Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Quel dialogo tra due mondi nella città «dysfunctional»
Viviamo in una epoca di grandi divisioni. Di natura politica, economica e culturale.
Un opulento e fortificato Nord stenta a voler aprire o almeno interessarsi ad un Global
South: rancoroso, che reclama attenzione, giustizia, migliori condizioni economiche. Spesso questa linea divisoria, feroce, sorda corre all’interno delle stesse città del Nord e del Global South.
Permettetemi di collocare Napoli nelle città del Global South, magari al suo vertice per diverse aree di eccellenze. E nelle città del Global South, lo dicono gli studi della banca Mondiale, il gap educativo tra le elite e non, è forte: divisorio. Provoca esclusioni. E gli interventi sociali, economici spesso non danno i risultati sperati o non ne danno affatto. E nelle città del Global South, forte è la devianza giovanile. Le baby gang sono il sintomo socio antropologiche di politiche di inclusione insufficienti o assenti. La violenza delle baby gang a stento riesce ad essere controllata dalle forze di polizia. L’istruzione, tanto decantata, spesso sfugge o è incapace del suo ruolo di inclusione e cittadinanza attiva.
Certamente la violenza subita dal giovane Arturo, a Napoli, e dalla sua famiglia rientrano in un quadro di violenze e rancori che percorrono fasce giovanili. Un gesto violento che segnerà a lungo Arturo e la sua famiglia. Ho visto in tv il servizio sull’incontro, in strada, tra la madre di Arturo, la signora Iavarone (ho saputo poi che è docente universitaria) e la madre dell’aggressore (soprannominato il nano). Al di là di ogni riflessione di stampo barthesiano o giornalistico su come è stato condotto il servizio. Il confronto, il dialogo, tra le due donne c’è stato. A loro va riconosciuto il coraggio di stare una di fronte all’altra. Ed erano due mondi, due universi, opposti che si sono confrontati. Due mondi inclusi, se non reclusi, nella stessa città. Una città dysfunctional che come tante altre città del mondo si chiede cosa genera la violenza delle baby gang e come frenarla.
L’assalto ad Arturo, il suo ferimento, rappresenta un salto di qualità preoccupante nella violenza urbana di Napoli. Non più tra baby gang o malavitosi in erba. Ma un assalto alla città vista come esclusiva, opulenta (ma fino a che punto). Allora quel dialogo, non sordo, tra la mamma di Arturo e la mamma dell’assalitore potrebbe segnare un punto di partenza per una tentata ricucitura urbana. Un dialogo tra due mondi. Prima che sia troppo tardi, e Napoli rassomigli sempre piu’ a Caracas o San Paolo invece che a New York o Londra (come vista dalla fantasia global delle sue elite).