Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Sanità, «processo» al Pascale
Due medici con Marfella: ha denunciato i problemi. L’istituto: no, ci ha feriti
Scoppia la polemica nell’istituto per la cura dei tumori Pascale dopo l’intervista al «Cormezz» in cui l’oncologo Antonio Marfella ha fatto sapere che è ammalato di cancro alla prostata e che si curerà all’Ieo di Milano. Per il direttore generale dell’ospedale Attilio Bianchi la decisione di parlare in pubblico getta «un ingiustificato, ingeneroso e gratuito discredito verso l’istituzione che cura tante persone». Ma due colleghi difendono Marfella. Il radiologo Roberto D’Angelo: «Ha messo il re a nudo». Il medico casertano Antonio Merola: «È un esempio». Forza Italia chiederà l’intervento del ministro Lorenzin.
Esplode la polemica dopo
NAPOLI l’intervista rilasciata al Corriere del Mezzogiorno dall’oncologo del Pascale Antonio Marfella. Lo studioso, colpito da un cancro alla prostata, giovedì scorso aveva reso noto che preferisce farsi operare all’Ieo di Milano piuttosto che nell’ospedale in cui lavora. Il motivo spiegato da Marfella: le linee guida internazionali per la prostatectomia (tradizionale o con il robot) indicano in almeno 250 interventi l’anno la quota per l’eccellenza, mentre nell’Ircss partenopeo non si superano i 120 l’anno. All’Ieo di Milano in un anno se ne effettuano ben 700.
Due giorni dopo arriva con una nota la replica di Attilio Bianchi, direttore generale dell’Istituto tumori di Napoli. Nell’esprimere «umana comprensione al dr. Marfella che in quanto paziente ha il diritto di scegliere in piena libertà il luogo dove ricevere le cure», Bianchi ritiene la scelta di rilasciare l’intervista getta «un ingiustificato, ingeneroso e gratuito discredito per l’istituzione nella quale egli lavora da oltre trent’anni e che ogni giorno si prende cura di tanti uomini e donne colpiti dal cancro. Le dichiarazioni del dottor Marfella alla stampa — è scritto — feriscono tutti noi, ma soprattutto quanti si affidano alle cure del nostro istituto, esse non ci debbono indurre a reazioni impulsive, ma debbono invece essere l’occasione per spiegare meglio quanto stiamo facendo e quanto cresceremo. Nessuno ci fermerà, ci spinge l’urgenza di sconfiggere il cancro».
Il direttore generale però non entra nel merito delle considerazione tecniche poste da Marfella e non le confuta con dati differenti. Sul cancro alla prostata non lasciano spazio ai dubbi le linee guide dell’Ama (American medical association). Nell’ultimo “up to date” del febbraio scorso è scritto che le probabilità di recidiva entro i cinque anni dall’intervento sono «significativamente più basse quando il chirurgo ha effettuato in precedenza 250 operazioni».
Intanto, sulla denuncia dell’oncologo, Forza Italia regionale annuncia che chiederà l’intervento del ministro della Salute Beatrice Lorenzin. Dice Maria Grazia Di Scala, presidente della Commissione sburocratizzazione in Consiglio regionale: «Gravissimo l’annuncio dell’oncologo Marfella, Una denuncia shock fin troppo chiara che impone risposte e non certo indifferenza o peggio proclami come quelli dell’ultima conferenza stampa di De Luca sulla “rivoluzione della sanità”. La questione — avverte l’esponente di Forza Italia — sarà opportunamente segnalata al ministero della Salute e agli organi competenti affinché sia garantita la salute dei Campani e salvaguardata la fiducia verso medici e operatori del servizio sanitario regionale che restano le nostre eccellenze da tutelare».
A rompere il muro del silenzio tra i colleghi di Marfella al Pascale è il radiologo ed esponente Cisl Roberto D’Angelo. «Antonio è uno stimabile professionista — spiega — che ha sacrificato vita e carriera per occuparsi dei rischi della Terra dei fuochi. Ha raccontato sul Corriere del Mezzogiorno le proprie preoccupazioni da paziente per le quali, pur stimando i colleghi del Pascale, si sentiva spinto a curarsi al Nord. È seguito un rovesciamento della prospettiva per cui il colpevole di una situazione non è chi l’ha determinata, ma colui che l’ha segnalata all’attenzione pubblica». Poi aggiunge con rammarico: «Una parte dei suoi colleghi non si è vergognata di scagliarsi contro Marfella, reo di aver detto che il re è nudo. Ma se addirittura l’Ordine dei medici di Napoli ha affermato che un cittadino campano che ha un tumore vivrebbe più a lungo se abitasse in Norvegia!». A giudizio di D’Angelo con la deprivazione dell’assistenza nel Sud i «viaggi della speranza per curarsi al Nord» sono costati «alle regioni del Sud 4 miliardi nel 2015 di cui ben 600 milioni andati alla sola Lombardia».
Solidarietà a Marfella anche dal medico casertano per l’ambiente Antonio Merola: «Caro Antonio, hai il diritto di ricevere il meglio che la ricerca medica possa offrire ai pazienti. Tu sei un esempio, un testimone e un eroe per noi medici per le tue competenze e battaglie a difesa dell’ambiente. Rispetto molto la tua scelta di farti curare a Milano, purtroppo essa dà adito a facili strumentalizzazioni».