Corriere del Mezzogiorno (Campania)
La geografia? Serve per comprendere il mondo
Quando si dice cogliere al volo un’occasione. Ecco: è quel che provo a fare prendendo spunto dal convegno dedicato alla «Nuit de la Géographie» (che si è svolta recentemente a Napoli), per richiamare l’attenzione su una «assurdità» che, a mio giudizio, grida vendetta. Cioè: la quasi totale assenza della geografia nelle nostre scuole. Mentre oggi più che mai in questo mondo globalizzato e interconnesso la geografia sarebbe assolutamente indispensabile per capire cosa ci accade intorno. Poniamo: la strenua lotta dei Curdi affinché la loro identità sia finalmente riconosciuta. Ma quanti tra noi sanno dove si trovano i territori sui quali si ostina sopravvivere la loro etnia e quanti conoscono la storia delle atrocità a cui da sempre son sottoposti? E Aleppo? E Goutha? Quanti al martirio che queste città hanno subito e continuano a subire sono rimasti indifferenti, perché per loro Aleppo e Goutha costituiscono solo nomi, e nulla più? Nomi che non evocano né emozioni né suggestioni, dato che non si riferiscono a un contesto noto di civiltà e tradizioni. Allo stesso modo il massacro dei Rohinja in Birmania: in pochi mesi circa diecimila morti, ma da noi spesso anche chi è diplomato, laureato, insomma acculturato, la Birmania non è in grado neppure di individuarla sulla carta geografica. Sicché quasi nessuno si è sentito commosso e coinvolto dalla tragedia di questo popolo braccato e in disperata fuga verso un’improbabile salvezza.
E allora è ovvio quanto fondamentale dovrebbe essere lo studio della geografia, non solo fisica (che, sia chiaro, anch’essa è indispensabile in un mondo che spensieratamente sotterra i fiumi, abbatte le foreste, cementifica le campagne nel segno del più completo disprezzo per la bellezza e l’equilibrio ambientale), ma anche storica ed economica, perché non solo ci aiuterebbe a interpretare la miriade di notizie che ogni giorno ci piomba addosso, ma ci renderebbe un po’ più partecipi e solidali verso le sofferenze altrui, meno inclini a voltare le spalle di fronte agli orrori che si verificano lontano da casa nostra. Perché, quando una realtà non la conosciamo, è come se non ci toccasse.
Ambiente Un mondo che sotterra fiumi, abbatte foreste e getta cemento nelle campagne