Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Sarebbe stato giusto per la città dirgli addio nella sala dei Baroni

- di Antonio Bassolino

Giuseppe Galasso è stato davvero una figura singolare nel panorama culturale e politico napoletano, italiano e internazio­nale. Era innanzitut­to un nome, un grande nome nel campo privilegia­to della sua vita: la storia.

Ma forte era anche la sua passione per la politica. In tutti e due questi ambiti - la cultura e la politica - era mosso da una insaziabil­e curiosità, nel senso più alto e nobile di questo termine per le idee, per i fatti, per le persone: per la grande storia e per la storia minuta, per la grande politica e per la vita quotidiana.

Nel determinar­e queste caratteris­tiche del suo pensiero e della sua azione influiva molto, credo, l’origine sociale: «Ho fatto lo sguattero, il facchino e l’aiutante del militari francesi e americani», ha ricordato sorridendo.

Si è fatto da solo, senza eredità paterne, la sua biblioteca costruita libro su libro prima a Napoli e poi nella sua casa di Pozzuoli. Sapeva dunque bene che lo studio è rigore, che la politica è serietà, che i riconoscim­enti veri si conquistan­o con la fatica e con le proprie forze.

Davvero un bel tipo, colto e semplice, severo e bonario, napoletano in ogni fibra e profondame­nte europeo. Nessuno meglio di lui sapeva che la nostra città da sempre riesce a dare il meglio di se stessa quando si apre al mondo e il peggio quando si chiude provincial­isticament­e in se stessa.

Anche per questa apertura mentale ha saputo guardare con occhi giusti, da uomo di governo, a temi delicati come il paesaggio e i beni culturali e ambientali visti come un vero patrimonio dall’umanità. Se dovessi segnalare alcuni nomi di italiani e di meridional­i che si sono distinti all’attenzione per il territorio non avrei dubbi, direi Fiorentino Sullo e Giuseppe Galasso.

Infine, un ricordo. Alcuni anni fa in modo del tutto casuale ho incontrato Galasso ed altri intellettu­ali ed amici. Poi gli incontri diventaron­o periodici e ci si scambiava opinioni sui principali avveniment­i culturali e politici. Sarà stato il caso oppure la comune volontà di conoscerci meglio certo è che riuscivamo sempre a ritrovarci, seduti o in piedi, l’uno di fronte all’altro e le conversazi­oni erano belle e stimolanti. Poi ad un certo punto questa consuetudi­ne si interruppe per ragioni indipenden­ti dalle sua e dalla mia volontà. Ecco, non so a lui ed a altri amici ma a me è dispiaciut­o assai e da allora mi è mancato qualcosa, sono venuti meno stimoli e sollecitaz­ioni su cui continuare a riflettere anche nei giorni successivi.

È stato con questo rimpianto che gli ho fatto gli auguri per il compleanno lo scorso novembre. Forse non siamo più in tempo per dare l’ultimo saluto a Giuseppe Galasso nella sala dei Baroni del Maschio Angioino: sarebbe (stato) giusto, per lui e per Napoli. Un bacio, Peppino.

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Veduta La sala dei Baroni

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