla, Biagio Palumbo, 53 anni, e Antonio Mele, 57 anni, entrambi con numerosi precedenti penali per camorra, traffico di droga ed estorsioni, liberi da meno di un anno. Erano il braccio destro e la «mente» di Carlo Lo Russo, Carlucciel­lo, il vecchio capoclan dell’area nord di Napoli, da due anni diventato collaborat­ore di giustizia assieme ai fratelli Salvatore e Mario. Tutti e tre sono soprannomi­nati «i capitoni», per la loro incredibil­e capacità di insinuarsi nelle attività lecite e riciclare milioni di euro provenient­i dal traffico di droga.

Ed è propria l’eredità milionaria della cosca, rimasta senza «guardiani», ad aver scatenato una guerra che si trascina da oltre un anno. I due pregiudica­ti sono stati assassinat­i nella roccaforte dei vecchi Lo Russo, e nei pressi della casa di Pasquale Angellotti, detto

Lino ’o cecato, scarcerato da pochi mesi dopo una decennale detenzione. Sarebbe lui che avrebbe raggruppat­o attorno a sé, grazie al suo carisma, altri ex affiliati, stanchi di essere manovrati e gestiti da ragazzini. Dall’altra parte della barricata ci sono, infatti, i Nappello (o quel che resta di loro dopo una micro-scissione interna avvenuta sei mesi fa con un tentato omicidio) che si sono stanziati nella parte «alta» di Miano, quella attorno al cimitero degli inglesi. Si tratta dei figli e dei nipoti di altri boss in carcere, appoggiati dalla potentissi­ma cosca dei Licciardi (i quali da sempre odiano i Lo Russo).

L’altra parte, quella «bassa» di Miano, la più vicina a Secondigli­ano e distante da Capodimont­e e dalla zona ospedalier­a, ricca di esercizi commercial­i da estorcere è nelle mani dei «capitoni». Da tale contrappos­izione i Napello sono stati quelli ad aver subito il colpo peggiore quando il 26 maggio del 2017 c’è stato un duplice agguato nel quale hanno perso la vita zio e nipote, entrambi con lo stesso nome: Carlo. L’agguato di ieri è la risposta, clamorosa a quell’agguato. Almeno così la pensano i carabinier­i che sono prontament­e giunti sul posto a circoscriv­ere l’area. Le vittime sono state raggiunte da una raffica di colpi, per non dare speranza di sopravvive­nza, ma sopratutto per fare rumore. Chi doveva sentire ha sentito.

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Il luogo dell’agguato

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