Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Confessano i rapinatori del gioielliere: «Fatta una sciocchezza»
Presi i complici del rapinatore ucciso. In due hanno confessato: «Abbiamo fatto una sciocchezza»
Icarabinieri hanno chiuso il cerchio sulla rapina al gioielliere di Frattamaggiore. Catturata l’intera banda, che ha confessato: «Abbiamo fatto una sciocchezza». Il gioielliere aveva reagito e ucciso uno dei rapinatori.
«Abbiamo fatto una sciocchezza»: è la tarda serata di lunedì quando i carabinieri fanno irruzione in un appartamento di Orta di Atella e bloccano due della banda che ha tentato il colpo alla gioielleria di Frattamaggiore. Si chiamano Carmine Pagnano, 30 anni, e Antonio Topa, 28: ammettono subito la loro responsabilità e si dicono pronti a verbalizzare la confessione. Di lì a poco, a Caivano, viene fermato anche l’ultimo complice, Pietro D’Angelo, 41 anni; il cerchio è chiuso. Gli inquirenti dispongono ora di tutti gli elementi per ricostruire nei dettagli il tentativo di rapina finito nel sangue che ha riacceso la polemica sulla legittima difesa. Sabato pomeriggio, a Caivano, si incontrano in cinque: oltre a Pagnano, Topa e D’Angelo ci sono Raffaele Ottaiano, che sarà ucciso dal gioielliere Luigi Corcione, e Luigi Lauro, che sarà arrestato in flagranza da un ispettore di polizia.
Tutti hanno precedenti per reati contro il patrimonio e droga; si conoscono, in alcuni casi si frequentano: Ottaiano e Pagnano, per esempio, sono amici anche su Facebook, escono insieme per far giocare i loro bambini e postano le relative foto. Ottaiano (che è affidato in prova alla chiesa dell’Annunziata di Caivano) e Lauro hanno le pistole. Non c’è un piano preciso. D’Angelo, l’unico a volto scoperto, si finge cliente e si fa aprire dalla commessa; nel negozio di corso Durante ci sono anche due ragazzini che scelgono i regali per San Valentino. Aperta la porta, D’Angelo si fa da parte e lascia entrare i complici: tre hanno il volto coperto da cappucci e scaldacollo, il quarto — Ottaiano — ha la maschera di Hulk. Il gioielliere, che è a casa al piano di sopra, vede la scena attraverso le telecamere. «Si è trovato — sottolinea ora il suo legale, l’avvocato Luigi Ferrante — in una situazione di concreto e attuale pericolo di vita, una situazione drammatica che lo ha costretto a difendersi grazie a una pistola regolarmente detenuta». La situazione precipita: un bandito muore, un altro viene bloccato, tre sono in fuga. La città è sconvolta. Pagnano, che è rimasto ferito al braccio, Topa e D’Angelo apprenderanno la notizia solo dopo, dalla televisione. Mentre la polizia lavora sull’uccisione di Ottaiano, i cui familiari sono assistiti dall’avvocato Fioravante De Rosa, i carabinieri si dedicano alla ricerca dei banditi in fuga. A coordinare le indagini, il procuratore di Napoli Nord, Francesco Greco. Due giorni dopo tutti e tre i ricercati sono in cella. «Non pensavamo che finisse così — hanno detto ai carabinieri — abbiamo fatto una sciocchezza».
Nel dibattito sulla legittima difesa, intanto, interviene il deputato di Forza Italia Paolo Russo, candidato alla Camera: «Nella propria abitazione bisogna avere il diritto di difendersi nel migliore dei modi, senza esagerare ma senza avere il timore di essere aggredito e rischiare, poi, processi o guai più pesanti».