Corriere del Mezzogiorno (Campania)
De Magistris: idea giusta, riconosce colpe storiche
Ivertici della Corte dei Conti della Campania hanno puntato il dito contro la gestione disattenta dei beni del comune di Napoli e le inchieste, così come le sentenze e i sequestri, lo dimostrano. Il sindaco Luigi de Magistris scarica sulle passate gestioni il problema e accoglie con soddisfazione invece la proposta di una legge speciale che possa cancellare i debiti contratti e iscritti in bilancio che hanno mandato in default il Comune. «È una idea giusta perché si riconosce in modo netto - ha detto che si tratta di debiti storici della città e quindi non di questa amministrazione, di cui noi siamo vittime. E che non riusciamo per questo, pur con tutte le azioni di risanamento e correttezza amministrativa, a svolgere fino in fondo il mandato per cui siamo stati eletti, cioè soddisfare diritti e bisogni dei cittadini». Secondo il primo cittadino il quadro normativo nazionale e i vincoli finanziari «non ci consentono quel salto di qualità, che servirebbe un provvedimento lo diciamo da tempo, poi alcuni come il presidente Sciascia parla di legge speciale, noi pensiamo si possa fare anche con una legge ordinaria. Ma questo la dice lunga su come noi non abbiamo mai chiesto nulla, riscattando questa città in 7 anni solo con il capitale umano, la competenza, l’onestà e la partecipazione dei cittadini, che oggi ho sentito citare spesso, apprezzandolo. Pensate cosa accadrebbe se non avessimo vincoli normativi e finanziari che ci hanno messo piombo sulle ali. Poter avere un innalzamento della qualità dei servizi senza soldi diventa se non impossibile molto complicato. Ma non demordiamo, la settimana prossima andiamo in Consiglio per approvare il piano di riequilibrio, quindi rispettiamo le leggi ma protestiamo contro le ingiustizie, andiamo a Roma per questo il 21 e ci fa piacere che ci sono organi terzi che riconoscono il peso che paghiamo e anche la mancanza di una legislazione che ci consenta di dare risposte ai cittadini che ci hanno eletto».