Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Democrat (e sinistra) alla ricerca del consenso perduto
Credo che il Pd e la sinistra in generale abbiano il dovere di interrogarsi a fondo sul perché gran parte dell’elettorato li abbia abbandonati (prevalentemente) a favore dei 5 stelle. La prima constatazione è che il voto di opinione oggi si è trasformato in voto di protesta. Il voto di opinione per il buon governo non riesce a convincere.
Chi scrive è convinto che sia il governo nazionale che quello regionale, entrambi a guida Pd, abbiano fatto molte cose buone. Ma questo non è stato sufficiente. Sia perché è stato comunicato male, sia perché le cose fatte non soddisfano le esigenze primarie del territorio.
Non basta fare le cose «ordinarie» (per quanto importanti) senza un progetto complessivo che risponda alla domanda di speranza ed equità. Non basta la crescita del Prodotto interno lordo ma occorre anche una migliore e più equa redistribuzione dell’incremento del Pil stesso: se l’aumento determina un vantaggio per pochi, l’effetto è un incremento direttamente proporzionale della rabbia dei molti.
La seconda considerazione è che il voto di apparato e di piccola clientela non produce più risultati apprezzabili in termini percentuali. Questa “verità” la «politica politicante» stenta ad assimilarla. Se non si convincono i cittadini con esempi e con immagine positiva, piccole prebende o piaceri a destra o a manca servono a poco.
La terza considerazione è che le divisioni interne, a livello locale soprattutto ma anche a livello nazionale, producono effetti devastanti e di disorientamento nell’opinione pubblica. A questo modello di eccessiva democrazia, che si traduce talvolta in anarchia, si contrappone il modello monarchico dei 5 stelle, che a quanto pare rassicura e convince.
La quarta considerazione è che la comunicazione — se ancora ci fosse bisogno di dirlo — conta più della sostanza. Le «cose fatte» bisogna saperle raccontare, con semplicità, senza enfasi o arroganza, con simpatia.
In definitiva, per poter ripartire alla conquista del consenso perduto, la sinistra dovrà cambiare l’idea che ha di se stessa. Occorre ridare una speranza, partendo da volti credibili e simpatici, che siano percepiti come compagni di strada e non come esponenti di un mondo autoreferenziale.