Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Laboratori d’analisi in mani straniere È allarme per 1.500 posti di lavoro
La consigliera regionale Ciaramella denuncia: responsabilità del vecchio commissario
«Multinazionali estere
NAPOLI rappresentate da fondi finanziari stanno facendo “shopping” in Campania acquisendo laboratori di analisi costretti alla chiusura per colpa di una scellerata applicazione della legge nazionale ad opera della precedente giunta regionale».
A far scoppiare il caso è la consigliera regionale Antonella Ciaramella, che ha collegato questo fenomeno all’applicazione che si è voluta dare in Campania della legge nazionale sulla riorganizzazione della rete. Il meccanismo denunciato dalla consigliera pd prevede «mega laboratori nei quali fare le analisi e un numero enorme di strutture ridotte alla riconversione in semplici centri prelievo satellite». Tra i laboratori campani, il più famoso ad essere passato di mano è l’Sdn. Stando ad un dossier realizzato proprio dalla consigliera regionale di maggioranza, l’attuale meccanismo «hub & spoke» metterebbe a rischio circa 1.500 posti di lavoro, più l’indotto. Non a caso la questione è stata sollevata ieri, occasione nella quale i biologi e gli imprenditori del comparto si sono trovati a confronto con il commissario e governatore Vincenzo De Luca, il solo a poter decidere se procedere con la strada intrapresa o cambiare la rotta.
Attorno alle acquisizioni da parte delle multinazionali ci sarebbero, secondo Ciaramella, anche problemi di mancato rispetto delle leggi. «Il decreto commissariale 109 del 19/11/2013 – spiega - in applicazione dell’accordo Stato-Regioni, vieta che un unico soggetto, sia esso anche una multinazionale, possa avere il controllo di più laboratori o aggregazioni in diverse regioni». Su questa questione si spendono da tempo Federbiologi e Confapi Sanità Campania, rispettivamente per voce della segretaria nazionale Elisabetta Argenziano e della presidente campana Silvana Papa. Il problema è ovviamente legato per imprenditori e dipendenti alle ricadute occupazionali, sono già molti i dipendenti di questi laboratori, che si avviano a diventar centri prelievo, ad essere stati mandati a casa. Molti altri si trovano ora con un numero di ore, e quindi con stipendi, dimezzati. Se la previsione di Ciaramella è di 1.500 posti a rischio, non sono da meno i numeri dell’indotto che in Campania, con 50 aziende e 500 dipendenti, vale 60milioni di euro l’anno. Numeri che non possono essere ignorati, non è un caso che Vincenzo De Luca abbia aperto ieri alla possibilità di «costruire una prospettiva molto interessante che tenga insieme qualità delle prestazioni e tutela del mondo del lavoro».
La «prospettiva» a cui si riferisce De Luca è quella della creazione dei «consorzi di rete». «La legge - aggiunge - lo consente, perché noi abbiamo utilizzato una sorta di varco: l’accordo Stato-Regioni prevedeva la possibilità di avere delle intese specifiche». Non resta che aspettare e vedere se il governatore realizzerà quello che lui stesso ha definito il «modello Campania».