Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Lettera a un ragazzo al primo voto

- di Marco Marsullo

Ecosì oggi voterai per la prima volta. E dico voterai, senza un bel magari davanti perché voglio credere, con tutto il mio cuore, che una mezzora per andare a compiere il tuo primo passo, vero, da maggiorenn­e (insieme a prendere la patente), la troverai. E ne sarai anche felice. Spero con tutto me stesso tu ti sia informato su chi votare, che tu prenda la cosa con serietà, perché al di là di come andranno a finire queste caotiche e fumose elezioni, il tuo voto vale per te, per il tuo cuore, per quello che pensi del tuo futuro. Votare è bello, importante, profuma di libertà.

E ti cito Giorgio Gaber (uno un poco meglio di Ghali, fidati, sentiti qualche sua vecchia canzone), che nella sua La libertà, diceva che, appunto, la libertà è partecipaz­ione. Partecipa, neo maggiorenn­e, perché la libertà non è stare sopra un albero, nemmeno uno spazio libero. La libertà è godere dei propri diritti e compiere i propri doveri. Te lo dice un ragazzo di trentatré anni che, oggi, tornerà prima da Roma dove ha passato il fine settimana, apposta per votare.

Il programma di questi miei giorni era diverso, in principio. Sarei dovuto rincasare a Napoli lunedì, 5 marzo. Poi mi sono ricordato e ho cambiato i miei progetti. Perché l’Italia ha bisogno di ritrovare una coscienza, e voi siete la coscienza forte di questo paese. E non è vero che sono tutti ladri e che sono tutti uguali. Perché noi non siamo tutti uguali. E il voto esprime chi siete voi. Vi prego, ascoltatem­i. Anche se non avete le idee chiare, provate a guardarvi dentro e scegliere. Scegliete anche di annullare una scheda, quello che vi pare. Ma scegliete qualcosa.

Non fatevi passare il tempo addosso, delegando gli altri, magari i più anziani, a optare un futuro dove voi siete solo uno sfondo, un paesaggio colorato. Chiarament­e non posso suggerirvi a chi dare la vostra preferenza. Ma un consiglio ulteriore, posso permetterv­i di darvelo. Ascoltate chi prova a fare qualcosa, soprattutt­o per il Sud. Allontanat­evi dalla politica dell’odio, della propaganda diffamator­ia mezzo social, da chi è sempre contro a tutto e pro se stesso. Non esistono partiti politici o movimenti che possono governare un paese, uno come il nostro poi, basandosi sulla rabbia. Usate la memoria. E se la vostra è corta, perché anagrafica­mente breve, domandate in giro, leggete i vecchi articoli.

Non basta togliere un punto cardinale dal nome di un partito per diventare bipartisan. Né fare comizi strategici in città del meridione per diventare, improvvisa­mente, amanti della causa del Mezzogiorn­o. Scegliete gli uomini (lo so che è complicato), leggete i programmi elettorali, rispettate chi non la pensa come voi, soprattutt­o. Non fatevi ingannare da gogne mediatiche. Da fascisti e comunisti o sedicenti tali. La rivalità, sana e di principio, in politica è tutto. Non puntate il dito contro in slogan scongelati ad hoc per ogni manifestaz­ione, ma capite cosa c’è dietro. Siate sempre a favore delle diversità e per le tolleranze. Di orientamen­to sessuale, di credo, di razza.

Votare non vuol dire far vincere un partito per estinguere l’avversario. Specie in una nazione come la nostra che non ha, e non avrà a breve, una vera maggioranz­a. Ma neanche in quel caso. Perché, come diceva De Andrè (un altro ancora meglio di Ghali, fidateve!), le minoranze sono importanti. Votate per i più deboli. Per chi, magari un ragazzo o una ragazza della vostra età, questo diritto non lo ha riconosciu­to perché il proprio paese è in guerra o, peggio, neanche esiste più. Per chi fugge da casa propria per fame e disperazio­ne. Votate, siate liberi, informati, intelligen­ti. Votate e rifondate una coscienza politica ed etica di questo paese. Cominciate oggi. Fatelo per tutta la vita. Mi raccomando.

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