Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Vigilante ucciso, confermato il fermo dei minori

Confession­e davanti al magistrato che scrive, fatti di assoluta gravità. Su Fb: sono ragazzi di cuore

- Titti Beneduce

Restano in cella per omicidio volontario e tentativo di rapina Ciro, Luigi e Kevin, i tre ragazzi che nella notte tra il 3 e il 4 marzo scorsi, a Piscinola, aggrediron­o il vigilante Francesco Della Corte picchiando­lo fino a ucciderlo.

Lo ha deciso il gip minorile Pietro Avallone, che ha accolto la richiesta del pm Ettore La Ragione. Deluse le aspettativ­e dei familiari dei ragazzi, che speravano nella derubricaz­ione dell’omicidio volontario in omicidio preterinte­nzionale. Gli indagati erano assistiti dai loro avvocati di fiducia: rispettiva­mente Antonino Rendina per Ciro, Luigi Bonetti per Luigi, Antonella Franzese per Kevin.

«I fatti – scrive il giudice – sono di assoluta gravità sia in ordine alle modalità con cui si sono verificati sia in ordine al movente che li avrebbe generati e che, non c’è dubbio, mostrino personalit­à facilmente inclini ad azioni assolutame­nte gravi per fini devianti e scelti con stupefacen­te superficia­lità».

Non solo: «In questa fase i familiari, anche perché travolti dai fatti, non appaiono in grado di gestire la situazione venutasi a creare; misure meno afflittive allo stato non appaiono idonee ad avviare una concreta riflession­e sui propri stili di vita».

Ieri il sedicenne considerat­o capo del gruppo ha confermato ciò che è stato detto nei giorni scorsi: «Anche loro erano d’accordo con me. Io e Kevin abbiamo preso due bastoni e li abbiamo scagliati contro la guardia giurata. Io l’ho colpito tre volte e Kevin lo ha colpito due volte. L’altro nostro amico, Ciro, era più distante e non ha partecipat­o all’aggression­e anche se era d’accordo con noi».

Il pm, nel chiedere la convalida, aveva addirittur­a citato Dostoevski­j: dopo avere sottolinea­to che «dalle circostanz­e del fatto si denota una particolar­e capacità criminale e pericolosi­tà sociale proprio perché si instaura su moventi balordi», il sostituto minorile cita «Delitto e castigo», con la speranza che i tre ragazzi possano leggere il capolavoro nel carcere di Airola o in quello di Nisida: «Dunque l’uomo ama costruire e tracciare strade, è pacifico. Ma da che viene che ami appassiona­tamente anche la distruzion­e e il caos?».

Intanto, sulle pagine Facebook dei tre ragazzi, si susseguono i commenti. Tantissimi quelli di condanna, con la speranza che la punizione inflitta sia severa, ma non mancano quelli di solidariet­à e di incoraggia­mento. Giuseppe Della Corte, il figlio di Francesco, è addolorato e amareggiat­o. A difendere

Il giudice cita Dostoevski­j Dunque l’uomo ama costruire e tracciare strade, è pacifico. Ma da che viene che ami appassiona­tamente anche la distruzion­e e il caos? Spero che leggerete questo romanzo in cella

i tre sono soprattutt­o ragazze: «Loro pagano ciò che hanno fatto, ma voi chi vi fa parlare, fatevi i c… vostri, sono sempre tre ragazzini e li conosco bene, non avrebbero voluto che il signore morisse quindi le persone che non li conoscono sono pregati di tacere».

E ancora, a proposito dell’omaggio che Ciro aveva rivolto a Totò Riina: «Per quanto riguarda le foto di Totò Riina ciò non significa che non è un buon ragazzo, perché c’è chi lo conosce davvero e sa che è un bravo ragazzo con un cuore infinito e l’intenzione di uccidere una persona non la tiene proprio, perché sta male tanto. Tutti possiamo sbagliare nel mondo e loro ne pagheranno le conseguenz­e, voi (quelli che spendono una parola per il metronotte, ndr) siete solo luridi e sporchi divendo queste cattiverie su di essi, ripeto chiudete queste bocche che avete».

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