Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Fincantieri, la rivolta degli operai «Vogliamo navi e non tronconi»
I lavoratori del sito di Castellammare bloccano per due ore la statale sorrentina Il 27 marzo il gruppo presenterà le strategie future. I sindacati: «Equità con il Nord»
Il 27 marzo prossimo Fincantieri illustrerà i dettagli dei carichi di lavoro nei vari cantieri italiani alla luce dell’aumento delle commesse (come l’accordo da 3,5 miliardi di euro con l’armatore di Msc Gianluigi Aponte) e l’acquisizione dello stabilimento di Stx France. In quella occasione il gruppo, guidato dall’amministratore delegato Giuseppe Bono, dovrebbe annunciare anche i piani strategici per il cantiere di Castellammare di Stabia.
Ma - nonostante gli spiragli e le rassicurazioni che l’azienda ha fornito nei giorni scorsi direttamente al presidente della Regione Vincenzo De Luca - a Castellammare di Stabia non si fidano. E ieri ancora una volta gli operai hanno scioperato e bloccato per protesta la strada 145 che collega Napoli con la costiera sorrentina. I lavoratori hanno chiesto un tavolo con azienda, sindacati, Regione Campania, Autorità Portuale e governo. Invocati investimenti per avere un bacino attrezzato, il potenziamento della capacità di imbarco dello scalo e l’aggiunta di due gru della portata di almeno 400-500 tonnellate. Rosario Longobardi (Fiom) è stato chiaro: «È un’ingiustizia: il cantiere di Castellammare ha tutte le carte in regola per la realizzazione delle navi. Invece ci vogliono mandare solo tronconi. Noi vogliamo tutelare la professionalità degli operai di Castellammare. Chiediamo equità nei carichi di lavoro con gli altri cantieri del Nord e non ci accontenteremo più di sole promesse. Fincantieri ci dica cosa vuole fare di Castellammare».
Giovanni Sgambati, segretario regionale della Uil, dice: «Gli operai sono preoccupati perché nel cantiere attualmente i lavori riguardano solo la nave Lhd (Landing Helicopter Dock) e la commessa terminerà entro il 2018. Temono che dal 2019 possa ripartire la cassa integrazione ma l’azienda ha un piano per garantire lavoro anche per i prossimi anni. Ora il gruppo dimostri che per loro Castellammare resta un cantiere strategico». Il gruppo ha cantieri a Castellammare, Palermo, Muggiano, Genova e Venezia Monfalcone. A Castellammare gli operai sono oltre 500. Dopo le prime proteste era stato il segretario nazionale della Fim Cisl, Michele Zanocco, a rassicurare i lavoratori. «Come gli altri cantieri italiani - ha spiegato nei giorni scorsi - anche Castellammare sarà pienamente e completamente saturo garantendo attività continuative per la totalità del personale». Il presidente della Regione, Vincenzo De Luca, sul futuro di Castellammare ha avuto già un colloquio con l’amministratore delegato di Fincantieri Giuseppe Bono nel corso del quale ha sollecitato la firma di un protocollo che confermi l’impegno di mettere in produzione, a Castellammare, almeno due nuovi tronconi di navi da crociera, oltre alla nave Lhd già in costruzione. Successivamente De Luca ha aggiunto che «nel documento d’intesa dovrà inoltre essere confermato l’impegno per gli interventi infrastrutturali previsti nel piano dell’azienda e tutte le nuove attività di produzione necessarie a garantire un adeguato carico di lavoro per i prossimi anni». Secondo indiscrezioni nel cantiere di Castellammare di Stabia dovrebbero essere realizzati traghetti e navi militari favorendo l’occupazione almeno per i prossimi dieci anni.
Ieri l’azienda ha preferito non commentare le nuove proteste avvenute a Castellammare di Stabia, rimandando ogni spiegazione sul futuro del cantiere navale al tavolo nazionale organizzato per il 27 marzo. Ma da ambienti vicini al gruppo trapelano rassicurazioni sulla bontà del piano di rilancio. Ci saranno commesse e nessuna cassa integrazione. Come si sa la Regione è pronta a fare la sua parte ma attende che anche il gruppo Fincantieri investa e punti su Castellammare, anche perché con l’aumento delle commesse e l’acquisizione dell’importante stabilimento di Stx France, il gruppo potrebbe aver bisogno di maggiori spazi industriali e cantieri nuovi su cui investire. Ma gli operai non si fidano. E continuano a protestare per conoscere subito le strategie.