Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Con gli occhi dei figli

Nessun’altra celebrazio­ne dell’anno contiene in sé tutti gli odori, i sapori e le speranze contraddit­torie tipiche di questo giorno

- di Massimilia­no Virgilio

Diciamocel­o senza tema di smentita: la Festa del papà contiene in sé una duplice e ambigua natura. Innanzitut­to, è a cavallo di due stagioni. È l’annuncio a suon di tromba dell’imminente primavera, ma è anche l’ultima figlia del Generale Inverno. Nessun’altra celebrazio­ne dell’anno riunisce in sé tutti gli odori, i sapori e le speranze contraddit­torie di questo giorno. Dalle nostre parti odora di fave e di zeppole, di sole e di pioggia, di fiori d’arancio e di legna bruciata, di case fredde e di strade calde.

E poi il 19 marzo prendiamo coscienza della luce, eppure le ombre lunghe delle giornate brevi ancor ci pesano sul cuore. Oibò, le giornate si sono allungate! Come al solito la cosa ci ha sorpreso. È proprio vero che il tempo vola, ieri appena era Natale! L’anno prossimo, ci diciamo, l’anno prossimo voglio farci caso, voglio far caso alla luce. Generalmen­te ce lo sussurriam­o da soli, al buio, mentre rientriamo dopo l’ennesima fiaccante giornata di lavoro. In tal modo, con un piede per strada e l’altro sull’uscio di casa, ci predisponi­amo alla bella stagione che sta per venire.

In fondo, il giorno di San Giuseppe altro non è che un gigantesco spoiler sulla vita che rinasce. È una promessa che tra qualche mese, ingiustame­nte, riterremo infranta per questo o per quell’altro motivo. D’altro canto, è il medesimo ingrato destino che tocca a tutti i papà. Essere i depositari di aspettativ­e che prima o poi qualcuno, a suo piacimento, riterrà deluse. E la loro festa non è da meno. Non prendiamo nemmeno in consideraz­ione l’ipotesi di confrontar­la con l’apocalisse di regali, onori e poesie in cui ci si scatena per la Festa della mamma. Basta fermarsi a scrutare un 19 marzo qualsiasi. Ogni mamma di nome Giuseppina riceverà comunque più attenzioni di un qualsiasi papà, mentre i Giuseppe godranno del loro momento di gloria in quanto Giuseppe, giammai in quanto papà.

I papà sono l’unica categoria di persone costretta a far regali anche il giorno in cui dovrebbero riceverne. Questa è, in fondo, la festa di chi ha sempre qualcosa da dimostrare. Una mamma no. Una mamma vale a prescinder­e, non deve dar saggio della propria bravura. Lei è mamma, è la Madonna, mentre il papà è Giuseppe, un umile falegname, un faticatore. L’uomo scelto tra tutti gli altri per occuparsi di una situazione francament­e insostenib­ile. È colui chiamato a gestire una relazione, diciamo così, complicata assai.

Ci vuol coraggio a esser papà, ieri come oggi. Oggi persino più di ieri. E forse è questo il bello. Auguri, papà.

Corsi e ricorsi Il 19 marzo è un gigantesco spoiler sulla vita che riprende dopo l’inverno, la promessa che poi si infrangerà di nuovo

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