Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Cafiero, passeggiata sotto casa del boss: «Contro le baby gang occorre più scuola»
Le finestre sono chiuse nel «Palazzo della camorra», ma sotto, davanti al portone, in strada c’è la voce forte dei giovani che rompe il muro di omertà e silenzio che per decenni ha abitato in questo edificio.
Ercolano, via Resina, la casa di un boss in carcere in regime di 41 bis condannato all’ergastolo, Giovanni Birra, diventa luogo del singolare sitin della legalità, con un fiume di ragazzi in marcia e in testa al corteo il procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero de Raho che ha accettato il singolare invito del sindaco Ciro Buonajuto a dare un segnale forte nella «Settimana della memoria delle vittime innocenti delle mafie». Per la prima volta centinaia di ragazzi con i loro genitori e le istituzioni percorrono tutti insieme la strada che un tempo era la roccaforte del clan Birra con destinazione la casa del boss. Qui, dove si facevano affari illeciti e si decidevano agguati a colpi di pistole, oggi si ricordano le vittime innocenti.
Cafiero de Raho, circondato dai ragazzi, non esita a lanciare il suo grido d’allarme chiamando in causa la scuola, sollecitandola a svolgere il suo dovere. «La scuola non può non accorgersi dei ragazzi che scelgono la strada sbagliata - afferma il procuratore nazionale Antimafia- e se esiste oggi una violenza diffusa da parte dei minori non è soltanto un problema sociale ma riguarda anche le modalità in cui si utilizzano gli strumenti per educare i giovani, soprattutto la scuola».
Sui docenti Cafiero de Raho incalza: «La violenza da parte di certi giovani giovani non è uno strumento al quale si ricorre in maniera occasionale ma diventa spesso un comportamento che è rilevabile da parte dei professori che stanno a contatto quotidianamente con questi giovani e che non possono non riconoscere ragazzi non perfettamente integrati. Spetta a loro per primi il compito di segnalare ad esempio l’inosservanza scolastica, il ragazzo che non frequenta la scuola, poi intervengono i servizi sociali fino ad arrivare al Tribunale dei Minorenni. Se i docenti non segnalano per primi situazioni di disagio, quelle stesse situazioni patologiche si incancreniscono determinando frange di illegalità e violenza come quella a cui stiamo assistendo a Napoli».
Il riferimento di Cafiero de Raho è alle baby gang e ai 3 ragazzi arrestati sabato corso dalla polizia per aver ucciso a bastonate un metronotte nella stazione di Piscinola.
«Anche noi dobbiamo tutti farci un esame di coscienza nel rapporto con nostri figli e i nostri giovani per poter fronteggiare con fermezza questa ondata di violenza» ha detto il procuratore Antimafia, esaltando per la lotta alla camorra il modello Ercolano: «Qui abbiamo assistito ad un resurrezione culturale, iniziative come questa, di manifestare anche sotto la casa di un boss, rappresentano la ferma reazione da parte di coloro che hanno subito le angherie, l’arroganza, la violenza mafiosa, e solo così si riafferma il valore fondamentale della libertà e della democrazia».
Il sindaco Ciro Buonajuto, che ha guidato i ragazzi sotto il Palazzo della camorra di via Resina, ha ribadito che «in questa zona, dove prima l’economia circolava solo con la criminalità, dove si celebravano i processi della camorra e si emettevano sentenze di morte, adesso invece con i giovani siamo qui a parlare di legalità, cultura e trasparenza».
La marcia anticamorra è stata preceduta da un incontro con 400 ragazzi al Museo Mav di Ercolano al quale sono intervenuti, tra gli altri, anche il questore di Napoli Antonio De Jesu e il comandante provinciale dei carabinieri Ubaldo Del Monaco.