Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Vele a lutto Con De Lella si conclude l’epoca d’oro
Le vele del Golfo sono listate a lutto. Oltre l’iperbole, dopo l’uscita di scena di Gennarino De Lella, in questo sport nobile e ardimentoso niente più sarà come prima: si è definitivamente chiusa un’epoca che a tratti – pensiamo alle Olimpiadi del ’60 - è stata vissuta come una epopea. Con Napoli in cima al mondo. Oggi siamo tornati sul fondo. E la risalita è una scommessa che difficilmente sarà vinta.
La morte dell’uomosimbolo del Circolo Italia, però, spazza via gli ultimi ricordi e da Posillipo al Molosiglio, passando per il Borgo Marinari, la banchina dei circoli nautici napoletani è percorsa da una tristezza invincibile.
Gennarino De Lella è stato un marinaio d’altri tempi. Con un suo regno: il Golfo. E una capitale: Santa Lucia. Aannusava il vento affacciandosi oltre la soglia dell’officina simile a quella del dio Vulcano e catechizzava gli allievi. Che lo ascoltavano in religioso silenzio, fossero supercampioni come Francesco De Angelis o giovani speranze come Picchio Milone.
Gennarino era anche simpatico e geniale, aveva un carisma ruspante ma coinvolgente. Una volta a Carlo Rolandi, cinque olimpiadi da atleta, che esprimeva timori per una regata, rispose: “Signor Carlo state tranquillo noi a vela siamo più forti di tutti, tenimme ‘a cazzimma, gli altri non sanno neanche cos’è”. E la regata, naturalmente, fu vinta. Rispetto e familiarità armoniosamente insieme, roba d’altri tempi.
Gennarino discendeva da sacri lombi e anche questo ha la sua importanza. Suo padre, Giuseppe, era soprannominato <bicchiere> perché gli occhiali montavano vetri esasperatamente spessi ed era una sorta di santone della banchina; suo fratello Sauro, “Savacchione”, è stato un ottimo allenatore di canottaggio; Riccardo, il più piccolo, scelse il calcio ed esibiva un sinistro (quasi) magico. Eravamo in tanti a salutarlo, tra i più commosi gliamici di sempre: da Rolandi a Pippo Dalla Vecchia, da Picchio Milone a Roberto Mottola, da Nino Cosentino a Aldo Valenzuela, da Roberto Perrone Capanoi a Lars Borgstrom. (E ci scusiamo con tutti quelli che non abbiamo nominato).