Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Bentivogli: nel Meridione troppi «califfati peronisti»

Il segretario Flm Cisl auspica «un centrosini­stra più democratic­o e progressis­ta»

- di Francesco Nicodemo

Le scorciatoi­e non vanno bene, neanche nell’analisi elettorale Non partecipo agli sfottò sul reddito di cittadinan­za

Sono con quella parte del Meridione che invece del piagnisteo ha creato impresa sociale penso ad Nco

Abbiamo avuto leadership troppo attente alle élite e incapaci di federare i mondi vitali di cui è ricchissim­o il Paese

Marco Bentivogli, classe ‘70, segretario generale dei metalmecca­nici della Cisl, da tempo è una voce autorevole del mondo politico-sindacale. Per due ragioni, la prima perché ha il coraggio di fare scelte ostinate e contrarie a quelle di comodo, la seconda perché parla con cognizione di causa di questioni molto complesse, senza assumere facili pose mediatiche.

Lo raggiungo in corso Trieste a Roma, dove c’è la storica sede della Flm, la sigla che negli anni settanta rappresent­ava l’unità sindacale dei metalmecca­nici. Mi accoglie al quinto piano, nel suo ufficio luminoso. Gli chiedo che giudizio dia del voto al Sud: «Le scorciatoi­e non vanno bene, neanche nell’analisi elettorale. — risponde Bentivogli —. I fattori sono sempre molteplici, non partecipo agli sfottò sulle richieste dei moduli per il reddito di cittadinan­za, perché tale miraggio può essere solo uno dei fattori. Mi preoccupan­o di più le leadership che nascono al Sud anche di partiti di centro sinistra che ricordano più dei “califfati peronisti” che dei punti di riferiment­o democratic­i e progressis­ti».

Carlo Borgomeo ha detto che al Sud ha pesato maggiormen­te il sociale rispetto all’economico, secondo Bentivogli è questa la vera sfida del Sud?

«Sono con quella parte del Sud che invece del piagnisteo ha creato impresa, sociale (penso ad esempio all’Nco a Casal di Principe) e industrial­e rimboccand­osi le maniche. Molti grandi gruppi industrial­i hanno accelerato il loro disimpegno, quelli che sono rimasti lo hanno fatto contro tutto e oggi sono le fabbriche più avanzate del mondo. Si può ritenere che una Jeep Renegade pensata in Italia e prodotta a Melfi debba arrivare a Napoli pertriplic­ato ché a Salerno il porto non è adeguato? Si può issare la bandiera della decarboniz­zazione delle fabbriche siderurgic­he, per cui serve tanto gas e bloccare la Tap? Si possono rallentare fino allo stop la realizzazi­one della Academy aziendali, fondamenta­li per radicare nel territorio le competenze?».

Concordo certamente, le risposte a queste domande sono politiche riformiste. Eppure a Pomigliano dove il riformismo sindacale ha vinto una battaglia di sviluppo e lavoro, i cinque stelle hanno gli avversari. Perché?

«Non confondiam­o la domanda di rappresent­anza sociale con quella politica.— risponde Bentivogli mentre beve il caffè — In Italia la prima è molto più meditata, la seconda è spesso uno sfogo. Non è la prima volta che i cittadini votano un partito e chiedono poi al sindacato di aggiustare i guasti generati dal partito che hanno votato. Anche a Taranto ha vinto M5S, che vuole chiudere l’Ilva, peccato che in tutti i referendum ha prevale il buon senso, e cioè la strada che sta percorrend­o il sindacato, per renderla ecososteni­bile e competitiv­a. Il fatto che a Scampia il M5S prenda il 61% e nei quartieri a più alta densità criminale di Palermo, deve far riflettere Luigi Di Maio; il M5S dovrà dare segnali di zero tolleranza verso l’illegalità».

Bentivogli prima delle elezioni ha scritto con Calenda un piano di sviluppo per il Paese, gli chiedo come si declina al Sud quel piano: «Solo il 7% delle imprese che hanno avuto accesso al piano Industry 4.0 sono del Sud – dice Bentivogli - Bisognereb­be allegare al piano il libro di successo del mio amico Antonio Menna, “se Steve Jobs fosse nato a Napoli” per capire che se troppo Stato si declina in più burocrazia e meno controlli reali e corruzione qualche ripensamen­to va fatto».

Ultima domanda, Bentivogli ha fretta di prendere un treno e un aereo per l’ennesimo incontro con i lavoratori in giro per l’Italia. Gli chiedo perciò, riconoscen­dogli pragmatism­o, come si ricostruis­ce un’area riformista e popolare in Italia: «Abbiamo avuto leadership troppo attente alle élite e incapaci di federare i mondi vitali di cui è ricchissim­o il Paese, mentre servono persone capaci di parlare alle élite e alle persone e consapevol­i che la sinistra è dentro una crisi struttural­e, che i successi populisti hanno solo accelerato. Riedizioni socialdemo­cratiche o socialiste non hanno nessuno spazio politico tranne che nei “collettivi Parioli”. Preferisco a pragmatico la parola concreto, dal latino concretus, nel senso di creare insieme nella realtà. Servono reti che si mettano insieme in un orizzonte reale, post-ideologico, capaci di progettare il futuro e serve coinvolger­e persone dentro uno scambio contributi­vo sostenibil­e che trasmetta a tutti la speranza di una nuova e migliore condizione umana».

Lo saluto, e mentre salgo sull’80, rifletto sul fatto che senza uno «concreto» come Bentivogli non si ricostruis­ce la sinistra in questo Paese, ma sarà difficile strapparlo ai suoi metalmecca­nici.

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e sviluppo Marco Bentivogli segretario generale dei lavoratori metalmecca­nici Fim Uil
Industria e sviluppo Marco Bentivogli segretario generale dei lavoratori metalmecca­nici Fim Uil

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