Corriere del Mezzogiorno (Campania)
De Seta: un segnale inquietante non concedergli la sala dei Baroni
«Lo conobbi a Nord e Sud, una grande figura che non ha ancora eredi
«Avevo 19 anni quando NAPOLI Francesco Compagna mi introdusse nella redazione della rivista Nord e Sud. Giuseppe Galasso, che era condirettore, aveva la funzione di selezionare quel che Compagna reclutava. E lo faceva con severità. Mi andò bene e vi restai». Cesare de Seta, storico dell’arte e dell’architettura, come tutti gli amici e colleghi, è molto provato dalla scomparsa del Professore che, benché âgé, continuava a dare a tutti la sensazione di essere per certi versi «eterno». E per il suo magistero lo è. «Senza alcun dubbio abbiamo perso un riferimento insostituibile nella sua forza intellettuale. Ricordo l’atmosfera che si respirava a Nord e Sud tutt’altro che scontata. Era il ‘68, c’era la guerra in Vietnam, noi giovani andavamo verso posizioni più di sinistra e sapevamo benissimo che Galasso era Repubblicano. Ma questo non impedì la crescita di relazioni fondative. Nel 1969 volle presentare il mio primo libro Cartografia della città di Napoli. Oggi non vedo all’orizzonte nessuno che possa ricoprire un ruolo così pregnante». Galasso senza eredi? «In quanto straordinario uomo della città sì. Tentò anche di formare una giunta non riuscendovi, mentre riuscì da sottosegretario a firmare la legge sul paesaggio e poi i “galassini” successivi, ovvero decreti molto importanti nei contenuti ma deludenti negli esiti perché, bisogna dirlo, sono stati disattesi. Ma se non c’è nessuno che possa ricoprire il suo ruolo intellettuale e civile, d’altro canto non si può dimenticare che con grande generosità ha formato più di una generazione di storici e studiosi anche d’altra marca come sono io. Benché architetto, infatti, quando era preside della facoltà di Lettere, mi chiamò insieme ad altri giovani a tenere seminari». Crede che questo napoletano così unico sia giustamente onora- to? «Trovo molto triste che non gli sia stata riservata la sala dei Baroni per l’ultimo addio. È un segno inquietante per la città».
Con grande generosità ha formato più di una generazione di storici e studiosi Non vedo all’orizzonte qualcuno che possa sostituire una figura così pregnante