Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Lo slalom tra le buche pericolose
Le piogge e la neve hanno peggiorato la situazione. Sui lavori di manutenzione pesa un’inchiesta della Corte dei conti Oggi vertice in assessorato
La pioggia dei giorni scorsi ha reso le strade ancora più impraticabili: automobilisti alle prese con slalom pericolosi.
In via Morelli un’auto della
NAPOLI polizia municipale è parcheggiata al centro della strada, con i lampeggianti accesi. Segnala ad automobilisti e motociclisti in arrivo dal tunnel della Vittoria una buca gigantesca che si è aperta quasi davanti all’ingresso del tunnel Borbonico. A pochi passi da piazza Dante un newjersey è stato piazzato in un altro avvallamento e pazienza se, dopo l’imbrunire, i motociclisti fanno fatica ad individuare la trappola e rischiano di finire dentro la buca. In via Conte di Ruvo c’è quasi una voragine davanti al teatro Bellini ed è difficile scansare il fosso che si apre a sorpresa davanti ad auto e moto.
Via Manzoni è una gruviera, non vanno meglio le cose in via Petrarca e via Posillipo. La situazione è critica anche in via Acton, dove ci sono spazi di strada transennati, e lungo via Foria. Tragico il bollettino buche dal Rione Alto e dai Colli Aminei. Marciapiedi ad ostacoli in via Vittorio Emanuele e via dei Mille, percorsi accidentati lungo via Crispi e in molte strade del Vomero.
Si sono aperte buche praticamente in ogni quartiere di Napoli, su direttrici principali e vicoletti, strade pedonali e arterie a scorrimento veloce. Da dieci giorni almeno le piogge hanno fatto un lavoro di scavo intenso e inesorabile che ha creato lo smottamento di malferme pavimentazioni in pavé e fatto saltare l’assetto già poco stabile di tappetini di asfalto rappezzati una quantità di volte impossibile da contare.
Napoli Servizi, azienda partecipata del Comune che per conto dell’Amministrazione interviene su questo tipo di danni per operare la messa in sicurezza delle strade è impegnata con l’inventario delle buche. Fra la neve e la pioggia i tecnici sono usciti in strada per stilare una lista dei danni e delle emergenze. E oggi, negli uffici dell’assessorato alla Mobilità, si farà un punto. Intervenire su tutto non si può. E non si può procedere se non in condizioni di tempo buono e stabile, altrimenti di rischia di rappezzare buche che in capo a qualche ora sono destinate a sfaldarsi di nuovo. Per arginare i casi più gravi — solo quelli saranno affrontati per il momento — ci vorranno quindici giorni o anche un mese, dipende dalle condizioni meteo.
E così le strade della città restano una trappola e non è certo una novità. Non è un caso se fra le inchieste aperte di recente dalla Corte dei Conti di Napoli ce n’è una che riguarda la partecipata Napoli Servizi. Una inchiesta sulle buche e sulla manutenzione, scarsa o del tutto assente, affidata a ditte esterne. L’indagine punta a verificare l’impatto dei danni erariali causati dai milioni di euro che ogni anno vengono sborsati dalle casse degli enti statali, dopo le sentenze di condanne dei giudici di pace, per i risarcimenti danni da incidenti provocati dalle «voragini » che si aprono sul manto stradale. Soldi che, ogni anno, creano debiti «fuori bilancio ». E la situazione è invariata da anni. Nel febbraio 2015 in una settimana in città si aprirono cinquecento buche. E fu complicato risalire la china attraverso interventi tampone.
Andando indietro nel tempo viene fuori un’altra inchiesta. La Procura di Napoli contestò nel 2013 al Comune di Napoli la scelta di spendere 492mila euro per costruire la pista ciclabile e due milioni per organizzare la Coppa America. Fondi che, secondo i magistrati, il Comune avrebbe potuto e dovuto utilizzare per riparare le buche del manto stradale. Ma le criticità evidenziate dalle indagini erano anche altre, legate ai soldi ricavati dalla riscossione delle multe. Una parte, per legge, dev’essere impiegata per la manutenzione stradale. Ma la relativa delibera del 2012 sarebbe stata approntata, ma poi lasciata decadere. Nel corso delle indagini svolte dai carabinieri risultò anche che Napoli Servizi non disponeva nè delle competenze nè delle attrezzature adatte per riparare le buche: mancavano in particolare le fresatrici, macchinari che, prima di procedere al riempimento con l’asfalto, «grattano» il fondo stradale e fanno in modo che l’asfalto vi aderisca meglio. Oggi, come allora, i tecnici non sono qualificati e gli interventi che fanno vengono definiti tecnicamente di protezione civile o messa in sicurezza.