Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Scagionato dopo morto dal duplice omicidio
Provate a vivere con il mondo contro
Nello splendido Tra loro, memoir sui suoi genitori dello scrittore statunitense Richard Ford, premiato da «La lettura» come miglior libro dell’anno appena trascorso, a un certo punto l’autore di Sportswriter e Independence Day ci parla in modo esplicito della funzione e del significato della letteratura nelle nostre vite.
L’insostenibilità dell’imputazione Ci sarebbe da impazzire. Perché accuse simili sono macchie impossibili da lavare, che condurrebbero il più colpevole degli uomini al disastro morale, fisico e psicologico. Figurarsi un innocente
Se suo padre non fosse morto precocemente per infarto — ci dice in sostanza Ford — lui non sarebbe mai diventato uno scrittore, il che dal suo punto di vista sarebbe stato grave per una sola ragione: nessuno avrebbe ricordato le qualità e le virtù di quell’uomo, Parker Ford, che da semplice commesso viaggiatore del Sud durante gli anni della Grande Depressione sarebbe stato dimenticato dal fluire impietoso della Storia che tutto macina e calpesta. Soprattutto i destini eccezionali degli uomini comuni.
La letteratura come forma di risarcimento, dunque. Come credito che ogni vita merita di riscuotere alla fine del suo giorno. Così oggi, sul giornale che vi ritrovate tra le mani, campeggia una di quelle notizie che di solito non fanno troppo rumore, meritevoli (se gli va bene) di qualche trafiletto e di qualche residua polemica sul cattivo funzionamento della Giustizia, e che destano appena qualche curiosità nei lettori più compassionevoli. Si tratta della più classica e atroce tra le beffe. Un uomo, accusato per il duplice omicidio di sua moglie e sua figlia, viene scagionato alla fine del percorso giudiziario, poco meno di due mesi dopo esser passato a miglior vita.
Ovviamente nessun concreto risarcimento sarà mai possibile per una persona che non è più tra noi. E che probabilmente, fino alla fine dei suoi giorni, avrà vissuto avvelenandosi il sangue nel dramma ad essere considerato da tutti un omicida, e non uno qualunque: un uxoricida, un assassino del sangue del proprio sangue. Provate a immaginare cosa deve aver provato in tutti questi anni nell’attesa di una sentenza. Provate a svegliarvi la mattina, prendere un caffè, allacciarvi le scarpe, sfogliare un libro sapendo che il mondo è contro di voi. Provate a farlo con la consapevolezza di essere innocente. Provate a convivere col dolore di una perdita così grande, come quella rappresentata da una moglie e da una figlia, e non poter elaborare il lutto perché siete costretti a difendervi gridando controvento: «Non sono stato io».
Ci sarebbe da impazzire. Perché accuse simili sono macchie impossibili da lavare, che condurrebbero il più colpevole degli uomini al disastro morale, fisico e psicologico. Figurarsi un innocente. C’è però la letteratura, direbbe il maestro Richard Ford, a venirci in soccorso per raccontare quelle zone dove la luce dell’umano diventa più fioca e le ombre in chiaroscuro prendono il sopravvento sul resto. C’è la letteratura per sovvertire la beffa in eternità, per ribaltarla, per disintegrarla. Laddove finisce il reale, per non impazzire davanti alla sua insensatezza, l’essere umano ha inventato le storie.
Una sorta di teologia materiale che rende possibile, finché si è in tempo, quel risarcimento che a coloro i quali il tempo non ce l’hanno avuto è stato negato. Cos’altro è quel capolavoro della poesia moderna, apparso a puntate più di un secolo fa su un quotidiano del Missouri, che risponde al nome di Antologia di Spoon
River? Dare la voce ai morti, ricordare il loro patibolo quotidiano, è forse l’unico modo per restituire dignità e verità a quelle esistenze passate in sordina e prive di testimonianza. La verità è che il violinista Jones, quel matto di Frank Drummer, il giudice Selah Lively e tutti gli altri personaggi venuti fuori dalla penna di Edgar Lee Master siamo noi tra i marosi di un mondo caotico e senza scampo. Siamo noi col nostro inatteso sentimento di giustizia. Lo stesso che il protagonista di questa triste vicenda giudiziaria ha inseguito per anni senza riceverlo. E arrivato un attimo dopo aver esalato il suo ultimo respiro.