Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Il ghiotto dilemma dei napoletani: meglio la zeppola al forno o fritta?

Tra le due versioni del dolce c’è una differenza di qualche centinaio di calorie Tutti i segreti per una preparazio­ne che sia rispettosa della tradizione popolare

- Rosaria Castaldo

Fritta o al forno? Questo il goloso dilemma sulla scelta della zeppola di San Giuseppe, simbolo della Festa del papà, specialità dolciaria destinata ad addobbare le vetrine della pasticceri­e per pochissimi giorni.

Le sue origini, diversamen­te da quanto si possa credere, non hanno nessun legame con le tradizioni religiose. Per molto tempo si è creduto che il nome di questo dolce, fosse dovuto al paese di origine: San Giuseppe Vesuviano, dove le zeppole fritte erano preparate per strada durante le feste popolari. In realtà, l’origine è dubbia. Esiste una sola certezza: la ricetta delle zeppole è nata a Napoli nel 1837, ideata dal noto chef-gourmet Ippolito Cavalcanti che la inserisce nel suo trattato di cucina napoletana. Con il passare del tempo, la gustosa preparazio­ne si è evoluta trasforman­dosi, da tradizione casalinga e proposta di street

food, a specialità pasticcera. La semplice ciambellin­a fritta (da non confondere con le graffe a base di patate), si trasforma in un must della pasticceri­a moderna.

Molto semplice da preparare in quanto si tratta di una classica pasta bigné guarnita con crema gialla e amarene candite ma, proprio per questa ragione, la qualità degli ingredient­i e la tecnica di cottura devono essere ineccepibi­li affinché palato e gola possano godere in pieno del gusto di ogni singolo elemento, inoltre è fondamenta­le, soprattutt­o nel caso della fritte, consumarle a poche ore dalla preparazio­ne.

La zeppola classica è proprio quella fritta, più saporita mentre, nella variante al forno si apprezza di più il gusto semplice della pasta bigné. Non è saggio calcolare le calorie che partono dalle 400 per quella al forno con qualche centinaio in più per quella fritta ad arte: San Giuseppe si festeggia una volta all’anno!

Secondo la tradizione, i segreti per una buona zeppola fritta sono tre: l’utilizzo di una pasta ad hoc, meno ricca, la doppia cottura e la forma a ciambella che permette all’olio di attraversa­re la zeppola, cuocendola perfettame­nte in meno tempo.

Ormai quasi tutte le pasticceri­e praticano la doppia cottura del dolce fritto che prevede un primo e breve passaggio in forno per stabilizza­re la forma e renderla impermeabi­le all’olio della successiva frittura. Il risultato sarà una nuvola di pasta consistent­e al morso ma morbido ed umido al palato, privo del retrogusto di fritto.

Un altro segreto che arriva direttamen­te dal passato, quando non esisteva ancora l’olio extravergi­ne, riguarda la frittura, da effettuars­i esclusivam­ente con lo strutto (stesse calorie dell’olio, assolutame­nte insapore!) che, grazie alla sua composizio­ne, non penetra nella pasta, lascia quindi il bigné morbido ma non unto.

Per verificare la perfetta riuscita del dolce, esiste una prova inconfutab­ile. Secondo la tradizione popolare infatti, le zeppole dovrebbero essere così spugnose da assorbire vino nello stesso quantitati­vo del loro peso.

Le prime tracce risalgono all’incirca al 500 avanti Cristo a Roma, quando il 17 marzo, in occasione delle Liberalia, feste delle divinità del vino e del grano, si bevevano fiumi di vino aromatizza­to con miele e spezie e si friggevano, in diversi punti della città, profumate frittelle nello strutto bollente.

Ma, nell’Ottocento fu Pintauro, già ideatore della sfogliatel­la, a riscrivere la ricetta popolare della pastella fritta ispirandos­i ai consigli di Ippolito Cavalcanti (che già l’aveva inserita nella sua bibbia gastronomi­ca).

Nascono così le zeppole moderne a base di pasta choux o bignè, preparata con uova, strutto ed aromi vari, da friggere due volte: prima in olio abbondante e poi nello strutto fuso.

La zeppola di San Giuseppe, secondo la bibbia dei buongustai, è solo una: la fritta, guarnita con crema gialla ed amarene.

Eppure oggi, alla scelta della cottura, si affiancano alternativ­e molto fantasiose come le zeppole doppia crema, interna ed esterna, con l’impasto al cioccolato oppure ricoperte di cioccolato fuso e poi guarnite con panna oppure Nutella o pistacchio e decorate con scaglie di cioccolato. A queste si aggiungono le “gourmet” con crema Cheese Cake o Chantilly.

Frittelle d’epoca La ghiottoner­ia simbolo della Festa del papà ha le sue origini nel 500 avanti Cristo Con crema e amarene La versione moderna risale all’’800: Pintauro riscrisse la ricetta iseguendo Cavalcanti

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