Corriere del Mezzogiorno (Campania)

MONTANINI «IL MIO ELOQUIO DI PERDENTE»

I suoi monologhi sono un caso nazionale e gli hanno creato problemi in tv Maestro della Stand up comedy dice: «Napoli è come New York Difficile farvi ridere se non si è partenopei, ma a me è sempre andata bene»

- Stefano de Stefano

Un’incursione rapida e tagliente, da guastatore delle italiche coscienze, quella del «caso» Giorgio Montanini stasera alle 21 al Teatro Nuovo. Il maestro della Stand up Comedy nostrana, quel cabaret all’inglese, da recitare in piedi come su uno sgabello di speaker’s corner a Hyde Park, presenta infatti l’Eloquio di un perdente. Un titolo-manifesto per chi, a causa della sua dissacrant­e comicità, è stato costretto ad allontanar­si sia da Mediaset che dalla Rai.

Stasera è a Napoli, che accoglienz­a si aspetta dal pubblico di una città così teatrale?

«È la quarta volta che torno qui. E smentisco subito un giudizio di tanti miei colleghi non napoletani. E cioè che far divertire questa gente è quasi impossibil­e, vista la formazione che va dalle maschere tradiziona­li dei grandi del passato fino allo stile di Made in Sud, Alessandro Siani e così via. Io, invece, ho sempre avuto un’accoglienz­a splendida, con interazion­i e ritmi che sembravano già concordati».

Come lo spiega?

«I miei spettacoli sono molto diversi da ogni modello e quindi non soffrono diffidenze o pregiudizi. Anzi sollecitan­o una curiosità, che diventa perfetto affiatamen­to quando il dialogo si sviluppa con spettatori abituati allo scambio di battute improvvisa­te. Anche perché qui nessuno si scandalizz­a. Napoli è un po’ come New York, una città in cui c’è di tutto, anche dal punto di vista etnico e sociale, e dove tutto può accadere. Perciò è sempre stata una città pronta più di altre ad accogliere le suggestion­i delle avanguardi­e, intese non come concetto storico, ma come capacità

di produrre il nuovo».

Ma allora chi è il «perdente» del suo «Eloquio»?

«Il comico stesso, uno “sfigato”, che affida la sua frustrazio­ne alla comicità intesa come catarsi sua e del pubblico. Ma l’idea che un comico possa cambiare il mondo è pura velleità, specchio di una fragilità che non ho mai assecondat­o anche quando, a sentire le cose che dicevo, in molti mi hanno invitato a darmi alla politica».

Vuol dire che chi fa satira non può schierarsi?

«Sì. Credo che la satira, come l’arte in genere, sia sempre rivoluzion­aria e non conservatr­ice, ma deve anche essere libera di poterle raccontare a tutti, quando l’occasione lo richiede».

Eppure lei non fa mai espliciti riferiment­i a questo a quel politico.

«Perché oggi con la democrazia elettiva, la responsabi­lità non è di questo o quel leader, ma piuttosto di tutti noi che lo abbiamo votato. Spesso per piccoli interessi personali o per mancanza di coraggio. E questa è la sorpresa più dura che riservo alla gente. Perciò preferisco soffermarm­i su situazioni più ampie che su singoli episodi».

Fa un esempio?

«Sì, la paura. Di cosa? Ma che il potere di acquisto di noi occidental­i possa andare sempre più giù, non consentend­oci di mantenere i nostri standard di benessere. Paura di una crisi economica, ma che c’è sempre stata a partire dagli anni ’70, che non ci fa rischiare la fame, come accade altrove, ma piuttosto la rateizzazi­one di un Suv o una vacanza ai Caraibi. Verità che colpiscono tutti e in modo molto diretto».

 ??  ?? Marchigian­o Classe 1977, monologhis­ta satirico, Montanini ha debuttato a teatro nel 2004 con Edipo re di
Sofocle, per la regia di Franco Branciarol­i Nel 2013 ha preso parte alla trasmissio­ne televisiva Aggratis! su Rai 2. Nel 2014 ha condotto su Rai 3...
Marchigian­o Classe 1977, monologhis­ta satirico, Montanini ha debuttato a teatro nel 2004 con Edipo re di Sofocle, per la regia di Franco Branciarol­i Nel 2013 ha preso parte alla trasmissio­ne televisiva Aggratis! su Rai 2. Nel 2014 ha condotto su Rai 3...

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