Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Antigone senza Antigone Napoletana e barocca
Al San Ferdinando in scena «Emone» di Antonio Piccolo
Un’Antigone senza Antigone, presentata dal punto di vista del suo promesso sposo, e concepita in un napoletano immaginario, che parte dalla lingua barocca di Basile per poi comprendere anche espressioni contemporanee. È la proposta di «Emone. La traggedia de Antigone seconno lo cunto de lo innamorato», da stasera fino a domenica al San Ferdinando, testo del giovane autore partenopeo Antonio Piccolo, che parte dalla tragedia di Sofocle, osservata però con gli occhi di un innamorato, l’Emone del titolo, cugino della principessa condannata e figlio del re Creonte. Si deve al padre il giudizio – morte per chi avesse osato seppellire Polinice, nipote traditore della patria ispirato alla ragion di stato più che ai sentimenti. Su questa contraddizione si sviluppa la tragedia riletta da Piccolo e allestita da Raffaele Di Florio.
«Ho voluto calare l’azione in un tempo sospeso – spiega il regista – una sorta di limbo in cui non c’è giudizio. E per far questo mi sono ispirato alle immagini di un documentario su Chernobyl, quelle di una giostra abbandonata ricoperta di sterpi. Dove, spostata a Tebe, i protagonisti più giovani della pièce avrebbero potuto giocare da bambini prima di combattersi e trovare la morte». Antigone non è prevista dal copione eppure Di Florio non vi ha rinunciato del tutto. «Sarà la figura di una cantante, Valentina Gaudini, che interpreterà tre brani che Salvio Vassallo ha ripreso dai Berio’s Folk Songs. Ma sarà un’apparizione estranea ai dialoghi, peraltro tutti accompagnati dalle musiche di Vassallo». Il progetto, che vede in scena anche Paolo Cresta, Gino De Luca, Anna Malamaci e Marcello Manzella, nasce dal Premio Platea vinto da «Emone», di cui fanno parte 18 teatri, fra Nazionali e Tric, produttori dello spettacolo.