Corriere del Mezzogiorno (Campania)
De Luca all’attacco: «Mai difeso dal partito» Ma salva Tartaglione
Attacco al M5S: «Promettono fondi ai presidi purché si iscrivano alla piattaforma Rousseau»
A porte chiuse, blindato dai suoi fidati scudieri salernitani che presidiano l’accesso alla sala, Vincenzo De Luca dice quello che non ha detto in direzione nazionale e cioé «siamo tutti corresponsabili di questo disastro, nessuno escluso». Che all’orecchio dei delegati regionali appare già come un cambio di rotta, un’ammissione di colpa. Fino a un certo punto, ovviamente.
A porte chiuse, blindato dai suoi fidati scudieri salernitani che presidiano l’accesso alla sala, Vincenzo De Luca dice quello che non ha detto in direzione nazionale e cioé «siamo tutti corresponsabili di questo disastro, nessuno escluso». Che all’orecchio dei delegati regionali appare già come un cambio di rotta, un’ammissione di colpa. Fino a un certo punto, ovviamente. È sempre De Luca. Dopo la disastrosa assemblea provinciale di Ercolano finita in rissa, in direzione regionale non entrano giornalisti e fotografi. Il governatore piomba in sala direttamente dal garage pur di evitare anche uno scatto o una telecamera. Il momento è pesante. Anche il clima. A un certo punto si favoleggia di una conta per sfiduciare Assunta Tartaglione. Un gesto inutile visto che le dimissioni di Tartaglione sono state congelate dal reggente Maurizio Martina. Mario Casillo, comunque, se ne va lo stesso.
Il primo step è la relazione della segretaria regionale Assunta Tartaglione: «Siamo ormai un club esclusivo: abbiamo la nostra tessera, la nostra cerchia di amici, i nostri interessi da rappresentare. Se qualcuno bussa alla nostra porta gli chiediamo da dove viene e non perché è qui. Se questa è la realtà dei fatti, prima delle analisi che sono partite immediatamente dopo il voto, forse è opportuno chiedere scusa ai tanti che hanno creduto in noi e che abbiamo deluso, a tutti quelli che hanno trovato altrove una speranza che noi non abbiamo saputo offrire», questa è la premessa. E poi lancia un patto di fine legislatura a De Luca. Che incredibilmente cambia tono. È l’ultimo della lunga serata a parlare, perché la direzione non si chiude.
«Dopo l’assemblea di Napoli mi sembrava stessimo deragliando, invece la strada è giusta — comincia il governatore —. Provo rispetto e stima per la correttezza di Tartaglione». Non stupisca, anche il figlio Piero nel monologo salernitano della scorsa settimana ha salvato la segretaria regionale. Far cadere i vertici del Pd come birilli, in questa fase, significherebbe depotenziare ulteriormente la propria leadership regionale. Continua: «S’è respirato un clima infame, di totale solitudine con episodi degenerativi. Io prima del voto non chiamo nessuno, ognuno sa quello che deve fare. Mi chiedo: cosa è arrivato ai cittadini di tutta questa discussione? Credo molto poco. L’immagine che è arrivata è quella del tavolo della presidenza del partito con tutti i dirigenti che hanno diretto il partito in questi anni, tranne Renzi. Non mi piace. Mi pare ingiusto e inutile. Se tutti i responsabili stanno al tavolo della presidenza non abbiamo capito nulla. Di che parliamo? Noi abbiamo perduto perché si è rotto il rapporto tra il Pd e pezzi decisivi. Ci giochiamo la vita o la morte del partito d’ora in poi. La sinistra rivoluzionaria non è la risposta, persino un rivoluzionario postumo come Grasso non è servito a nulla».
Sono i 5 Stelle il suo bersaglio. E il Pd cittadino che non lo ha mai difeso. De Luca parla di «forze oscure che si sono messe in movimento. Lasciamo stare alcune azioni mirate. Quando leggevamo il voto della Terra dei fuochi pensavamo all’inquinamento camorristico. Se andiamo a leggere oggi il voto dei 5 stelle abbiamo la moltiplicazione del voto dato una volta al centrodestra. A Casal di Principe prendono il 70 per cento. Non è un dato fisiologico. Ma anche su questo dobbiamo riflettere». E ancora: «I 5 stelle stanno mandando ai presidi della Campania una mail in cui dicono di aver creato un fondo per le scuole purché si iscrivano alla piattaforma Rousseau». Sul Pd cittadino: «A Napoli i centri sociali vengono pilotati contro di me, quelli di Insurgencia fischiano e il Pd sta zitto. Arriva Renzi, c’è una violenza guidata da consiglieri di Dema e il Pd sta zitto. Mi rimandano Insurgencia a Pozzuoli a sfondare la vetrata dell’ospedale e il Pd sta zitto. Ora stanno proponendo di regalare un altro spazio pubblico, mentre l’Anm è fallita e noi zitti. Se uno offende il segretario del partito, per una questione di dignità non parla più con lui. La Regione ha salvato la città di Napoli. Vogliamo dirlo con orgoglio? Basta il passato è il passato. Noi oggi dobbiamo salvarci altrimenti sarà difficile trovare un’ipotesi per il Comune. Se perdi Napoli è peggio che perdere Roma». Su Renzi: «Chi rappresentiamo? Né gli inclusi né gli esclusi, diventa complicato capire la nostra base sociale. Facendo un elenco didascalico dov’è il punto di rottura? Renzi ha tentato un’operazione storico-politica gigantesca. Il punto di svolta è la riforma della scuola, un disinnamoramento. Abbiamo respirato momenti di odio, l’idea di prendere madri di famiglia e spedirle al Nord per un atto burocratico ha indignato l’Italia. Per non parlare del pubblico impiego che è un mondo nostro, ma se fai una riforma demenziale lo perdi. I patti per il Sud vanno bene ma maturano tra due tre anni, chi deve mangiare come fa? Siamo stati omologati tutti. I nostri sindaci uscenti faranno fatica a essere rieletti».
È una sorta di chiamata alle armi quella di De Luca che lancia «una grande iniziativa pubblica a maggio di bilancio e rilancio della Regione Campania coinvolgendo il mondo delle imprese, gli intellettuali, aprendoci con trasparenza». E sempre a maggio «faremo noi il piano per il lavoro per assumere 30-50 mila giovani nella pubblica amministrazione».
L’orlandiano Marco Sarracino ironizza: «Accogliamo De Luca nella componente Orlando, visto che ha criticato tutto quello che Renzi ha fatto prima del congresso nazionale». Chiedono una nuova segreteria e discontinuità ma non c’è tempo. La seduta è aggiornata a lunedì prossimo. Franco Alfieri esce sudato: «Basta con queste fritture di pesce, meglio le zeppole».