Corriere del Mezzogiorno (Campania)
«Na’ Stizza» d’Aglianico, una goccia sopra le righe
Si chiama Na’ Stizza (in realtà, l’apostrofo andrebbe anticipato rispetto alla enne) che in dialetto irpino significa «una goccia». Tanto dovrebbe bastarne, secondo il produttore Luigi Ruggiero, per constatare la bontà di questo Aglianico. Prodotto con uve provenienti da terreni di proprietà nel comune di Melito Irpino, potrebbe ambire alla denominazione Campi Taurasini. Ma l’azienda ha preferito commercializzarlo come Irpinia dop perché la prima delle due non viene riconosciuta facilmente soprattutto dai mercati esteri. E questo la dice lunga sulla sciagurata tendenza alla moltiplicazione delle denominazioni in omaggio a particolarismi che non hanno alcuna giustificazione economica. L’azienda è piccola, a regime arriverà a produrre non più di 25mila bottiglie, attualmente ne produce poco più della metà. Le vigne, oltre che a Melito sono ubicate anche a Bonito, Mirabella Eclano, Gesualdo. Per il Greco di Tufo e il Fiano di Avellino si procede ad acquisti mirati nelle aree di riferimento. Il vino, anzi il vinone: un rosso potente, ancora tosto, brutalmente sincero, destinato a un lungo invecchiamento. Di colore rosso rubino compatto, limpido e di notevole consistenza. Intenso e ampio, macchia le pareti interne dell’ampio calice che gli spetta di diritto. I profumi sono interessanti: prugna, amarena in confettura e sotto spirito, mela granata, pellame, spezie, liquirizia. In sottofondo un leggero velo balsamico. la sua intemperante gioventù viene fuori soprattutto al palato: il vino deve ancora compiersi, trovare cioè quell’equilibrio che ne aumenterà la bevibilità, ancora un po’ compromessa dai tannini vigorosi e affilati. La persistenza è nella media. Come ho detto, è una bottiglia che va attesa. Per il momento provate ad abbinarlo ai piatti da stomaci forti come la zuppa di soffritto. Buono anche sui formaggi stagionati, come il caciocavallo Podolico o il pecorino Carmasciano.