Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Se vincono sempre i lupi
Infine, si fa per dire, c’è il ruolo dello Stato, dei suoi apparati e delle sue leggi. Il questore De Iesu ha parlato di lupi (gli assassini) e di agnelli (la vittima), e legittimamente ha menato vanto della rapida conclusione dell’inchiesta che ha portato all’individuazione e all‘arresto dei colpevoli. Ma basta? O meglio, non è, questa, una goccia d’acqua nell’oceano dell’illegalità sconfinata in cui pezzi di società napoletana vivono?
Guardiamola bene questa città. La prima anormalità è davanti ai nostri occhi ventiquattro ore su ventiquattro, in ogni quartiere e strada. Quale? La normale violazione di una legge dello Stato, il codice della strada. Anzi, più che di violazione sarebbe meglio parlare di abrogazione. Non faccio esempi perché scoprirei l’acqua calda. Proseguiamo? Usare i mezzi pubblici e non pagare il biglietto, piazzare sedie, cassette, scatole o quant’altro davanti al proprio negozio in modo da avere sempre il posto libero per la propria auto, sporcare strade e piazze con rifiuti di ogni tipo e tanta cacca, subire i comportamenti di familiari a dir poco prepotenti in un pronto soccorso di ospedale, aree urbane sotto il controllo asfissiante e visibile della delinquenza organizzata, questo e tanto altro che sarebbe lungo elencare sono elementi peculiari del nostro modo di stare insieme. Al quale ci siamo abituati, direi assuefatti. I ragazzi da piccoli se ne nutrono, crescono in una terra così seminata e non ne conoscono altra, e quando vedono, nella realtà prima che nelle fiction, che i prepotenti l’hanno generalmente vinta, pensano che sarebbe bello anche per loro realizzarsi a quel modo.
Modelli sbagliati
I ragazzi fin da piccoli vedono che nella realtà, prima che nelle fiction, i prepotenti vincono e così prendono esempio
Società, famiglia, scuola e Stato. Si può cambiare l’ordine ma il risultato non cambia. Perché controllori e controllati sono responsabili di un circolo vizioso dal quale non si vede via d’uscita specie quando questo nodo scorsoio avvita, soffocandola, l’infanzia più indifesa.
Uno stato di polizia? Più sceriffi? No. Sono necessarie una scuola che funziona, famiglie che educano, non viziano e non lasciano correre, una società che protegge i più deboli e sollecita la solidarietà dei più forti. Ma servono anche se non soprattutto ordine, rispetto delle leggi, presenza vigile e costante degli uomini dello Stato, e certezza delle norme. Mi ha colpito molto l’in- tervista a un collega del vigilante ucciso: raccontava la sua insicurezza, il non sapere esattamente come comportarsi in caso di necessità «perché se ti difendi e reagisci di sicuro passerai un guaio». Spesso due amici che hanno un figlio che lavora in questo campo ne parlano con angoscia e sempre con la speranza che cambi mestiere.
Ben vengano cortei e fiaccolate, che aiutino a prendere coscienza del bene irrinunciabile della tolleranza, del rispetto reciproco e della legalità. Sacrosanta la rivendicazione di politiche che creino lavoro, pur sapendo che in vaste zone della società non è il «posto» l’obiettivo bensì il facile guadagno e il delirio di onnipotenza. Tutto concorre a cambiare lo stato di cose esistente, a migliorare la vita e la condizione delle persone, ma se non si rispettano e non si fanno rispettare le norme fondamentali della vita collettiva i lupi imperverseranno e gli agnelli soccomberanno.