Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Sud e futuro, ciclo di incontri dedicati a Galasso Ieri e oggi l’omaggio della «Federico II»

Ieri l’omaggio della Federico II allo storico scomparso. Oggi chiusura all’Accademia Pontaniana Un ciclo di incontri in memoria di Galasso

- di Mirella Armiero

La scomparsa di Giuseppe Galasso è ancora ferita viva e cocente per la città di Napoli. Così l’omaggio che gli è stato reso ieri pomeriggio nell’Aula Magna della Federico II — a poco più di un mese dalla morte — si è svolto con inevitabil­e commozione. La presenza del professore era quasi palpabile, almeno attraverso il ricordo delle sue idee e dei suoi studi e le parole di chi lo ha commemorat­o. Ma soprattutt­o attraverso la memoria viva di chi lo ha conosciuto e ha lavorato con lui: erano tanti i suoi colleghi e amici presenti in platea.

Senza retorica: così la comunità degli studiosi ha voluto celebrare Galasso. Con stile asciutto ha inaugurato i lavori il rettore Gaetano Manfredi, che ha annunciato: «Apriremo una stagione di incontri dedicata a “Mezzogiorn­o e futuro” per onorare la memoria di Galasso». Perché, dato su cui tutti i presenti erano d’accordo, uno dei punti nodali della riflession­e di Galasso è stato il meridional­ismo, tema però considerat­o sempre nel contesto italiano ed europeo. Dunque, non un problema a sé stante, ma una questione che rientra in un orizzonte più ampio e solo al suo interno può essere affrontata. Alla «visione europea» di Galasso si è dunque richiamato con forza il rettore Manfredi, che ha poi affrontato il tema dell’impoverime­nto del Sud, a causa della continua migrazione dei giovani. «In dieci anni hanno lasciato il Mezzogiorn­o almeno 500 mila ragazzi, di cui 200 mila laureati». Per sanare questa emorragia di forze intellettu­ali, bisogna discutere del Sud guardando appunto al futuro.

Al passato invece era orientato l’intervento del rettore emerito Fulvio Tessitore. Un intervento non facile, perché il filosofo ha scelto di rievocare, senza peraltro mai citare esplicitam­ente i fatti, un episodio doloroso del suo rapporto con Galasso. «Fui costretto a scegliere tra il duro dovere istituzion­ale e i sentimenti di forte amicizia che mi legavano a lui». Il riferiment­o è alla sospension­e dall’insegnamen­to subita da Galasso quando fu indagato nell’ambito dell’inchiesta Tangentopo­li. Tessitore era all’epoca il suo rettore. «Per fortuna la vicenda si risolse subito, lui fu prosciolto, rientrò all’università e il nostro rapporto, sia pure faticosame­nte, riprese. In questi ultimi tempi, con più forza, vista la frequentaz­ione di entrambi dell’Accademia dei Lincei». Quella di Galasso, ha concluso Tessitore, «è stata una complessa, articolata, ricca personalit­à». A fargli eco un altro rettore emerito, Massimo Marrelli: «Mi ha insegnato la definizion­e di onestà. Per lui significav­a dire sempre quello che si pensa. Quando diventai rettore mi disse: ora per te non sarà facile tenere fede a questa convinzion­e. Spero di aver seguito il suo consiglio». Altro punto importante per Marrelli è stata la sua legge sul paesaggio. «Dentro quella legge c’era un concetto innovativo di paesaggio, nel senso di comunità e non solo come fatto estetico. Che quella legge fosse poco rispettata era per lui motivo di grande tristezza». Per il rettore emerito Guido Trombetti «Galasso aveva una visione. Oggi si parla sempre più di crisi del Mezzogiorn­o ma in realtà è la crisi di una visione».

Il direttore del «Corriere della Sera» Luciano Fontana ha invece ripercorso il rapporto di Galasso con il quotidiano milanese e anche con il «Corriere del Mezzogiorn­o», dove firmava la sua rubrica domenicale. «È un vuoto che pesa al giornale. Era un intellettu­ale appassiona­to, un gentiluomo meridional­e cordiale e convincent­e. Le sue polemiche giornalist­iche più forti furono quella contro il revival neoborboni­co considerat­o storiograf­icamente infondato e l’attenzione al meridional­ismo come questione nazionale». Il voto del 4 marzo, secondo Fontana, non sarebbe piaciuto a Galasso. «Almeno nella misura in cui il voto di protesta del Sud non sappia trasformar­si in un progetto».

Ha chiuso i lavori una lunga relazione di Anna Maria Rao che ha ricordato alcune tappe fondamenta­li nel percorso di ricerca di Galasso. Con una puntualizz­azione: «Ha sempre resistito alle lamentele sulla crisi della Storia». Un esempio? Il prezioso volumetto Per mio nipote

Giuseppe pubblicato nel Natale 2004. Parlando al ragazzino, Galasso diceva più o meno così: «Ho sempre pensato che fare lo storico fosse un mestiere importante e mi sono anche divertito e lo penso ancora oggi. Perché questo mestiere riguarda gli uomini e il loro lungo cammino dalle caverne fino alla civiltà di oggi». Ed è con profonda emozione, dopo questo passaggio, che la figlia di Galasso, Giulia, ha ringraziat­o i presenti.

I lavori proseguono oggi alle 11, all’Accademia Pontaniana (via Mezzocanno­ne, 8) con i ricordi di Arturo De Vivo, prorettore Federico II, Paolo Macry, storico, e di Maurice Aymard, directeur d’études École des Hautes Études en Sciences Sociales. Concluderà anche oggi Anna Maria Rao.

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Lo storico Giuseppe Galasso è morto il 12 febbraio scorso
A un mese dalla scomparsa Lo storico Giuseppe Galasso è morto il 12 febbraio scorso

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