Corriere del Mezzogiorno (Campania)

«Era tranquilla, abbiamo parlato Poi ho udito lo sparo e l’ho vista morire»

- DALLA NOSTRA INVIATA Titti Beneduce

«Ci siamo incontrate come sempre davanti alla scuola alle 8.10, ci siamo salutate. Abbiamo parlato della gita che i nostri bambini avrebbero dovuto fare nei prossimi giorni, al museo Emblema di Terzigno; mi ha chiesto se potevo passare io a prendere la figlia, perché lei aveva un braccio rotto e non guidava». Carmela Bianco è l’ultima persona, a parte il suo assassino, che ha parlato con Imma Villani. Qualche ora dopo la tragedia sta ancora cercando di farsene una ragione: «Non riesco ancora a crederci. Nessuno mai avrebbe immaginato».

Le due donne si conoscevan­o bene: si incontrava­no tutte le mattine davanti alla scuola di Boccia al Mauro, frazione di Terzigno, e scambiavan­o due chiacchier­e. «Mi è sembrata tranquilla come sempre – racconta Carmela ancora scossa – l’ho salutata e sono entrata nell’edificio. Stavo facendo le ultime raccomanda­zioni ai miei bambini quando ho sentito un colpo. Mi sono precipitat­a fuori, ho visto un corpo sul marciapied­i, qualcuno mi ha detto: è la madre di Arianna. Per lo shock sono corsa di nuovo nella scuola, quasi mi rifiutassi di accettare la realtà».

Carmela non ha visto l’omicida allontanar­si in sella allo scooter grigio, ma lo hanno notato molti altri genitori che avevano accompagna­to i bambini all’istituto di via dei Pini. Diverse segnalazio­ni sono arrivate ai carabinier­i, la caccia al fuggiasco è cominciata in tempo reale. «Sapevo – ricorda la testimone – che tra Imma e il marito c’erano stati problemi, che lei da qualche settimana era tornata a stare a casa del padre. Ma non era scesa nei dettagli, del resto era una persona molto riservata». Quanto a lui, come spesso accade in casi del genere, appariva a tutti come una persona normalissi­ma: «Lo vedevo agli incontri scuola famiglia e in altre occasioni del genere, come le recite scolastich­e. Era un papà molto presente, una persona educata e tranquilla. Mai, voglio sottolinea­re mai avrei potuto immaginare una cosa del genere. Mai avrei pensato che un uomo come lui potesse impugnare un’arma».

Del braccio rotto le due amiche avevano parlato, ma non sembrava che alla faccenda Imma desse particolar­e peso: «Mi aveva detto – racconta ancora la testimone – che era caduta in casa. Da qualche settimana portava il gesso, infatti, e per questo non poteva guidare l’auto. Non le ho fatto domande».

Poi torna ad affiorare il dolore: «Sono frastornat­a: sono passata da un momento gioioso, la programmaz­ione di una gita scolastica dei nostri bambini, al lutto inatteso. Imma era una donna piena di vita, bella e sorridente. Il suo omicidio è stato un gesto di crudeltà sconfinata».

È stata proprio Carmela Bianco ad avvertire dell’accaduto il sindaco di Terzigno, Francesco Ranieri, con una telefonata. Profondame­nte colpito, Ranieri ha subito raggiunto la scuola elementare, dove si è trattenuto brevemente: «È stata una scena terribile. Purtroppo per la povera Imma non c’era più nulla da fare: ero presente quando è stato sollevato un attimo il telo che la copriva e ho potuto scorgere il viso pieno di sangue. I carabinier­i hanno confermato che il proiettile l’ha raggiunta alla testa. Sono vicino ai familiari della signora e ovviamente il Comune è disponibil­e ad aiutare in ogni modo la bambina».

Bocche cucite da parte dei parenti di Pasquale, che si sono chiusi nella loro villa di via Amati. Un ragazzo si è avvicinato ai cronisti in attesa davanti al cancello per allontanar­li con modi bruschi. Silenzio anche da parte dei vicini di casa.

Era serena come sempre, anche se aveva un braccio rotto Mi aveva detto che era caduta in casa Da qualche settimana portava il gesso, infatti è per questo che non poteva guidare e accompagna­re la piccola

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