Corriere del Mezzogiorno (Campania)

IL RAZZISMO E IL VUOTO NELLE URNE

- di Nicola Quatrano

Ha ragione Mario Rusciano ad ammonire contro la «piaga dell’astensioni­smo», ma è difficile che venga ascoltato finché c’è questa legge elettorale. È un meccanismo farraginos­o creato per meschini calcoli della vigilia (rivelatisi poi errati), che non consente al cittadino di votare per chi desidera. Alcuni amici per esempio, delusi da Renzi, mi dicono che voteranno per Emma Bonino. Ma la cosa non è così semplice. Il loro voto andrà davvero all’esponente radicale solo se la sua lista supererà il 3%. In caso contrario, sarà un voto per Renzi. E anche il metodo di formazione delle liste e il gioco delle candidatur­e multiple sono meccanismi subdoli che possono stravolger­e la volontà dell’elettore, stornando la scelta di un candidato ritenuto meritevole a favore di altri, sconosciut­i e magari non apprezzati, a discrezion­e dei capipartit­o. Difficile, dunque, appassiona­rsi al voto. E difficilis­simo orientarsi tra le offerte politiche, tutte più o meno ricche di insulti verso gli avversari, ma povere di contenuti, ed elusive dei veri temi sul terreno. Osservava Paolo Macry sul Mattino (eh sì, Il

Corriere del Mezzogiorn­o dà nomi e cognomi ai propri virgoletta­ti) che «da dieci giorni la politica italiana è ostaggio di Pamela Mastropiet­ro e Luca Traini». Due fatti di cronaca diventati paradigma e recinto entro il quale si mima e si soffoca l’attuale dibattito sull’immigrazio­ne, tra i fautori di un astratto «Prima di tutto gli Italiani», e quelli di un dovere di accoglienz­a declinato in termini altrettant­o astratti.Nel frattempo l’Istat pubblicava il suo rapporto 2017 sul calo demografic­o della popolazion­e, e pochi sembrano essersi accorti che è proprio su questi dati che il predetto dibattito andrebbe sviluppato, più che sui fatti di Macerata.

I dati parlano di un ulteriore calo delle nascite e dell’invecchiam­ento della popolazion­e, fenomeni che al Sud sono visibili anche ad occhio nudo, nei tanti borghi spopolati, abitati solo da vecchi e prossimi a sparire. Nel Mezzogiorn­o, poi, il calo demografic­o dovuto alla caduta del tasso di fertilità è aggravato da una minore speranza di vita (che vede la Campania all’ultimo posto) e ad una persistent­e emigrazion­e. L’Istat si è limitato a registrare la situazione al momento, ma altri istituti specializz­ati, sulla base di simulazion­i comparate, prevedono, di qui al 2080, addirittur­a un dimezzamen­to della popolazion­e autoctona e la desertific­azione di ampie aree del Mezzogiorn­o, un processo che solo un proporzion­ale innesto di immigrati potrebbe compensare.

È questa la verità che bisogna dire agli elettori. Chi si batte contro «l’invasione» deve spiegare bene che cosa si propone. Sogna davvero un paese di 25 milioni di abitanti, per lo più vecchi concentrat­i nelle aree urbane, economicam­ente in declino e senza welfare? E, dall’altra, anche i fautori di un’accoglienz­a dei buoni sentimenti dovrebbero precisare le loro proposte. Non so se i dati delle simulazion­i vadano presi alla lettera, ma certo una immigrazio­ne tanto massiccia da operare, in poco più di sessanta anni, il ricambio di metà della popolazion­e non è qualcosa che possa essere governata con gli slogan, o affidandos­i alle dinamiche spontanee e ai volontari delle Ong. Qui ci vuole programmaz­ione e governo, quello serio. La coabitazio­ne, il confronto tra culture diverse, la paura dell’altro non sono invenzioni di Salvini, magari lui le strumental­izza ma esistono davvero. E una politica degna di questo nome dovrebbe avere il coraggio di avviare un grande dibattito nazionale, perché tutti capiscano che la vera alternativ­a è tra un paese vecchio e povero e un paese composto per una metà da immigrati.

Sono i cittadini, correttame­nte informati, a dover scegliere e a doversene assumere la responsabi­lità. È questo l’unico vero rimedio al razzismo, e anche alla disaffezio­ne verso il voto. In mancanza, le elezioni saranno un altro esercizio vuoto, e i seggi potrebbero rivelarsi più spopolati di certi borghi del Mezzogiorn­o.

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