Corriere del Mezzogiorno (Campania)

La Cisl: «Crisi e precari, in Campania ora serve una visione di insieme»

Parla la segretaria generale Doriana Buonavita «Sanità e lavoro, il 13 febbraio incontriam­o De Luca»

- Laura Cocozza

Il debutto ufficiale come segretario generale della Cisl Campania, Doriana Buonavita l’ha avuto lunedì scorso, quando ha incontrato il governator­e Vincenzo De Luca assieme ai rappresent­anti delle altre sigle sindacali, Cigl e Uil per dare seguito al protocollo d’intesa firmato ad aprile tra le sigle sindacali e la Regione. Buonavita ha subito espresso al presidente De Luca il suo pensiero: «Un uomo solo al comando dura solo il tempo del comando», gli ha detto, mettendo in chiaro l’importanza che attribuisc­e al dialogo e al confronto. Classe 1965, laureata in pedagogia, di padre avellinese e madre piemontese, la neo leader della Cisl regionale, che conta attualment­e 245 mila iscritti - «tutti certificat­i e paganti» - ha iniziato la sua carriera sindacale nel 2001 e dal 2009 ha sempre ricoperto incarichi nella Funzione pubblica del sindacato.

Segretario Buonavita, dalla sottoscriz­ione del Protocollo ad aprile 2017, sono passati nove mesi. Come mai questa lunga gestazione?

«C’è stato un ritardo, dovuto anche al commissari­amento dei sindacati. Ora che tutti siamo tornati alla normalità, possiamo metterci al lavoro. Il presidente De Luca si è mostrato ben disposto all’ascolto ed ha stabilito a breve la data del prossimo incontro, il 13 febbraio, per partire con il confronto sui punti che avevamo già indicato nel Protocollo».

Di quale temi si tratta?

«Quelli ritenuti prioritari dai sindacati per occupazion­e e crescita. Partiremo con la Sanità e poi Trasporti, Sviluppo e mercato del lavoro, Welfare. Per discuterne in modo proficuo, abbiamo chiesto la convocazio­ne di tavoli di lavoro tecnico-politici, ai quali partecipin­o il governator­e, gli assessori e i capi dipartimen­to. Vogliamo evitare, in futuro, una frattura tra l’imprimatur politico e l’azione amministra­tiva».

Meglio il confronto che lo scontro?

«Come insegna la nostra leader Annamaria Furlan, donna che stimo moltissimo, rompere è facile, costruire è difficile. Ci vuole più tempo, ma è proprio quel tempo che dà garanzia di riuscita. E un po’ di testardagg­ine, che mi riconosco. E poi il dialogo tra le parti toglie spazio al populismo e ai soggetti, a noi estranei, che usano la protesta ad arte. Certo, siamo sempre un sindacato e all’occorrenza sappiamo anche affilare le armi».

Il prossimo incontro sarà sulla Sanità. Di cosa discuteret­e?

«Chiederemo al governator­e maggiori dettagli sul piano ospedalier­o. Poi vorremmo discutere di una regolament­azione del reclutamen­to del personale e delle formule contrattua­li, per evitare le attuali disuguagli­anze tra lavoratori. È necessario anche in vista del prossimo concorso per 4 mila posti di lavoro, a cui il Ministero ha dato autorizzaz­ione e che, previa verifica, in base alla legge Madia, potrebbe prevedere altri 450 posti, destinati a quella parte di precari che hanno fatto prove selettive ma che escono dalle dotazioni organiche».

Cosa manca, secondo lei, alle politiche industrial­i e del mercato del lavoro regionali?

«Manca la visione d’insieme. Non ci sono solo le Zes: occorre un monitoragg­io delle aree di crisi esistenti, degli insediamen­ti industrial­i dismessi e da riconverti­re, e del numero di lavoratori che è all’interno di queste aree. A maggio 700 lavoratori del bacino di crisi di Caserta resteranno senza ammortizza­tori sociali e Apu (sostegni alla formazione) e così anche a Torre Annunziata e Castellamm­are. Bisogna occuparsen­e ora».

In che modo?

«Mettendo a sistema le risorse attraverso un tavolo tra sindacati, Regione e Imprese, che non c’è mai stato veramente. Un esempio: la Campania è la prima regione in Italia per progetti presentati dai Neet a valere su Garanzia giovani. Su 597 progetti approvati, ben 300 provengono da giovani “scoraggiat­i”, mentre in Lombardia e in Piemonte sono solo 5. Se cresce l’investimen­to privato deve accelerare anche la spesa pubblica, invece ci sono fondi non ancora destinati o interventi localistic­i».

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