Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Gina Lollobrigida: «Io, Bogart e Ravello»
La diva torna nella perla della Costiera, dove nel 1953 girò «Il tesoro dell’Africa»
«Qui ho girato il mio primo film in inglese con Humphrey Bogart, Jennifer Jones e John Huston alla direzione». Sessantacinque anni dopo Gina Lollobrigida, icona del cinema – e della bellezza –, è tornata a Ravello, nei luoghi del set del film «Il tesoro dell’Africa» (titolo originale «Beat the devil») che nel 1953 le spalancarono le porte di Hollywood. «Un’esperienza formidabile, un film indimenticabile», racconta nei magici giardini di Villa Cimbrone, dove ha trascorso la giornata festiva di ieri in totale relax. Nella «Divina Costiera» la «Divina Lollo» è giunta in tarda mattinata dall’alto, a bordo di un elicottero privato atterrato sull’elipista del parco monumentale. Lo spazio su cui esattamente due anni fa si giravano alcune scene del film cult «Wonder Woman» per la regia di Patty Jenkins con Gal Gadot, Chris Pine, Connie Nielsen, Robin Wright e David Thewils.
Accompagnata dal suo assistente Andrea Piazzolla, la diva, il cui nome dal 1° febbraio scorso è annoverato tra le stelle della «Walk of Fame» di Los Angeles, è apparsa radiosa, elegante e raffinata nel suo tailleur nero con leziosi fiori ricamati sui polsini e sul bavero della giacca e un prezioso foulard abbinato, morbidamente avvolto sul collo. Una signora d’altri tempi: trucco impeccabile, capelli vaporosi, solo un paio di orecchini a incorniciarle il volto. Il vezzo, il guizzo della diva, lo si nota nell’abbinamento tra gli alti stivali in pelle rossa e la borsa matelassé poggiata in grembo, nella stessa tonalità di colore.
La diva si è fatta piacevolmente guidare alla scoperta dei giardini inglesi fino al belvedere dal direttore della Villa Cimbrone, Giorgio Vuilleumier, a bordo della golf car a disposizione degli ospiti più esigenti. L’età (il prossimo 4 luglio compirà 91 anni) e un leggero infortunio rimediato alla gamba sinistra a causa di una caduta in casa non le hanno consentito di muoversi agevolmente. Nonostante ciò, la «Lollo» si è mostrata entusiasta, apprezzando la bellezza dei luoghi che – per sua stessa ammissione – quasi non ricordava più.
Sul balcone tra i più belli al mondo – dove cielo e mare si disputano l’orizzonte – la diva è stata riconosciuta da alcuni turisti francesi che le hanno chiesto di posare in foto. E lei, con la sua eleganza intramontabile, non si è sottratta alle richieste. Nonostante sia una vera star. È infatti la quattordicesima italiana ad essere sulla «passeggiata delle celebri- tà», il leggendario marciapiede che si estende tra l’Hollywood Boulevard e la Vine Street. Dove sbarcò nel 1953 proprio grazie a «Il tesoro dell’Africa» al fianco di Humphrey Bogart, girato in parte a Ravello tra Piazza Vescovado, l’antico Palazzo Confalone, la stessa Villa Cimbrone e in altri angoli suggestivi della Costiera Amalfitana.
La pellicola, basata sul romanzo omonimo del critico britannico Claud Cockburn, non ebbe un successo istantaneo al botteghino, ma divenne un «cult minore» e fu inserita nella lista dei migliori dieci film del 1953. Huston scrisse affettuosamente nelle sue memorie quanto tutti si divertirono girando il film, includendo i tornei di poker organizzati da Bogart tra l’ex hotel Palumbo - oggi Palazzo Avino - e il ristorante Cumpà Cosimo. Gina Lollobrigida, invece, amava la quiete del belvedere e dei giardini dell’hotel Caruso dove più volte si fece immortalare. «È stato un film che mi ha portato fortuna ed è stata una gioia ritornare qui in questa giornata meravigliosa», ha confidato l’attrice dopo la colazione al ristorante Il Flauto di Pan. Dove ha mangiato gamberi rossi, burrata e caviale Adamas, risotto Carnaroli «acquerello» allo sfusato amalfitano, conchiglie, crostacei crudi e calamaretti, linguine Gerardo di Nola allo scoglio con triglie e frutti di mare dello chef Crescenzo Scotti. Giusto per «tenersi in forma». Infine il dessert: una Caprese, arancia e geometrie di fondente. Prima di lasciare Ravello nel pomeriggio.
Una visita fugace la sua, spinta dalla necessità di riavvolgere, soltanto per qualche ora, il nastro dei ricordi, quelli di una carriera straordinaria che proprio da questo luogo incantato diventò leggenda.