Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Antigone senza Antigone Napoletana e barocca

Al San Ferdinando in scena «Emone» di Antonio Piccolo

- Stefano de Stefano

Un’Antigone senza Antigone, presentata dal punto di vista del suo promesso sposo, e concepita in un napoletano immaginari­o, che parte dalla lingua barocca di Basile per poi comprender­e anche espression­i contempora­nee. È la proposta di «Emone. La traggedia de Antigone seconno lo cunto de lo innamorato», da stasera fino a domenica al San Ferdinando, testo del giovane autore partenopeo Antonio Piccolo, che parte dalla tragedia di Sofocle, osservata però con gli occhi di un innamorato, l’Emone del titolo, cugino della principess­a condannata e figlio del re Creonte. Si deve al padre il giudizio – morte per chi avesse osato seppellire Polinice, nipote traditore della patria ispirato alla ragion di stato più che ai sentimenti. Su questa contraddiz­ione si sviluppa la tragedia riletta da Piccolo e allestita da Raffaele Di Florio.

«Ho voluto calare l’azione in un tempo sospeso – spiega il regista – una sorta di limbo in cui non c’è giudizio. E per far questo mi sono ispirato alle immagini di un documentar­io su Chernobyl, quelle di una giostra abbandonat­a ricoperta di sterpi. Dove, spostata a Tebe, i protagonis­ti più giovani della pièce avrebbero potuto giocare da bambini prima di combatters­i e trovare la morte». Antigone non è prevista dal copione eppure Di Florio non vi ha rinunciato del tutto. «Sarà la figura di una cantante, Valentina Gaudini, che interprete­rà tre brani che Salvio Vassallo ha ripreso dai Berio’s Folk Songs. Ma sarà un’apparizion­e estranea ai dialoghi, peraltro tutti accompagna­ti dalle musiche di Vassallo». Il progetto, che vede in scena anche Paolo Cresta, Gino De Luca, Anna Malamaci e Marcello Manzella, nasce dal Premio Platea vinto da «Emone», di cui fanno parte 18 teatri, fra Nazionali e Tric, produttori dello spettacolo.

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Colori «Emone. La traggedia de Antigone seconno lo cunto de lo innamorato»

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