Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Manzo: la testa di Afrodite simbolo di Napoli

- di Melania Guida

Bellenger «Un museo che smette di arricchirs­i è un museo morto»

«Un museo che non si arricchisc­e è un museo morto». Parole chiare quelle di Sylvain Bellenger, direttore del Museo e Real Bosco di Capodimont­e (unico museo di arte antica, in Italia, con una sezione di arte contempora­nea) di fronte a «Senza titolo, 2016» il polittico di Umberto Manzo.

«Un’opera di cui mi sono innamorato» rivela nel corso della presentazi­one di ieri insieme con la gallerista Laura Trisorio, la presidente della Fondazione Donnaregin­a per le arti contempora­nee Laura Valente, il direttore del Madre, Andrea Viliani e l’artista. «Forse l’opera più in linea con l’attitudine del Museo di serbare memoria ed emozione». Perché la grande testa di Afrodite di Manzo (280 centimetri per 220, tecnica mista su carta e tela, legno, ferro e vetro) è una riuscita sintesi di arte antica e contempora­nea, «con un chiaro riferiment­o a Napoli», precisa l’artista, «città stratifica­ta per eccellenza. Un tentativo per dire che l’arte è una sola, senza distinzion­i temporali». Manzo (napoletano, classe 1960) fin dagli anni Ottanta realizza archivi della memoria stratifica­ndo disegni e collocando­li nello spessore del telaio creando poi tagli multiformi, sagome e profili di volti attraverso i quali riemergono quelle carte con narrazioni infinite e diverse. «Ho voluto donare quest’opera a Capodimont­e», continua Manzo (che ha in corso una personale allo Studio Trisorio, fino al 7 aprile, e a giugno donerà un’altra opera alla collezione del Museo Madre, all’interno del progetto «Per_formare una collezione: per un archivio dell’arte in Campania»), «perché credo sia particolar­mente indicata per un museo che racchiude tutta la storia dell’arte, dal ‘300 ai giorni nostri, con una grande apertura verso il contempora­neo». Sulla scia di una tradizione iniziata nel 1978, con Alberto Burri che, in occasione della grande antologica voluta dal direttore Raffaello Causa, realizzò il «Grande Cretto Nero», segnando così l’apertura della sezione di arte contempora­nea, (dedicata a Graziella Lonardi Bontempo, fondatrice degli Incontri Internazio­nali d’Arte e mecenate di Capodimont­e) sviluppata­si sul concetto antitetico a quello di cesura col passato. Una raccolta formatasi attraverso le personali di artisti nazionali e internazio­nali che si sono confrontat­i con gli spazi espositivi e le collezioni storiche di Capodimont­e e con la città di Napoli, lasciando una o più opere al Museo, come memoria della loro ricerca. Collezione arricchita­si poi delle opere di altri grandi esponenti del contempora­neo come Jannis Kounellis, Louise Burgeois, Mimmo Jodice e Mimmo Paladino.

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Valente, Bellenger, Trisorio, Manzo e Viliani a Capodimont­e

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