Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Del Grosso, in morte di una biblioteca
Mandati già al macero molti libri ammuffiti. Allarme sui social, corsa per salvarli
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Vico Fico Purgatorio ad Arco. Sotterranei di Palazzo Spinelli. Nel Teatro Instabile si con sumail purgatori ode il ibridi Michele Del Grosso, il regista e drammaturgo napoletano scomparso il 9 gennaio scorso. La muffa ha divorato quasi tutti i volumi mentre alcuni sono già partiti per l’inferno della discarica.
Entrare non è facile. Gli operai che stanno sgombrando i locali sono sulla difensiva, sbarrano la strada. Su Facebook ieri si era diffuso l’allarme che la biblioteca dell’artista stesse per esser mandata al macero. E dalle prime ore c’era stato un tam tam via sms: «Oggi buttano via i libri di Michele del Grosso, una delle più belle biblioteche di teatro che esista in città. Se passate ora al Tin, potete togliere qualcosa dall’immondizia!». Alcune delle persone vicine a Del Grosso sono arrivate ad apertura di cantiere. Mario (non si chiama così, preferisce rimanere anonimo) racconta: «Effettivamente molti libri erano devastati dall’umido e non c’era modo di recuperarli. Da una parte c ’erano scatoloni con su scritto “da buttare”. Ho scostato i fogli e ho visto anche libri in buone condizioni e ne ho presi alcuni che ho anche fotografato (scatto a destra). Gli operai mi hanno incoraggiato: prenda prenda, tanto dobbiamo buttarli». Così è capitato agli artisti di ManoValanza — compagnia di teatro e Aps di via Duomo — che di titoli sono riusciti a recuperane una trentina, postando poi la foto sul loro profilo.
Anna Caruso racconta: «Ho ricevuto l’sms, ero in zona e mi sono precipitata sul posto perché al Tin avevo fatto un laboratorio tanti anni fa con Antonella Mo- netti. Sono entrata e gli operai mi hanno riferito che avevano riempito già tre camion di libri. Ero spaesata così ho scritto un post su Fb invitando altri ad intervenire per fermare i proprietari dei locali che stavano sgombrando tutto». Solo che il pro- prietario dei locali è Giancarlo Del Grosso, nipote di Michele, che si occupa della memoria dello zio. Psicologo che lavora però nel ramo dei computer spiega: «Sto cercando di dare dignità a quel luogo nel quale si è accumulato di tutto. E poiché erano state chiuse erroneamente anche per prese d’aria nel tufo la muffa sta mangiando scenografie e libri, locandine e ogni cosa. Ho inscatolato i volumi salvabili, almeno un migliaio, e li ho portati in un deposito. È un lavoro che è ancora in corso. Naturalmente non posso occuparmi in prima persona di tutto, per cui ho delegato alcune persone. I libri che sono stati portati via o erano marci o di nessun valore». E ricorda: «Quando si parla di biblioteca di Michele bisogna sapere di cosa si parla. Mio zio era solito comprare dai librai blocchi di biblioteche dimesse dove per tre libri buoni ce n’erano seicento tipo manuali scolatici, di medicina o informatica. “Meglio cercare di rivenderli che mandarli al macero” diceva. Era un uomo fin troppo buono. Questo suo non voler buttare nulla, però, ha creato un’accozzaglia indistricabile di cose di cui il Tin deve essere liberato».
Cosa vuole farne di questo sotterraneo così unico? «Certamente un luogo destinato alla fruizione culturale con una parte dedicata alla memoria di mio zio. Smentisco chi dice che vorrei trasformarlo in un pub o pizzeria anche se, le dico francamente, visto che è a un passo dal decumano, sarebbe una miniera d’oro. Ma questo non mi interessa. Ora il primo obiettivo è pulirlo e ristrutturarlo. E mi chiedo: dov’era tutta questa gente in preda all’allarmismo postumo, quando Michele aveva bisogno di aiuto?». Neanche ora nessuno si è fatto vivo? «Dopo il caos di ieri ho ricevuto molte telefonate. L’assessorato alla cultura del Comune si è impegnato a mandare un paio di squadre della Napoli Servizi per darci una mano. E già da tempo, per Maggio dei monumenti si sta organizzando uno spettacoloevento per finanziare recupero dello spazio. Mi hanno chiamato anche dalla Fondazione Eduardo De Filippo e si sono detti interessati ai libri. Vedremo».
Una cosa è certa: tra i libri salvati dagli amici c’erano anche titoli di Stendhal, Verga, Shakespeare, Paolo Villaggio, Enzo Biagi in discrete condizioni. Nel separare il buono dal cattivo qualcuno evidentemente ha buttato il bambino con l’acqua sporca.