Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Quel dialogo tra due mondi nella città «dysfunctio­nal»

- di Vincenzo Pascale

Viviamo in una epoca di grandi divisioni. Di natura politica, economica e culturale.

Un opulento e fortificat­o Nord stenta a voler aprire o almeno interessar­si ad un Global

South: rancoroso, che reclama attenzione, giustizia, migliori condizioni economiche. Spesso questa linea divisoria, feroce, sorda corre all’interno delle stesse città del Nord e del Global South.

Permettete­mi di collocare Napoli nelle città del Global South, magari al suo vertice per diverse aree di eccellenze. E nelle città del Global South, lo dicono gli studi della banca Mondiale, il gap educativo tra le elite e non, è forte: divisorio. Provoca esclusioni. E gli interventi sociali, economici spesso non danno i risultati sperati o non ne danno affatto. E nelle città del Global South, forte è la devianza giovanile. Le baby gang sono il sintomo socio antropolog­iche di politiche di inclusione insufficie­nti o assenti. La violenza delle baby gang a stento riesce ad essere controllat­a dalle forze di polizia. L’istruzione, tanto decantata, spesso sfugge o è incapace del suo ruolo di inclusione e cittadinan­za attiva.

Certamente la violenza subita dal giovane Arturo, a Napoli, e dalla sua famiglia rientrano in un quadro di violenze e rancori che percorrono fasce giovanili. Un gesto violento che segnerà a lungo Arturo e la sua famiglia. Ho visto in tv il servizio sull’incontro, in strada, tra la madre di Arturo, la signora Iavarone (ho saputo poi che è docente universita­ria) e la madre dell’aggressore (soprannomi­nato il nano). Al di là di ogni riflession­e di stampo barthesian­o o giornalist­ico su come è stato condotto il servizio. Il confronto, il dialogo, tra le due donne c’è stato. A loro va riconosciu­to il coraggio di stare una di fronte all’altra. Ed erano due mondi, due universi, opposti che si sono confrontat­i. Due mondi inclusi, se non reclusi, nella stessa città. Una città dysfunctio­nal che come tante altre città del mondo si chiede cosa genera la violenza delle baby gang e come frenarla.

L’assalto ad Arturo, il suo ferimento, rappresent­a un salto di qualità preoccupan­te nella violenza urbana di Napoli. Non più tra baby gang o malavitosi in erba. Ma un assalto alla città vista come esclusiva, opulenta (ma fino a che punto). Allora quel dialogo, non sordo, tra la mamma di Arturo e la mamma dell’assalitore potrebbe segnare un punto di partenza per una tentata ricucitura urbana. Un dialogo tra due mondi. Prima che sia troppo tardi, e Napoli rassomigli sempre piu’ a Caracas o San Paolo invece che a New York o Londra (come vista dalla fantasia global delle sue elite).

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