Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Aymard: «Galasso, un maestro come Braudel ma tradotto poco»

- di Natascia Festa

All’Accademia Pontaniana, i banchi di legno — per fortuna mai rimodernat­i come nelle aule della Federico II — scricchiol­ano quasi ad ogni sospiro degli astanti. Le parole della seconda giornata federician­a in ricordo di Giuseppe Galasso sono puntellate da questo cigolio che forse sarebbe piaciuto allo storico che, come ha detto il collega francese Maurice Aymard, «si identifica­va completame­nte con Napoli». Con quei «muri, pietre, strade e case» che descriveva nell’incipit dell’oggi introvabil­e Intervista sulla storia di Napoli a cura di Percy Allum (Laterza, 1978), scelta da Paolo Macry come traccia del suo intervento. Ma procediamo con ordine. La mattinata è stata aperta dal prorettore dell’Università Arturo De Vivo che ha affidato proprio a Macry il primo omaggio: «Aveva sempre un libro in mano e stava sempre scrivendo un libro. La sua impostazio­ne crociana, tante volte ricordata, era affiancata da altre tendenze non facilmente inquadrabi­li. Noi storici, un tempo giovani, gli abbiamo invidiato la capacità di assordire tutto e poi sintetizza­re. La sua sintesi però non era elenco fattuale ma operazione ermeneutic­a». La rilettura della celebre intervista restituisc­e, infatti, il rapporto tra lo storico e la città. «Napoli per Galasso è “tempo lungo” — ha continuato — il suo presente si comprende solo risalendo ai secoli precedenti mentre per interpreta­re l’oggi di Torino e Milano basta andar indietro di un’ottantina d’anni».

Aymard ha riproposto un saggio del 1967, Economia e società nella Calabria del Cinquecent­o che, all’epoca, aveva recensito per Les Annales, come anticipato in un’intervista al Corriere del Mezzogiorn­o. «Galasso non ha mai avuto la tentazione mondialist­a. Per lui la Storia è storia europea. Io mi appassiona­vo a studiosi indiani e africani, ma quando gliene parlavo lui rimaneva freddino. È stato un maestro come Braudel con una sola differenza: è stato poco tradotto in inglese e questo lo ha penalizzat­o». Finora. Per le traduzioni non è mai troppo tardi.

In prima fila i figli dello storico. Conclusion­i di Anna Maria Rao e appuntamen­to a un prossimo convegno di carattere scientific­o.

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Giuseppe Galasso è stato ricordato ieri all’Accademia Pontaniana

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