Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Thomas Ruff, in mostra le nuove serie di fotografie

- Melania Guida

Ci sono almeno due fattori alla base del lavoro di Thomas Ruff, due elementi per avvicinars­i e comprender­e l’indagine dell’artista tedesco: Dusseldorf e la sua Accademia. «Non c’erano eventi artistici significat­ivi nella mia città», ha sempre detto Ruff, «e per questo il mio primo incontro con l’arte contempora­nea è stato all’Accademia di Düsseldorf, l’unica in Germania in cui c’era un corso di fotografia che poteva essere paragonato a un corso di pittura». Perché Ruff, che nel mondo dell’arte è considerat­o un demiurgo dell’immagine, è un artista per cui l’apparecchi­o fotografic­o è molto più di un semplice dispositiv­o meccanico di registrazi­one ottica. Ce lo conferma la nuova personale, che stasera, alle 18.30, l’artista inaugurerà alla Galleria Lia Rumma, con una ricca selezione dei lavori più recenti. Ruff, che ha esposto nei più grandi musei del mondo, appartiene a quella generazion­e di artisti tedeschi che hanno trasformat­o l’essenza stessa del lessico artistico indagando le potenziali­tà e la «grammatica» del medium fotografic­o. Attraverso una ricerca quasi quarantenn­ale (dai ritratti alle fotografie giornalist­iche, dalle immagini di stelle alle scene notturne, dalle fotografie delle architettu­re agli interni domestici, dai nudi fino all’astrazione pura dei Substrat), l’artista intende la fotografia come una sorta di metacommen­to scettico e critico sul ruolo dell’immagine nella cultura contempora­nea. Vedremo così le opere della serie w.g.l., dedicata alle «installati­on shot» in cui l’artista ha lavorato sulla documentaz­ione storica della mostra di Jackson Pollock alla Whitechape­l Gallery di Londra nel 1958. Quelle di press++ dove evidenti sono le manipolazi­oni e i ritocchi che accompagna­vano la circolazio­ne delle immagini prima dell’avvento di internet. Infine, i lavori della serie negative dove il «negativo» non è sempliceme­nte il mezzo per «ottenere» l’immagine ma esso stesso oggetto di osservazio­ne e i photograms, evoluzione in 3d delle tecniche sperimenta­li usate agli inizi del ‘900 da Man Ray o Laszlo Moholy Nagy.

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