Corriere del Mezzogiorno (Campania)
MASSIMO GHINI TORNA OPERAZIONE SAN GENNARO
Al Diana, da mercoledì la versione teatrale del celeberrimo film di Dino Risi L’attore e regista: «L’idea è di Alessandro Siani, nulla esclude un remake» In scena anche Ernesto Lama, Ernesto Mahieux e Nunzia Schiano
«A mo molto Napoli e lo dico senza piaggeria. E come si fa con le persone a cui vuoi bene, quando occorre so anche criticarla con fermezza. Ma non mi va che oggi la sua immagine sia rappresentata solo in modo cupo, attraverso pistole puntate alla testa e morti ammazzati». Massimo Ghini, attualmente sui grandi schermi con A casa tutti bene girato da Gabriele Muccino a Ischia, introduce così la sua versione teatrale di Operazione San Gennaro (al Diana da mercoledì), il film culto di Dino Risi del 1966.
Ma in che modo lo spettacolo può ribaltare questa visione, veicolata da libri, cinema e tv?
«Sarà il mio contributo ad offrire un’altra rappresentazione della città, quella che conservo dentro di me, forse più romantica, e ricca di quell’ironia che l’ha resa celebre nel mondo. Pur parlando di delinquenti, boss, furti e non certo di educande».
Come è nata l’idea di portare sulla scena il film di Risi?
«La devo al mio amico Alessandro Siani. Ci siamo visti a Roma qualche tempo fa e mi ha parlato di questo suo progetto produttivo in cui mi vedeva bene nel ruolo di Nino Manfredi. E conoscendo il film e il segno che ha lasciato con espressioni e personaggi, ho accettato con entusiasmo, trovando il massimo suppor- to proprio dalla coproduzione tutta napoletana fra la Best live e il Diana. E nulla esclude che possa seguire anche un remake a cinema».
Film complesso, con scene esterne di impatto. Come è avvenuta la traduzione teatrale?
«Ovviamente non ci saranno gli inseguimenti automobilistici né la scena finale dell’aeroporto. Ma la riscrittura fatta con Stefano Reali mantiene integro il senso del film, solo con qualche piccola variazione. Per esempio l’allargamento di alcune parti minori, o l’introduzione di una corposa parte canora».
«Operazione San Gennaro» diventa un musical?
«Assolutamente no. Il musical ha sue regole strutturali precise. Noi abbiamo solo valorizzato la bellissima colonna sonora del grande Armando Trovajoli, ricavandone cinque brani (di cui uno da
Sette volte sette e uno da Po-
veri milionari). Recuperando alcuni monologhi del film e trasformandoli in canzoni grazie ai testi di Francesca Nicotera e alle orchestrazioni di Maurizio Bosnia».
Che atmosfera troverà lo spettatore del Diana?
«La mia regia ha puntato sul clima degli anni ’60, anni coloratissimi, presente nei manifesti, costumi ma anche nei passaggi della storia (citeremo anche Sergio Bruni e il festival di Napoli), con l’arrivo di due gangster americani intenzionati a rubare il tesoro del Patrono, avvalendosi di un’improbabile banda locale. Che alla fine condurrà alla riconsegna del maltolto alla città, vera proprietaria delle vestigia del Santo».
E i ruoli, un tempo affidati a Manfredi, Totò, Senta Berger, Dante Maggio e così via?
«Abbiamo un cast ampio, ben 12 attori, una rarità visti i tempi. E oltre a me che sarò Dudù Girasole, ci saranno fra gli altri anche Ernesto Lama, Stefania De Francesco, Nunzia Schiano, Ernesto Mahieux, Valentina Gullace e Antonio Fiorillo».
Infine la lingua. Come vi siete regolati?
«Si parla napoletano. C’è solo Giampiero Mancini che fa un italoamericano di origine abruzzese, e io, romano, che darò il massimo per sembrare napoletano. Con qualche imprecisione che spero mi verrà perdonata».
Sono stanco di veder riproposta sempre la stessa immagine della città violenta con pistole puntate alle tempie