Corriere del Mezzogiorno (Campania)

SENZA SCUOLA VINCONO SEMPRE I LUPI

Il sindaco replica alle accuse sui «centri sociali come basi logistiche di violenza»

- di Matteo Cosenza

Amente fredda vorrei ritornare sull’uccisione della guardia giurata alla stazione della metropolit­ana per mano di tre minorenni. Ho letto commenti, ho sentito i parenti degli assassini, ho ascoltato le opinioni di tante persone. Sgomento, dolore, rabbia, indignazio­ne. E naturalmen­te la ricerca delle cause che hanno spinto quei ragazzi a spezzare la vita di un bravo uomo e a gettare nella disperazio­ne la sua famiglia. Cause che riguardano quell’episodio ma che richiamano un fenomeno di delinquenz­a minorile diffuso da un capo all’altro di Napoli. Una spiegazion­e ricorrente prevede che le colpe siano da attribuire alla fiction «Gomorra» e ai suoi personaggi che tanta emulazione suscitereb­bero. Troppo comodo, troppo facile, troppo falso. E sarebbe anche troppo semplice: si proibisce «Gomorra», la si mette al rogo e tutto ritorna normale, sparisce la criminalit­à minorile e non, nessuna traccia di stese e paranze, ritorna la pace e viviamo felici e contenti. Sarà chiaro che non sono di questo partito. Poi c’è il partito dell’analisi sociologic­a. Società, famiglia e scuola con gradi diversi sul banco degli imputati. Giustament­e, aggiungo. Perché è impossibil­e negare che l’evanescenz­a della prima, l’incapacità della seconda e la debolezza della terza siano fattori determinan­ti del naufragio di masse di ragazzini e giovani cresciuti senza valori che non siano l’intolleran­za, la prepotenza, la violenza, il dominio.

NAPOLI «È un violento. In pieno delirio di onnipotenz­a. Non è un uomo delle istituzion­i. Quasi quasi mi candido alle regionali e lo straccio». Manc asolo l’ hashtag#Vinc enzo staisereno eils indaco Luig id eMagis tris entrerebbe di rito nell’empireo della pop-politica. In verità reagisce a accuse velenose lanciate, a porte chiuse ma registrato­re acceso (l’audio è pubblicato sul nostro sito), dal governator­e: «A Napoli abbiamo il più grande disastro amministra­tivo d’Italia, abbiamo un sindaco che si presenta dicendo “dobbiamo derenzizza­re la città di Napoli”, non c’è più agibilità democratic­a, e il Pd zitto».

Così De Luca durante il suo intervento in direzione regionale del Pd. Un De Luca contro tutti, ieri tutti contro De Luca. «Le cose da dire sarebbero tante — comincia de Magistris ai microfoni di Televomero —, quasi non rispondere­i. La prima grande differenza tra me e lui è che io sono un uomo delle istituzion­i, cerco di rispettare tutte le istituzion­i al di là del colore politico. Questo senso delle istituzion­i De Luca non ce l’ha, andrebbe aiutato, è in pieno delirio di onnipotenz­a». De Luca parla anche della violenza delle manifestaz­ioni partenopee dei centri sociali. «A me questo sembra un linguaggio violento, non è democratic­o o dialogante e resto allibito per- ché chi fa politica e ha una sconfitta di questo tipo dovrebbe ritrovare senso delle istituzion­i. Io vorrei un rapporto con lui ma non riesco proprio ad averlo, non solo non ti incontra non ti risponde neanche. La pensa come il suo amico Gianni Lettieri sulla città di Napoli. Tutti mi vogliono presidente di Regione, io non lo voglio fare, ma se continua così politicame­nte mi costringer­à a sconfigger­lo».

Per De Luca c’è un mandante politico nelle contestazi­oni. Su questo de Magistris ci va giù durissimo. «De Luca deve stare attento a quello che dice, la calunnia è perseguibi­le legalmente d’ufficio, non devo ne- anche querelarlo. Dice che c’è un mandante politico dietro le contestazi­oni, i politici vengono contestati. Ma lui lascia insinuare una cosa falsa, cioé considerar­e mandanti chi ricopre cariche pubbliche. Stia attento. Continua a non sopportare questa città, ha uno sprezzo totale per Napoli. Se ha un problema va aiutato. Se vuole un consulto sono qua. De Luca cominci finalmente a fare il presidente della Regione».

Insomma una campagna elettorale che non accenna a terminare. «I primi che hanno avuto il coraggio di criticare il renzismo e Renzi siamo stati noi — ancora de Magistris —. Il Comune era derenzizza­to quando il Pd era al 4o per cento e la gente si inchinava per salutare Renzi. Noi lo abbiamo attaccato quando voleva mettere la mani sulla città, e lo abbiamo sconfitto. Se la campagna elettorale durava ancora un po’ il Pd scendeva ancora di più, con Gentiloni avrebbero recuperato il 10 per cento». Poi una conferma. De Magistris da tempo corteggia i 5 Stelle, anzi meglio il loro elettorato e quindi sull’accusa deluchiana lanciata al Movimento di aver stravinto a Casal di Principe dice: «Sono allibito dalla mancanza di rispetto nei confronti dei campani e dei casalesi, non del clan, gli abitanti di casale che sono persone perbene. Quello ai 5 Stelle è stato un voto libero dato contro il sistema, i meridional­i non ne possono più. L’equiparazi­one con Cesaro, che è stato coinvolto in fatti delicati come altri esponenti del centrodest­ra, è sbagliato. I 5 Stelle non sono santi, ma uno che ha perso le elezioni, che viene sconfitto a Salerno deve rispettare i campani. Senza il trucchetto di Caserta, che poi ha festeggiat­o a Salerno. L’arroganza violenta è insopporta­bile. Avete mai sentito dirmi abbiamo il peggior presidente della Regione? Non si contiene». E ripete: «Mi stimola a candidarmi, a fare una cosa che non voglio fare».

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In piazza Tafferugli nei mesi scorsi tra poliziotti ed esponenti dei centri sociali

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