Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Lo storico Felice: «Per il Mezzogiorno sarebbe auspicabile l’intesa tra Pd e M5S»
Con ampio anticipo Emanuele Felice, storico e saggista che di Mezzogiorno s’è occupato e si occupa, aveva preconizzato la sconfitta del Partito democratico e l’exploit meridionale dei 5 Stelle. «I segnali c’erano tutti», dice quando ormai la storia di questi ultimi mesi gli ha dato ampiamente ragione.
Professore dunque il matrimonio tra 5 Stelle e Pd s’ha da fare oppure no?
«Brutalmente, per il bene del Paese, penso di sì».
Nonostante i mal di pancia nel Pd?
«Non so se farebbe bene al Pd. Certo il partito potrebbe definitivamente morire, ma tanto morirebbe comunque soprattutto se si tornasse alle urne. Anche con un centrodestra composito, il Pd rischierebbe di perdere il voto europeista».
Insomma non c’è alternativa, secondo lei?
«Qual è l’alternativa? Probabilmente un governo per fare una legge elettorale maggioritaria. Il Pd sarebbe comunque marginale. Tanto vale allora fare il bene del Paese».
Ma la vede una missione possibile? La base è in rivolta. I renziani pure. Sono anni che i due partiti si insultano e sul programma non c’è grande accordo.
«Infatti è difficile. Però mi lasci dire la posizione di certi renziani è difficilmente comprensibile».
In che senso?
«Parlare, in democrazia, è il minimo. Dopodiché anche la posizione di Emiliano, che vuole stringere un patto con i 5 Stelle da sempre, è sguaiata. La posizione di equilibrio è quella di queste ore. Ma probabilmente fallirà. Quello che non capisco è Renzi».
Be’, aleggia, ma non si vede e non si sente.
«Appunto, se Renzi fosse un leader tratterebbe lui con Fico. Non penso che si riprenderà mai».
Forse perché ha archiviato il Pd?
«Penso che Renzi abbia in testa un’altra cosa. La sua strategia è di spingere per un governo Lega-5 Stelle».
Che per lei è una partita chiusa?
«Salvini non può mettere a rischio l’intero centrodestra. Piuttosto torna al voto».
Prima ha parlato di Emiliano, ma anche Vincenzo De Luca, ieri a sorpresa, ha aperto anche all’ipotesi di un appoggio esterno a un eventuale governo monocolore. Cosa ne pensa?
«Non sono un estimatore di De Luca ma ha detto una cosa politica. Molto politica».
I leader del Movimento 5 Stelle sono per lo più meridionali come chi spinge per un accordo con il Pd. Pensa che possa essere un vantaggio
per il Sud?
«Chiariamo subito un dato. Il voto del Movimento 5 Stelle è abbastanza omogeneo, visto che ha vinto anche al Nord. Diciamo però che un governo centrodestra-Pd sarebbe più contro il Sud di quanto un governo Pd5Stelle sia contro il Nord. Antonio Polito è stato il primo a notare la differenziazione di interessi tra chi al Nord ha preferito la Flat tax e al Sud il reddito di cittadinanza. Ma il motivo di fondo è un altro: al Sud c’è stato un grosso voto di protesta contro il governo, non perché abbia governato male, ma perché Renzi è risultato insopportabile. Un voto di odio contro Renzi. Dove c’era la Lega è andato alla Lega, dove non c’era è andato ai 5 stelle, infatti sfondano anche nelle Marche che non è Sud. Se vediamo le percentuali del voto nel Mezzogiorno, regione per regione, sono esattamente speculari a quelle della Lega al Nord. Il confine è a Nord delle Marche».
La Lega non è andata malissimo al Sud.
«Perché sta riciclando tutta classe dirigente del centrodestra che vuole tornare. A Vasto, la mia città, con la Lega sono passati i maggiorenti della Dc».
La convince la narrazione di un Di Maio più di destra e un Fico più di sinistra?
«Non tanto, perché i 5 Stelle sono ormai un grande partito con molte anime. La differenza tra Di Maio e Fico è un’altra: il capo è Di Maio. Noi stiamo assistendo a trattative tra due vice, da una parte Fico, dall’altra Martina che è un reggente».
Il Pd vuole su un piatto la testa di Di Maio. La otterrà?
«No, i 5 stelle possono anche fare la legge elettorale e andare al voto. Il Pd dovrebbe, invece, trattare per ministri forti, di area, non legati ai 5 Stelle, intermedi, in modo da controllare il governo».
Così si rafforzerebbe o indebolirebbe?
«Secondo me alla fine si metterebbe in una posizione forte, anche perché potrebbe farli cadere quando vogliono. Il punto è che non vedo alternative. Se a rischio è la marginalità del Pd meglio giocarsela in attivo che in passivo. E comunque è meglio per l’Italia e per il Sud avere un governo M5StellePd».
Antonio Polito è stato il primo a notare la differenza tra chi ha preferito la Flat-tax e chi il reddito di cittadinanza. Nel Meridione c’è stato un voto di protesta, frutto dell’odio contro Renzi